Il 9 novembre 2012 il pentito Consolato Villani risponderà così al pm che gli chiedeva della trafila interna alla ‘ndrangheta: «La trafila è che si parte da “picciotto”, si va a camorrista”, si va a “sgarrista”, si va alla “santa”, al “vangelo”, al “quartino”, al “tre quartino”, al “quintino”, e poi c’è la “massoneria”, e poi ci sono altre cose che derivano diciamo da personaggi contorti che diventano massoni o altro».
Su quel ”altro”, nell’ambito dell’indagine Breakfast che vede il dipanarsi di una parte (ancora inesplorata) del mondo riservato e a lungo invisibile del sistema mafioso globale e globalizzato, il 28 novembre 2016 interverrà, ancora una volta, un protagonista d’eccezione. Quel Nino Fiume, a lungo culo e camicia con l’onnipotente cosca reggina De Stefano, fino a che, come lui stesso dirà, «i fratelli De Stefano e quelli che mi volevano fare la pellaccia hanno portato avanti questa tesi fino alla fine per farmi sparire, portando avanti che io fossi un confidente della Questura e di altri, che trascuravo sua sorella». Fiume è stato infatti fidanzato dal 1994 al 2001 con la sorella di Carmine De Stefano.
Che dietro il mondo dei riservati e degli invisibili ci siano per primi loro, i De Stefano, Fiume lo spiega quasi senza rendersene conto ad inizio della deposizione, in un susseguirsi di passaggi che lo stesso pm Giuseppe Lombardo, il giudice Natina Pratticò e i legali riescono con difficoltà a gestire. Lui, Nino Fiume il “ballerino” per l’amore per le piste da ballo condivise con la belle epoque della Reggio bene che ha poi sfornato quel popò di amministratori che l’hanno scientificamente ridotta sul lastrico, parla a dirotto. Di fronte ad un microfono si sente improvvisamente protagonista.
«Perché la tragedia delle tragedie che loro, i De Stefano, hanno la falsità di mantenersi l’amicizia con persone nonostante li maltrattino e attraverso persone, tra virgolette, riservate – dirà Fiume in apertura di udienza – che che sembrano quelli che non fanno niente di nulla, che non sono affiliati, però ti portano avanti a poter interagire con determinate persone come se loro fossero al di sopra e non c’entrassero nulla».
Si va bene, l’italiano è quello che è – non si può pretendere che la Crusca entri un un’aula di Tribunale – ma il concetto è chiarissimo. Più chiaro di così si muore. Ed infatti Fiume è fuggito tra le braccia della Giustizia quando ha capito che rischiava la «pellaccia» e che il gioco era molto ma molto più grande di lui.
Bene. Ora mi fermo ma domani si continua con gli “intoccabili” e il dominio dei De Stefano.
1 – to be continued
(si legga anche http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2017/01/17/nuovi-mostri-il-metamafioso-malvagia-creatura-ibrida-meta-mafioso-e-meta-antimafioso/)