Ieri la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, su proposta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio ha disposto il sequestro dei beni societari e personali nei confronti di Domenico Giovanni Suraci (detto Dominique), e di Giuseppe Crocè. I provvedimenti sono stati eseguiti dalla Dia di Reggio Calabria (Capo centro Gianfranco Ardizzone). Complessivamente sono stati sequestrati beni per 125 milioni.
Oggi scriverò di questo mentre, la prossima settimana tornerò ancora con un approfondimento sull’operazione Metastasi.
Concentriamoci sulla figura di Domenico Giovanni Suraci, imprenditore nel settore della grande distribuzione alimentare, con interessi nel mondo immobiliare e in quello legato alle scommesse, lotterie e pronostici.
Suraci ha un trascorso politico di un certo peso: è stato consigliere comunale (eletto nel 2007 nella lista Alleanza per Scopelliti) e presidente della seconda Commissione consiliare “Programmazione e servizi generali” del Comune di Reggio Calabria.
Nel luglio 2012 è stato raggiunto da due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Reggio Calabria nell’ambito del procedimento penale instaurato per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed altro. In quel procedimento penale confluivano l’operazione Assenzio della Dia di Reggio Calabria e l’operazione Sistema dell’Arma dei Carabinieri.
Con l’operazione Assenzio secondo la Procura e la Dia sono stati svelati i meccanismi fraudolenti attraverso i quali un sodalizio di imprenditori – al cui vertice secondo l’accusa spiccava Suraci – era riuscito ad ottenere indebite erogazioni di contributi pubblici.
Secondo l’accusa, Suraci, agendo quale amministratore di fatto di aziende operanti nel settore della grande distribuzione formalmente intestate a suoi prestanome, aveva stipulato numerosi contratti di acquisto in leasing di beni strumentali alle attività aziendali, i cui importi si erano rivelati di gran lunga maggiorati rispetto ai reali prezzi di mercato, quando non addirittura relativi a forniture in realtà mai avvenute. In questo modo, potendo documentare l’esecuzione degli investimenti in questione, le aziende beneficiavano di un risparmio sul versamento di varie imposte commisurato proprio all’entità dell’investimento stesso (cosiddetto credito d’imposta).
Con l’operazione Sistema, inoltre, Procura e Carabinieri hanno conseguito numerosi indizi anche sulla remota contiguità di Suraci alla criminalità organizzata reggina, con particolare riferimento alla storica cosca De Stefano-Tegano, alla quale, sempre secondo l’accusa, essenzialmente consentiva l’affidamento (in via pressoché esclusiva) delle forniture di generi alimentari, nei supermercati condotti dallo stesso Suraci.
IN LOMBARDIA
E veniamo alla parte che trovo più interessante (in realtà ambo i decreti sono ricchi di spunti, soprattutto per quanto riguarda i sequestri per decine di milioni da Gioia Tauro a Reggio Calabria tra società, trust, immobili, titoli, polizze e conti correnti).
A pagina 14 del decreto di sequestro si legge che la Procura di Reggio chiede il sequestro e la successiva confisca di una serie di società e quote di società, di beni immobili e di strumenti finanziari sul presupposto della loro integrale diretta o indiretta disponibilità in capo a Suraci, «in quanto sproporzionate rispetto alle risorse lecite del suo nucleo familiare o comunque in quanto costituite attraverso il reimpiego di beni di provenienza illecita».
Tra queste il capitale sociale e l’intero patrimonio aziendale delle società Sgi Holding srl, Ss Holding spa e Euroservice, tutte con sede a Milano. Le prime due a Porta Ticinese, la terza in Via Borgognone.
La ragione sociale della prima società è la locazione immobiliare di beni propri o in leasing e su 99mila euro di capitale sociale, 98mila sono in mano di Spi Holding Sa di Lugano e l’1% a un’altra società, Servizio Italia. Inquirenti e Dia sono arrivati alla riconducibilità a Suraci dell’1% in quanto il mandato di acquisto era stato disposto all’ex moglie di Suraci, mentre il 99% “svizzero” è riconducibile a lui attraverso una fitta girandola di acquisti, dismissioni e cessioni. Alla fine, il decreto sottolinea la presenza di versamenti ingenti in favore della Sgi Holding srl da parte della ex moglie (provenienti dalla Ss holding e prima ancora da una persona ritenuta prestanome di Suraci) a titolo di finanziamento soci.
Ne deriva dunque, secondo inquirenti e investigatori, l’indiretta disponibilità di Suraci anche di Ss holding spa (società di costruzioni): il capitale sociale di 400mila euro è infatti distribuito tra Sgi Holding srl e Servizio Italia.
La terza società, Euroservice, costituita nel 2000, organizza viaggi charter ed escursioni nautiche. «…anche questa società, così come tutte le altre – si legge a pagina 24 del decreto di sequestro – è stata caratterizzata nell’arco della sua non luga vita da plurimi passaggi societari che hanno visto titolari di quote prima la ex moglie e la ex suocera del Suraci, poi sorelle e zia del Suraci e poi l’attuale compagna del preposto. Da ultimo l’intero capitale sociale della srl è stato trasferito a tale B.V. che si è accertato essere un dipendente della Saldo srl a sua volta riconducibile al Suraci e verosimilmente privo di competenze specifiche di competenza».
Oltretutto, si legge a pagina 25 del decreto, grazie ad Euroservice è stato possibile continuare a gestire i rami d’azienda di un’altra società fallita a Reggio Calabria, costituita da sei supermercati di un noto marchio nazionale.
Insomma: intrecci societari che, come in una matrioska russa, secondo inquirenti e investigatori uniscono Gioia Tauro a Reggio Calabria, Milano e Lugano nel nome dell’illegalità e della criminalità.