Se cerchi una pistola nella Piana di Gioia Tauro a chi la chiedi? Ma al vicesindaco di San Ferdinando, diamine!

Tre giorni fa sono stati arrestati nella Piana di Gioia Tauro 26 soggetti accusati a vario titolo di concorso o associazione mafiosa, traffico di droga, estorsioni, danneggiamenti e intimidazioni. Tra di loro anche il sindaco di San Ferdinando Domenico Madafferi, il vicesindaco Santo Celi e un consigliere di minoranza, Giovanni Pantano.

Di quest’ultimo ho parlato ieri. Oggi, invece, curiamoci del vice sindaco, facendo sempre nostro il motto dell’Fbi, che in calce ai comunicati stampa scrive che gli indagati sono innocenti fino a condanna definitiva. Condanna che, anche questo vale sempre la pena ricordare, non spetta ad un giornalista emettere.

Detto questo Santo Celi, detto “Santino”, nato a Rosarno il 15 marzo 1957, vice sindaco del Comune di San Ferdinando, per la Procura (il decreto di fermo è stato firmato dal pm Giulia Pantano) non è l’esempio del buon amministratore ma, si legge a pagina 1079 del provvedimento, «incarna solo il volto pubblico della ‘ndrangheta, e rappresenta l’espressione massima della mafiosità nelle Istituzioni. Celi è infatti un appartenente alla cosca Bellocco-Cimato di San Ferdinando; è il referente del clan, la longa manus nell’attività politica.

E’ l’emblema della ‘ndrangheta nella gestione del Comune di San Ferdinando; cura dall’interno gli interessi illeciti mafiosi della cosca cui appartiene, nonostante, pubblicamente faccia in modo che non traspaiano i legami sottostanti».

Quel che colpisce i pm (con il sostituto Pantano ha firmato anche il capo della Procura Federico Cafiero De Raho), non è tanto la contiguità con ambienti malavitosi, già di per  sé aberrante ma, in primis, «la “mafiosità” promanante dai comportamenti di Celi; poi, l’affectio societatis che lo lega indissolubilmente a personaggi quali Bellocco Giulio, capo cosca di San Ferdinando, ai di lui figli Domenico e Berto, ai fratelli Cimato e a Malvaso Gregorio.

Celi frequenta davvero tutti gli ‘ndranghetisti di San Ferdinando, fa affari con loro, finanche gestisce in società delle attività; la sua stessa presenza in Comune si giustifica con la necessità del controllo dell’azione amministrativa da parte del locale potere mafioso e dell’aggiudicazione degli appalti a ditte riconducibile alla cosca.

Celi è espressione immediata e diretta di un’organizzazione mafiosa; dispone illegalmente di armi; finanche a lui si rivolgono i delinquenti per reperire armi da fuoco e munizionamento; mantiene rapporti con esponenti di consorterie mafiose operanti in altri territori.

Celi Santo segna e rappresenta l’impossessamento del Comune di San Ferdinando da parte della cosca Bellocco-Cimato».

La mera lettura dei dialoghi intercettati che lo vedono protagonista, continuano i pm, di estrema chiarezza ed inequivocità,  conduce ad una sua collocazione quale partecipe della ‘ndrina dei Bellocco-Cimato.

Difficile persino la distinzione dagli altri affiliati, anche sotto il profilo comportamentale, sempre secondo la ricostruzione della Procura, nonostante l’importante  carica pubblica rivestita. Perché Celi non si premura solo di portare avanti interessi economici mafiosi, ma parla da ‘ndranghetista e si comporta da ‘ndranghetista.

LA PISTOLA

E’ talmente notoria l’appartenenza al mondo della criminalità organizzata che, allorquando…omissis, ndr…ebbe necessità di procacciarsi una pistola, senza remore, si rivolse a Santo Celi, riconoscendogli evidentemente la capacità di reperire delle armi e certificando una storia personale, ancora prima che politica, che è quella di un mafioso: questo è ancora quanto si legge, nero su bianco nel provvedimento. Santo Celi mostrava la propria disponibilità ed interessamento,  asserendo che avrebbe coinvolto per reperire l’arma richiesta, il figlio Bruno. («Eh non so, gli domando a Bruno»).

La Procura riporta una conversazione del 16 febbraio 2014, captata all’interno di un’auto e definita allarmante. Nel dialogo il vice sindaco Santo Celi asseriva di avere disponibilità di armi che deteneva illegalmente e ne spiegava le “ragioni”, tutt’altro che lusinghiere: «se hai coglioni gonfi e uno litiga per la macchina in qualche posto….con quella dichiarata ti scoprono subito».

Già…l’arma poteva servire ed essere utilizzata all’occorrenza ove si  fosse registrato, che so, un banale litigio, fosse anche per uno sciocco incidente stradale. «E’ però il pensiero di un uomo, che, ancorché ndranghetista, nel Comune di San Ferdinando è anche il vice sindaco», chiosano i pm.

Ma non è tutto.

Celi spiegava anche di detenerla e custodirla a casa, in un luogo sicuro, ove difficilmente le Forze dell’Ordine avrebbero potuto rinvenirla. («l’ho dentro la pistola (a casa) …….e allora dove se no che cazzo la voglio….. La tengo pulita, dove cazzo me la trovano…è chiusa e se c’è qualche cosa, aspetto, salgo, un blitz, una cosa la prendo») .

Celi ha dimestichezza con le armi clandestine («la vuoi di nascosto o te la compri giusta») e ne possiede diverse: certamente una calibro 6 ed una calibro 7 (Lele: «tu hai sempre quella 6?» Santino : «Ah?» Lele: «la 6, sempre quella 6 o hai pure la 7 nuova»; Santino: «si…si …eh prendi almeno una 7,65»).

E’ un esperto, Celi. Non solo, per la procura, funge da intermediario nelle compravendite, ma da consigliere («si…eh prendi almeno una 7,65») e delle diverse tipologie di armi in vendita sottobanco e reperibili negli ambienti criminali,  conosce anche i relativi prezzi (Lele: «le 38 non penso che costano tanto»; Santino: «ci voglio tanti soldi… ci vogliono sempre un migliaio di euro»).

Presunzione di innocenza senza se e senza ma, come vuole la Costituzione, ma certo rimane il sapore di uno Stato nello Stato che corrode la Calabria e l’Italia intera.

r.galullo@ilsole24ore.com

2  – the end (per la precedente puntata si veda  http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/10/16/le-larghe-intese-politiche-in-calabria-cosca-di-maggioranza-cosca-di-minoranza-unite-dal-sindaco-equilibrista/)

  • guido |

    modesta proposta : (anche io sono calabrese e ho lasciato questa regione ,senza alcun pentimento,oltre 40 anni fa) SOSPENSIONE per 10 anni di ogni forma di elezione di uomini politici. GESTIONE della cosa pubblica a un Generale dei Carabinieri o della Guardia di Finanza .LEGGI SPECIALI per la lotta alla ndrangheta altrimenti questa regione sarà irrecuperabile se già non lo è oggi

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