Giovanni Colangelo, capo della Procura di Napoli: «Il mio invito alle madri di salvare dalla camorra i figli è caduto nel vuoto»

Mi scuso per il ritardo con il quale vi scrivo di un’interessante audizione tenuta l’8 febbraio 2017 in Commissione parlamentare antimafia dal capo della Procura di Napoli Giovanni Colangelo , accompagnato dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. Rimedio dedicando alla sua audizione alcuni articoli.

Tralascio l’analisi di Colangelo sul devastante stato dell’arte relativo alla forza capillare della camorra polverizzata tra mille bande e sulla veloce trasformazione dei casalesi e mi concentro invece sul futuro di Napoli.

Già proprio così, perché – come in ogni altra parte del globo terracqueo – i giovani, i ragazzi, sono il futuro.

Ebbene, a Napoli (e in altre parti del Sud), il problema della devianza giovanile è devastante.

Prendete, ad esempio, il fenomeno delle cosiddette “stese”, in cui ragazzi incontrollati, spesso anche sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, in sella a moto attraversano a velocità folle strade e piazze, sparando all’impazzata e incutendo terrore. «Si tratta di vere e proprie forme di terrorismo urbano – ha detto Colangelo davanti ai membri della Commissione antimafia – che servono a riaffermare, nella loro logica perversa, il predominio di questo o di quel gruppo criminale su un determinato territorio».

Molte volte le reazioni di questi giovani sono scatenate da fatti banali e neppure proporzionati alla loro reazione. Un fenomeno altamente preoccupante, ha affermato il capo della Procura, perché si è perso ogni rapporto di proporzionalità tra azione o reazione criminosa e causa scatenante. È un fenomeno che merita di essere oggetto di una riflessione attenta.
«Circa due anni fa o un anno e mezzo fa – ha continuato Colangeloho rivolto pubblicamente un invito alle madri a cercare di salvare la vita ai loro figli, ma purtroppo questo non è servito, perché vediamo che le donne assumono un ruolo determinante nell’ambito delle organizzazioni criminali».  Il problema – dunque e a ben vedere – è costituito dal ruolo che hanno svolto le donne/madri negli ultimi anni all’interno delle organizzazioni criminali.
«A seguito degli arresti importanti e ingenti, delle iniziative giudiziarie e delle condanne – ha concluso sul punto il magistrato – abbiamo potuto rilevare che, stanti gli uomini in stato di custodia cautelare, sono le donne ad avere assunto il ruolo di leader delle organizzazioni criminali e, quindi, ad avere assunto anche il ruolo di avviare al crimine le più giovani leve, contravvenendo alla più semplice ed elementare delle norme che avrebbero indotto le madri a tenere indenni i figli sia dai reati, sia dalle posizioni di esposizione al rischio».
È proprio questo ruolo ha, purtroppo, determinato, da un canto, il coinvolgimento in fatti criminosi di giovani e, dall’altro, il coinvolgimento dei giovani come vittime o come autori di fatti criminosi. Vittime o autori i cui fatti sono balzati spesso al (dis) onore della cronaca.
r.galullo@ilsole24ore.com

1 – to be continued

  • massimo d'ippolito |

    Purtroppo il binomio miseria+senso di impunità ha generato questi mostri. Il sud è destinato alla dannazione eterna e Medusa per quanto tu possa mutilarla si rigenera sempre.

  • cesare de gasperis |

    Parole amare che lasciano un segno doloroso .
    Siamo ormai stanchi di sentirci dire : “Italiani, camorra, mafia, ‘ndrangheta,spaghetti, mozzarella, corruzione e serenate” .
    Ma chi le fa più le serenate ????

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