Cari amici di blog, molti di voi avranno letto che, poche ore fa, nell’ambito di un’indagine (cosiddetta Croce nera) coordinata dalla Procura di Napoli, la Dia di Napoli, agli ordini del capo centro Giuseppe Linares, ha eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di 10 indagati e degli arresti domiciliari nei confronti di altri 14.
Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, abuso d’ufficio, con l’aggravante del metodo mafioso.
Secondo l’impostazione accusatoria (i pm che hanno condotta l’indagine sono il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, Antonio Ardituro ora al Csm e Anna Maria Lucchetta) condivisa dal Gip Giuliana Taglialatela, dalle attività investigative sono emerse la piena operatività, all’interno dell’ospedale, del clan Zagaria (fazione operante nel Comune di Casapesenna del clan dei casalesi) ed una pervasiva e consolidata rete di connivenze e collusioni venutasi a creare – sotto la regia dei boss della camorra casertana – tra appartenenti al mondo della pubblica amministrazione, della politica e dell’imprenditoria. Attraverso le quali il sistema del clan Zagaria è riuscito a controllare e gestire, in regime di assoluto monopolio, gli appalti e gli affidamenti diretti di lavori all’interno dell’ospedale casertano Sant’Anna e San Sebastiano.
Ma cos è questo “sistema”? Beh, meglio non si potrebbe descrivere se non attraverso le parole messe nero su bianco dal Gip da pagina 53 dell’ordinanza.
NERO SU BIANCO
Ecco il passaggio del Gip Taglialatela: «L’Ospedale di Caserta sarà il “luogo” in cui la camorra in giacca e cravatta si presenta a contatto con i funzionari pubblici posti in determinati ruoli di potere da una politica compiacente che mira al consenso ed al clientelismo. Sulla scena del crimine si presenteranno uomini diretta emanazione di Michele Zagaria, come Franco Zagaria ed il suo factotum Remo D’Amico, la sorella del boss – Elvira – chiamata in un ruolo di primo piano dopo la morte del marito; imprenditori del cerchio magico come Raffaele Donciglio; funzionari preposti alla predeterminazione delle condizioni amministrative per aggirare le regole sugli appalti e favorire il clan come Bartolomeo Festa; uomini che fanno da cerniera fra la camorra e la politica che conta, come Antonio Magliulo. Alle loro spalle, immancabile, la politica, ora dell’Udeur, poi del Pdl, prima di Nicola Ferraro e Antonio Fantini, poi di Nicola Cosentino, che orchestrano, nominano, revocano, danno direttive e tutto sovraintendono. Come con i rifiuti, con la creazione di “luoghi” ove la convergenza degli interessi economici e di consenso fa trovare seduti allo stesso tavolo ideale, il politico, il camorrista e l’imprenditore. Chi paga? Il cittadino della Campania, che paga le tasse, foraggia il politico che fa clientela, il camorrista che si arricchisce e l’imprenditore che droga la concorrenza. Salta il mercato dell’economia, salta la libera determinazione dell’elettore, salta il rapporto fra lo Stato e la criminalità organizzata. Salta la democrazia, al Sud più che altrove.
Nei rifiuti prima; nella sanità, poi. Con gli stessi protagonisti che si sono mangiati una terra dalle straordinarie potenzialità.
E’ QUESTO IL SISTEMA (il maiuscolo e il grassetto son nell’originale, ndr). Una visione riduttiva e di comodo che è stata diffusa e che vuol indicare con questo termine una camorra oleografica e militare va con forza rifiutata. Il sistema è molto più ampio e le responsabilità sono ben lungi dall’essere limitate ai camorristi.
Questo è il sistema che opera nell’Ospedale di Caserta, in mano a Cosentino e Zagaria (il maiuscolo e il grassetto sono nell’originale, ndr)».
Da aggiungere non c’è nulla se non che la Campania è devastata e la classe dirigente si ritiene onnipotente anche grazie ad un ampio spettro di omertà e cultura della connivenza che è caratteristica ormai dell’Italia intera.
P.S. Sul tema della catena corruttiva che fa saltare il circuito democratico si legga anche l’audizione del 16 dicembre 2014 in Commissione parlamentare antimafia del capo della Procura della Repubblica di Napoli Giovanni Colangelo e dell’aggiunto Giuseppe Borrelli in http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2015/01/14/camorra-imprenditrice2-il-capo-della-procura-di-napoli-colangelo-la-catena-corruttiva-sovverte-lordine-democratico/)