Reghion è l’antico nome della colonia greca di Reggio Calabria. Sul sito di Reghion sorgeva dal III millennio a.C. un insediamento occupato da popolazioni autoctone: Aschenazi, Ausoni, gli Itali governati da Re Italo e dal re Giocasto.
Per questo Reghion è il nome dato ieri alla nuova (e non certo ultima, anzi) operazione della Procura di Reggio Calabria contro i comitati d’affari occulti che all’ombra di logge coperte e deviate e con il benestare di una certa politica governano (da sempre) Reggio e la Calabria. Mi direte: solo la Calabria? La risposta datavela da soli. Io l’ho già scritta mille volte.
Al posto della colonia greca c’è una cupola di cui – finora – la Dda di Reggio (pm Rosaria Ferracane, Giuseppe Lombardo, Luca Miceli e Stefano Musolino sotto la supervisione direttissima del capo della Procura Federico Cafiero De Raho) sta scoperchiando “parti” ma non ancora il “tutto”. Anche perché contro quel “tutto” – che tocca trasversalmente le classi dirigenti di questo Paese a partire dall’asse Palermo-Reggio-Roma – negli anni si sono scatenati e si stanno accanendo quei poteri marci e putridi che hanno reso possibili gli intollerabili ritardi con i quali le lancette della Giustizia cercano di mettersi al passo con l’infallibile cronometro dei sistemi criminali evoluti.
Ora – sia chiaro ancora una volta, l’ennesima – siano per sempre benedette le indagini che negli ultimi anni, a partire dall’asse Reggio-Milano-Reggio, hanno soperchiato don Mico Oppedisano e compagnia cantando sulla via di Polsi ma siano al tempo stesso maledette quelle forze politico/massoniche/istituzionali che hanno rallentato e ancora ostacolano (dall’interno) quelle indagini che puntavano e puntano “all’altra mezza verità”, quella senza la quale i vari don Mico e don Totò, dalle Alpi alle Piramidi, da Corleone a Rosarno, sarebbero stati spazzati via in un men che non si dica senza che nel tempo assumessero quella forza devastante al servizio di menti raffinatissime e perlopiù destinate a restare coperte e, dunque, purtroppo immuni dai rigori della Giustizia.
La nuova Reghion è dipinta a pagina 31 del fermo di indiziato di delitto firmato dal capo della Procura di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho e dal pm Stefano Musolino nei confronti di 11 soggetti (coinvolte anche tre società).
Ebbene, si legge a pagina 31 del decreto, «le modalità operative ed i sistemi di governo che la ‘ndrangheta utilizza nella città di Reggio Calabria, infatti, sono nutriti di vischiose, quanto occulte modalità relazionali, attraverso le quali l’associazione esercita la sua perniciosa influenza ed interferenza sulle principali determinazione della pubblica amministrazione. E l’influenza di associazioni segrete partecipate da esponenti di spicco della criminalità organizzata diviene uno degli strumenti principali per coltivare l’influenza o l’interferenza nei confronti della pubblica amministrazione, orientandone le scelte in funzione dei progetti, delle strategie, dei desiderata della ndrangheta. Questa, perciò, viene pubblicamente riconosciuta quale sistema di potere dominante che supera e va oltre gli organi istituzionali ed i rappresentanti democratici, ridotti a mero simulacro, petulante orpello, utile ad occultare coloro che veramente esercitano il potere sociale e vengono percepiti come dominanti: gli esponenti apicali della ndrangheta, elevata ad entità massonica nella quale finisce per confluire anche una parte della classe dirigente cittadina».
Per ora mi fermo
r.galullo@ilsole24ore.com
- 1 – to be continued
(si vedano anche
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/06/29/indagine-fata-morgana7-ecco-la-fusione-della-ndrangheta-con-la-massoneria-in-calabria/)
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/07/05/economia-massoneria-e-ndrangheta-reggio-calabria-e-una-repubblica-a-parte-parola-di-imprenditore/)