Operazione Metastasi/4 Le talpe nella Prefettura di Lecco e il capitale sociale delle mafie

Amati lettori, dalla scorsa settimana sto scrivendo dell’operazione Metastasi (coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, sostituti Claudio Gittardi e Bruna Albertini e condotta dal Nucleo di polizia tributaria e dal Gico della Gdf), chela scorsa settimana ha disvelato la pervasività della ‘ndrangheta a Lecco e provincia e dunque ben oltre i classici e ormai ininfluenti confini geografici.

L’operazione (il Gip che il 31 marzo 2014 ha firmato l’ordinanza è Alfonsa Maria Ferraro)ha fatto riemergere la forza della “locale” di ‘ndrangheta che fa capo alla famiglia Coco-Trovato e portato in galera 10 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, corruzione e turbativa d’asta e ha fatto rumore per il coinvolgimento diretto e indiretto di alcuni politici locali.

Sto analizzando con voi, su questo umile e umido blog, la parte a mio giudizio più importante di questa operazione (che pure svela le “mani commerciali e imprenditoriali” sulla città), vale a dire l’intimità con la politica, vieppiù necessaria per garantire sopravvivenza e prosperità ai sistemi criminali.

Oggi, però, do un taglio diverso, partendo da quanto si legge a pagina 466 dell’ordinanza. «Nella vicenda amministrativa relativa al Comune di Valmadrera si è potuto riscontrare altresì la capacita della locale di Lecco – si legge nel testo, inquadrato nel capitolo 5 – Il capitale sociale o relazionale ” a disposizione della locale di Lecco” – di sviluppare rapporti e di ottenere tramite Palermo Ernesto informazioni riservate presso la Prefettura di Lecco con la connivenza e complicità di dipendenti della stessa tra cui un certo Giuseppe non meglio identificato contattato al fine di essere informato sugli sviluppi della informativa antimafia relativa alla società Lido di Parè srl . In questa prospettiva vanno ulteriormente valorizzate le emergenze contenute nell’annotazione di P.G. della Squadra mobile di Lecco – 1^ sezione C.O. in data 19.12.2011 in ordine ai contatti tra componenti dell’associazione criminosa in oggetto e ….omissis…impiegato presso la Prefettura di Lecco addetto all’ufficio certificazioni antimafia e che risulta avere effettuato accessi al sistema Sdi non inerenti all’attività d’ufficio».

Perché è importante sottolineare questo passaggio? Per un semplicissimo motivo: nel capitale sociale o relazionale delle mafie (chiamatelo come volete) sono fondamentali le tessere che strutturalmente (una volta) non ne facevano parte ma che vieppiù (strutturalmente) ne fanno parte.

Tra le tessere fondamentali ci sono, dunque, professionisti al soldo, giornalisti a libro paga, politici corrotti, uomini di Chiesa silenti, magistrati e investigatori che hanno dirazzato e via di questo passo fino a “talpe” ritenute insospettabili che si annidano in ogni ufficio, utile a fini diversi da quelli istituzionali.

Tra i contatti utili alla associazione mafiosa (qualunque) ci sono, ovviamente, quelli all’interno delle Prefetture, in grado di rivelare non solo notizie riservate ma anche compiere accessi in banche dati altrimenti inaccessibili.

E così non ci si può sorprendere se a pagina 321 si legge l’accusa contro Ernesto Palermo (consigliere comunale di Lecco per il Pd e poi dal 2011 nel Gruppo Misto, arrestato nel corso dell’operazione), che : «attiva nel frattempo tutte le sue conoscenze per avere delucidazioni su quanto stava avvenendo in Prefettura a Lecco dimostrando che attraverso la sua persona l’associazione è in grado di attivare illecitamente contatti istituzionali per ottenere informazioni riservate .

Nella prima mattinata del 6.7.2011 infatti si incontra con tale Giuseppe, dipendente della Prefettura, e, fingendo di agire per conto di un’amica, chiede all’impiegato pubblico se si poteva sollecitare il certificato antimafia relativo alla società Lido di Paré.

Palermo Ernesto viene a sapere che l’ostacolo è costituito dalla mancanza di una informativa da parte dei Carabinieri e immediatamente lo riferisce a Trovato Mario (anch’egli arrestato ndr) “…dice che stamattina ha incontrato Giuseppe che lavora alla Prefettura. Quest'ultimo gli ha detto che manca solamente l'informativa dei Carabinieri…”».

Questo aspetto diventa tanto più delicato nel giorno in cui si ha notizia che il comando provinciale della Gdf di Napoli, sotto il coordinamento della Procura di Avellino, ha accompagnato agli arresti domiciliari quattro persone: il prefetto di Benevento, Ennio Blasco e tre imprenditori del Nolano che operano nel settore (delicatissimo) della vigilanza privata. Le misure di arresto domiciliare sono state disposte in relazione a presunti fatti di corruzione posti in essere nell'ambito del rilascio della certificazione antimafia nel periodo 2009/2011, quando il prefetto ricopriva la carica ad Avellino.

r.galullo@ilsole24ore.com

4 – the end

(si leggano anche i tre precedenti servizi:http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/04/operazione-metastasi1-mutuo-soccorso-politico-sullasse-lombardia-calabria-i-voti-di-cosenza-si-contrattano-a-lecco-e-mil.html;

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/04/operazione-metastasi2-la-politica-%C3%A8-il-salto-di-qualit%C3%A0-della-ndrangheta-al-nord-un-circuito-perverso-che-aumenta-in.html);

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/04/operazione-metastasi3-lonore-del-sindaco-di-lecco-virginio-brivio-e-il-diritto-di-fare-cronaca.html)