Un caso, questa estate, ha infiammato la Sicilia (si fa per dire perché ben altri incendi, questa volta purtroppo boschivi hanno funestato anche quest’anno l’isola).
Il caso è quello del segretario regionale Patrizia Monterosso.
Bene, facciamo un doveroso riassunto.
Secondo le dichiarazioni del pentito Giuseppe Tuzzolino (sulla cui attendibilità non ho ovviamente elementi per giudicare ma comunque ha cominciato a cantare da tempo come un fringuello) arrestato nel 2013 per corruzione al comune di Palma di Montechiaro e considerato vicino al boss Matteo Messina Denaro «era una nostra sorella in massoneria e si occupava degli interessi di tutti i componenti della Loggia La Sicilia (…) La Monterosso faceva parte della Loggia di Castelvetrano, perché era la più vicina al presidente…». Dichiarazioni messe a verbale, tra gli atti del processo d’appello all’ex presidente Raffaele Lombardo. Questo è quanto, il 18 aprile, ha riportato Giuseppe Lo Bianco sul Fatto Quotidiano.
La reazione di Monterosso non si fece attendere: «Non capisco il perché di quelle parole. Lo denuncerò per calunnia. Non conosco la persona che ha dichiarato quelle cose – disse Patrizia Monterosso il 19 aprile a Livesicilia.it – e non conosco nessuna delle persone citate in quell’articolo. Non ho e non ho mai avuto interessi a Castelvetrano – né mi sono mai occupata di fotovoltaico. Perché sono state dichiarate quelle cose? Non ne ho idea. Non faccio parte e non ho mai fatto parte – la replica – della massoneria. Né potrei mai farne parte in futuro».
Il M5S si è buttato a pesce su questo ennesimo caso (caso vero? falso? inventato? mascariamento? A loro non interessa un tubo, tutto fa brodo) e ha inviato subito la richiesta di convocazione di Monterosso al presidente della commissione regionale antimafia, chiedendo oltretutto al Governatore Rosario Crocetta l’immediata rimozione del suo braccio destro.
Il 7 giugno 2016 Monterosso, testimone nel processo d’appello che vede l’ex governatore Raffaele Lombardo imputato per concorso esterno alla mafia e voto di scambio, ha dichiarato: «Nel luglio 2015 ho ricevuto due messaggi da una loggia di Catania, c’era una lista di 17 nomi, forse si trattava di iscritti, ma io ho subito denunciato come faccio sempre in questi casi, scoprendo successivamente che mi era stata mandata per errore».
PAROLA DI CROCETTA
E avviciniamoci ora dunque a quanto è stato detto il 3 agosto in Commissione parlamentare antimafia a seguito di una espressa domanda di Angelo Attaguile (Lega nord) al gran maestro del Grande oriente d’Italia (Goi) Stefano Bisi: «Da quello che ho capito c’è un nome, la dottoressa Monterosso, che è stata rinnovata come segretario generale della regione siciliana. Non capisco perché il presidente della regione dica che non fa parte della massoneria. Fa parte della massoneria?».
Già, perché il giorno prima dell’audizione di Bisi, dunque il 2 agosto, era stato audito il Governatore Crocetta al quale il senatore Claudio Fava (Si-Sel) aveva fatto questa domanda: «Si è parlato nel corso di un processo in corso a Catania di una presunta appartenenza a una loggia coperta della segretaria della regione siciliana, della dottoressa Monterosso, che ha smentito. Abbiamo avuto conferma da altre fonti giudiziarie, quindi non dalla procura di Catania. Ci sono più collaboratori di giustizia che insistono su questo punto. Io non le chiedo, naturalmente, di divinare quale sia la verità. Le chiedo se lei ha ritenuto di dover fare un approfondimento specifico su questo punto con la procura di Catania e con la procura di Palermo per capire quale solidità abbiano queste affermazioni e queste preoccupazioni e quale sarebbe il suo atteggiamento se dovesse avere la certezza che la dottoressa Monterosso risulta iscritta a una loggia massonica coperta o meno, e se lei sappia che c’è uno o più assessori della sua giunta che fanno capo a queste logge».
Crocetta rispose secco e senza tentennamenti, così: «Sulla massoneria, a me non risulta nessun rapporto con la massoneria da parte della dottoressa Monterosso. In merito, non c’è alcun inchiesta nei suoi confronti, ma c’è una dichiarazione di un pentito che non è stata giudicata attendibile dalla magistratura. Inoltre, rispetto alle affermazioni di certa politica siciliana, interessata a creare teoremi di attacco nei confronti di un Governo, che sta facendo la lotta alla mafia, come non l’ha mai fatta nessuno in Sicilia, e rispetto a teoremi continui di mascheramento, io dico che, se la dottoressa Monterosso dovesse essere colpita da avviso di garanzia o persino rinviata a giudizio su questo, state tranquilli che, prima di prendere io i relativi provvedimenti, li prenderà, per quanto la conosco, la stessa dottoressa Monterosso.
Fino a oggi, ci siamo trovati di fronte ad articoli di stampa e a presunte dichiarazioni, rese tre anni fa e che arrivano in un momento molto particolare dello scontro, che abbiamo anche con il sistema mafioso».
Non sappiano quanto sia stato convincente Crocetta perché, a quanto pare, domani sarà nuovamente audito dalla Commissione parlamentare antimafia. Staremo a vedere.
PAROLA DI BISI
In attesa di ulteriori sviluppi, la risposta di Bisi sull’appartenenza di Monterosso alla massoneria sembra confermare la versione (e-mail compresa) resa a caldo dal segretario generale della Regione Sicilia. «Essendo il Grande oriente d’Italia formato solo da uomini, la dottoressa Monterosso non c’è, ovviamente. Se fa parte di altre obbedienze, questo non lo so. Mi ero preparato su questo. Ho visto che ieri, durante un’altra audizione, ha chiesto al presidente della regione Sicilia del caso della segretaria generale. Poiché ho visto che la segretaria generale aveva affermato di aver ricevuto delle e-mail da una loggia del Grande oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, sono andato a vedere. Anzi, un fratello, un maestro venerabile di Catania, mi ha telefonato e mi ha detto che il caso era chiaro. Un nostro fratello anziano e ammalato per sbaglio ha spedito all’indirizzo di posta elettronica istituzionale della dottoressa Monterosso il piè di lista addirittura della loggia Bent Parodi all’Oriente di Catania. L’ha fatto per errore. Può capitare. Con riguardo all’altra mail che avrebbe ricevuto da Palazzo Giustiniani, non so che cosa sia. Cerco di vedere. Posso intuire. Poiché mandiamo a indirizzi di posta elettronica inviti per le nostre iniziative pubbliche, non mi stupirebbe… Anche a voi può arrivare. Mi scuso se non lo desiderate, sarebbe una violazione della privacy perseguibile, ma può darsi che mi capiti di mandarvi un invito a una nostra iniziativa. Ciò non vuol dire che, perché mando l’invito a una nostra iniziativa a lei o alla presidente Bindi, che la presidente Bindi o lei facciate parte del Grande oriente d’Italia».
Il commissario antimafia Franco Mirabelli (Pd) cerca dunque di riassumere con il Presidente Bindi: «Mi riallaccio a ciò che è stato detto, così spero che chiudiamo questa vicenda. È la seconda seduta pubblica in cui si dice che la dottoressa Monterosso è inclusa nell’elenco che è stato distribuito dalla prefettura. A me non risulta. Per la seconda volta oggi è stata ripetuta in seduta pubblica questa cosa, che non è vera».
E a questo punto Bindi chiarisce – uso testualmente le sue parole – questa vicenda. «La chiarisco molto semplicemente – dirà Bindi – . La verifica che è possibile fare, che è quella delle iscrizioni a logge regolari, ha dato esito negativo. Dopodiché, il resto non è nelle nostre disponibilità, chiaramente. Non è nell’elenco della prefettura».
Sarà questa la parola fine? Non credo e le prossime puntate saranno ancora più intricate.