Il 4 novembre 2014, oltre all’audizione del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e del sostituto procuratore Roberto Pennisi (rimando ai link a fondo pagina per gli approfondimenti) si sono recati in audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti anche il direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli Giuseppe Peleggi e Rocco Antonio Burdo, direttore dell’ufficio intelligence della Direzione centrale antifrode e controlli della stessa Agenzia.
Quest’ultimo ha nesso un bel dito sulla piaga sul flusso comunicativo, informativo e dunque di conoscenza utile alla prevenzione e alla repressione dei reati ambientali da parte della criminalità tra polizia giudiziaria e forze di polizia.
Ogni anno l’Agenzia delle dogane con i suoi uffici redige in media 150-180 notizie di reato e sequestri in materia ambientale per le violazioni di cui agli articoli 259 (traffico internazionale di rifiuti) o 260 del codice penale (attività organizzata funzionale al traffico internazionale di rifiuti).
Ebbene qual è la paradossale (ma in Italia nulla è paradossale) criticità sollevata da Burdo? L’Agenzia delle Dogane non è un organo di polizia giudiziaria a competenza settoriale e, quindi, non accediamo allo Sdi, che è la raccolta del Ministero degli interni relativa alle notizie di reato e alle informazioni di polizia. Pertanto l’Agenzia delle Dogane non può inserire le proprie denunce (ripetiamo affinché sia chiaro: in media 150/180 notizie di reto all’ano) e non può nemmeno leggere o consultare lo Sdi del Viminale.
L’ESEMPIO IN ORIMA PERSONA
Qualora non fosse sufficientemente chiaro, il direttore dell’ufficio intelligence della Direzione centrale antifrode e controlli delle Dogane si spiega con un esempio in prima persona. «Se il soggetto Rocco Burdo Spa è stato denunciato ieri dall’Arma dei carabinieri e oggi fa l’importazione – spiega ai commissari – per noi è il convento delle Orsoline che ha importato le lenzuola per gli orfanelli, perché nessuno ce lo dice. Se lo denunciamo noi e domani i Noe dei Carabinieri vanno a controllarlo, loro non sanno che il giorno prima noi abbiamo sequestrato 11.000 tonnellate di materiale plastico non trattato».
Ma perché accade questo? Perché lo Sdi del Viminale è organizzato per l’accesso degli ufficiali di polizia giudiziaria delle forze di polizia. «Essendo noi ufficiali di polizia giudiziaria non delle forze di polizia e come dice sempre il direttore e ci raccomanda di dire, non lo vogliamo diventare, per evitare l’insorgenza di gelosie o di equivoci – spiega con malcelata polemica Burdo ai commissari parlamentari – nessuno legge il dato dell’altro».
Come si sta comportando allora l’Agenzia delle Dogane? «Inviamo i nostri dati alla Procura nazionale antimafia – continua Burdo nella spiegazione – collazionando quanti dei reati di cui all’articolo 259 secondo noi sono forse reati relativi all’articolo 260. In seguito, la Procura nazionale antimafia, con un pool di investigatori del Corpo forestale dello Stato, ai quali ci ha fatto collegare, cerca di fare l’unione tra i dati delle forze di polizia e quelli dell’organo doganale, in modo da unire, come abbiamo detto poc’anzi, il territorio ai suoi confini».
Così funzione l’Italia della lotta alla criminalità economica perché non dobbiamo mai dimenticare che l’informazione è potere e il potere (marcio) non ammette condivisione delle informazioni.
6 – the end (si leggano anche
oltre che