Nel giugno 2014 la Consulta nazionale antiusura ha dato alla luce uno straordinario studio del sociologo Maurizio Fiasco dal titolo “Il gioco d’azzardo e le sue conseguenze sulla società italiana – La presenza della criminalità nel mercato dell’alea” . Settantadue pagine tutte da leggere, ricche di analisi e tabelle (a breve ve ne darò conto ma intanto rimando ai miei servizi di giugno http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-06-11/nel-2013-gioco-d-azzardo-ha-movimentato-84-miliardi-e-728-milioni–115350.shtml?uuid=AB1iD0PB&fromSearch e http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-06-11/gioco-d-azzardo-capitale-nero-e-napoli-virtuosa-pordenone-114755.shtml?uuid=ABQfD0PB&fromSearch).
Non credo (anche se spero di essere smentito) che la commissione straordinaria che sta amministrando il Comune di Reggio Calabria (ancora per poco, poi la città cadrà, indipendentemente da chi vincerà, nuovamente nelle mani della cupola trasversale affaristica monodiretta da poteri noti e invisibili) lo abbia letto ma, condivisibilmente, il 12 settembre ha emesso l’ordinanza n.53 sulla ludopatia.
La Commissione ha però indubbiamente letto la ricerca dell’Osservatorio sulla ‘ndrangheta e quella dell’Asp 5 che hanno scoperto l’acqua calda: vale a dire che c’è un aumento della dipendenza da gioco, della diffusione dei punti, «una parte dei quali condizionati dal crimine organizzato» (non si sa perché ma neppure i commissari Gaetano Chiusolo, Giuseppe Castaldo e Carmelo La Paglia riescono a scrivere la parola ‘ndrangheta. Mah!).
L’ordinanza n.53 dice tante cose interessanti ma quella che più ha colpito l’opinione pubblica (non so bene perché) è che nelle sale si potrà giocare dalle 10 alle 22 di tutti i giorni, festivi compresi. Come se fosse una lancetta a poter fermare l’orologio del gioco.
L’ordinanza (cosa più importante) tratta della necessità di dimensionare i punti: a Reggio Calabria ci sono, solo per rimanere a new slot e Vlt, ben 3.951 punti.
Fin qui le azioni (della terna commissariale). Attendiamo le reazioni (dei malati di gioco), atteso il fatto che sfido io ad avere un numero di poliziotti municipali che costantemente (non una tantum) e in maniera coraggiosa (entrateci voi in alcune zone di Reggio a comminare multe e sanzioni!) controllino a tappeto che le regole vengano rispettate.
Ancora più interessanti saranno le reazioni delle cosche di ‘ndrangheta (sapete com è, preferisco chiamare così il cosiddetto “crimine organizzato” reggino) visto che qualcuno osa mettere un paletto al loro strapotere e all’enorme fetta di incassi che ne deriva.
LO STUDIO DI FIASCO.
Lo studio di Fiasco per la Consulta nazionale antiusura (quello di cui sopra, ai link), dice che, dopo Napoli, Reggio Calabria è la provincia del “nero” nelle slot machine e videolottery. Subito dopo Vibo Valentia, Palermo e Caltanissetta. Il Sud, in altre parole e, in particolare, Calabria e Sicilia.
Le province virtuose, dove invece le differenze percentuali tra incasso ufficialmente registrato e “nero” sono inferiori, sono quelle di Pordenone e, a seguire, Oristano, Chieti, Biella e Bolzano.
Secondo lo studio, la quantità di denaro che nell’anno 2012 è transitato negli apparecchi automatici (Newslot e Vlt) differirebbe per oltre il 20% da quello ufficialmente registrato. La ricerca di Fiasco evidenzia che, nel 2012, sarebbero complessivamente 8,6 miliardi le risorse illecitamente confluite nelle mani di organizzazioni delinquenziali e mafiose attraverso il nero nelle “macchinette”.
La provincia di Reggio, dicevamo, è la capitale del “nero” dopo Napoli.
Nel 2012 i reggini (capoluogo e fuori città) hanno giocato 140 euro procapite tra lotto ed enalotto (e questo li colloca al 64esimo posto nella graduatoria italiana, vale a dire anonimamente a centro classifica).
Per le slot machine la spesa procapite, sempre nel 2012 (ultimo anno disponibile per la rilevazione) è stata di 466 euro, il che colloca i reggini addirittura nella zona “virtuosa”: 80esima in graduatoria. Tra newslot e vlt originale, la spesa procapite è di 911, 24 euro. A Como, tanto per dire, è di 1.624,60 euro. Roba da non crederci (anche al netto del fatto che il reddito medio è più alto al nord che al sud, ma non voglio addentrarmi in questo discorso, che trascina analisi economiche e sociali parzialmente devianti).
IL TRUCCO C’E’ MA NON SI…DICE
E infatti c’è il trucco. Al bando le somme spese legalmente (lo Stato, si sa, è un biscazziere autorizzato), i reggini vengono fatalmente attratti da ciò che lecito non è.
Le differenze percentuali tra quello che è ufficialmente registrato e il “nero” nelle slot machine delle province, dà un’altra (e veritiera) dimensione del fenomeno. Come detto a Reggio Calabria e provincia questa differenza è pari al 95,54%!
Sapete cosa vuol dire? Che la differenza in termini assoluti tra gioco ufficialmente registrato e “nero” (cioè appunto fuori da ogni controllo di legalità, a partire dalla doverosa connessione telematica con il ministero dell’Economia attraverso l’Agenzia dei Monopoli) è di 245.024.932! In valori assoluti, peggio fanno solo Bari, Genova, Caserta, Palermo, Torino, Milano, Roma e Napoli (città, guarda caso, dove la longa manus delle mafie è opprimente) ma se andiamo a vedere il valore pro-capite, il “nero” pro-capite dei reggini, pari a 445,2 euro non lo frega nessuno. Pardon, Napoli, con 504,9 euro. E così il valore del “nero” sul Pil provinciale è pari al 2,7%. Anche qui un record (dopo Napoli) e prima di Vibo, Caserta e Crotone, Palermo e Catanzaro (insomma, tutta la Calabria è racchiusa nelle prime sette posizioni!). Pardon, manca Cosenza, che comunque, nel rapporto “nero”/Pil si colloca al 30esimo posto.
AUDIZIONE DELLA GDF
Il 13 marzo 2014, in Commissione parlamentare antimafia, c’è stata l’audizione del Comandante generale della Guardia di finanza, Saverio Capolupo, che ha ricordato come il livello di attenzione investigativo dalla Guardia di finanza sia molto elevato anche nel comparto del gioco, che rappresenta il 4% del Prodotto interno lordo (Pil) nazionale, con un giro d’affari prossimo ai 90 miliardi ed entrate erariali pari a oltre 8 miliardi.
E’ proprio lui a spiegare (qualora ci fosse bisogno dell’ennesima testimonianza) l’esistenza di un circuito “parallelo”. «Le più recenti esperienze di indagine evidenziano la presenza delle cosche nell’imposizione dell’installazione di apparecchi in locali commerciali, nella gestione delle attività, anche mediante prestanome compiacenti, nella produzione e nella commercializzazione di apparecchi elettronici da intrattenimento – ha spiegato e ribadito ai commissari parlamentari antimafia – con schede di gioco illegalmente modificate. In particolare, i sodalizi attratti dalle grandi opportunità offerte dal web utilizzano i giochi e le scommesse on line con la prospettiva di realizzare facili guadagni grazie all’esercizio abusivo di attività di organizzazione e raccolta a distanza, alla gestione di siti esteri sprovvisti della prescritta autorizzazione dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli e agli ingenti volumi nelle giocate effettuate.
Una recente operazione ha consentito di neutralizzare un’organizzazione camorristica di matrice casalese attiva proprio nella gestione di siti di scommesse illegali on line, dai quali riusciva a conseguire ingenti profitti, pari a circa 100.000 euro a settimana, sottraendo in tal modo all’erario anche i relativi flussi di entrate.
L’organizzazione criminale, avvalendosi di esperti informatici, aveva creato un network parallelo e del tutto sconosciuto all’amministrazione finanziaria, cui era possibile accedere attraverso punti di gioco sparsi soprattutto in regioni del sud. Ai giocatori veniva rilasciata una ricevuta apparentemente regolare, recante tutti i dati identificativi di una normale scommessa. Inoltre, attraverso i titolari dei punti di raccolta, l’organizzazione garantiva il pagamento in contanti delle eventuali vincite, effettuando il ritiro delle somme incassate con cadenza settimanale a mezzo di soggetti affiliati.
Interessi criminali sono stati rilevati anche nella gestione delle sale Bingo, nonché nell’utilizzo di tagliandi vincenti del Lotto e nell’acquisto in contanti di fiche presso i casinò, sempre con finalità di riciclaggio dei proventi illeciti».
Buona fortuna. Non ai commissari di Reggio Calabria ma ai poveracci che alimentano con una pioggia di monetine le cosche, regine del gioco illegale e, spesso, anche legale.
r.galullo@ilsole24ore.com