Riecco la Repubblica di San Marino che entra nelle indagini giudiziarie italiane.
Torna agli (dis)onori della cronaca, con il nostro Bel Paese, nell’indagine condotta il 4 marzo dalla Dda di Milano (procuratore aggiunto Ilda Boccassini, sostituto Giuseppe D’Amico) e dalla Polizia di Milano che, oltre a portare in carcere o ai domiciliari 40 persone, «ha dimostrato al di là di ogni dubbio l’esistenza sul territorio lombardo, ed in particolare a Seveso e Desio (Monza-Brianza), di una vera e propria “banca clandestina” gestita dall’associazione mafiosa capeggiata da Pensabene Giuseppe, affiliato alla ‘ndrangheta ed attuale reggente della locale della ‘ndrangheta di Desio (MB). L’esistenza, in altri termini, di una complessa organizzazione criminale, avente base in Brianza, e composta da numerosi associati, ciascuno dei quali inserito in un preciso organigramma, e svolgente compiti predeterminati ed affidatigli dal capo indiscusso, organizzazione armata, e strutturata in modo molto esteso e ramificato, con forti addentellati anche all’estero (in Svizzera e nella Repubblica di San Marino), attraverso l’impiego di svariate e diversificate ditte e società di copertura (intestate fittiziamente a prestanome), che, avvalendosi sistematicamente della forza di intimidazione e del metodo di condizionamento tipicamente mafiosi, ha posto in essere numerosissimi delitti, che vanno dal riciclaggio all’esercizio abusivo del credito, dall’usura alle estorsioni, dal contrabbando alla interposizione fittizia di società e di beni immobili, e che aveva nel suo generalizzato programma criminoso anche quello di porre in essere una serie di truffe in danno di società finanziarie e di istituti bancari».
Questo è quanto si legge. Testualmente, nell’ordinanza firmata il 12 febbraio dal Gip Simone Luerti. Un’operazione quella della Dda di Milano, lo diciamo chiaro e tondo, straordinariamente importante. A modesto avviso di chi scrive su questo umile e umido blog, potenzialmente foriera di interessantissimi sviluppi, almeno pari a quelli dell’indagine Infinito (luglio 2010) della quale pure è gemmazione.
Sin da subito, dunque, appare semplicemente strategico il ruolo della Svizzera (sul quale ritorneremo con apposito articolo) e di San Marino quali base per società prestanome e di copertura ma anche, scopriremo, come luogo nel quale detenere conti correnti.
E del resto, è sempre il Gip, accogliendo pressoché integralmente la lettura in filigrana dei magistrati, che delinea in un passaggio successivo lo snodo sammarinese. In un’intercettazione ambientale del 6 aprile 2012 alle ore 9.11.41 nell’”ufficio-tugurio-banca” di Seveso dal quale dirigeva secondo l’accusa traffici e azioni violente, il presunto capo dell’associazione mafiosa, Pensabene, dirà che lui e il suo gruppo dovranno infiltrarsi «come i polipi, si devono agganciare dappertutto, i tentacoli devono arrivare dappertutto, ci sono le condizioni per poterlo fare» e di fronte a questo passaggio, il Gip scriverà che il proposito non è rimasto un «mero flatus vocis».
Quest’ultima è un’espressione tradizionalmente attribuita al filosofo Roscellino di Compiègne (morto intorno al 1120), massimo rappresentante del nominalismo medievale, secondo il quale i concetti universali non hanno alcuna realtà oggettiva e sono soltanto semplici nomi (cioè, appunto, dei flatus vocis). È ripetuta nel linguaggio comune – ci informa l’enciclopedia Treccani – quando viene riferita in senso polemico a discorsi privi di consistenza o a promesse che non hanno seguito. Per la Dda di Milano, invece, è proprio il contrario: l’indagine finora ha dimostrato come l’associazione mafiosa si è avvalsa di numerose società non soltanto in Italia ma anche all’estero, ha esportato parte dei capitali illeciti accumulati in Svizzera ed a San Marino e ha investito cospicue somme di denaro.
MICRO…
La Repubblica del Titano appare in cose spicciole, come quando alle 10.43 del 9 dicembre 2011 viene intercettato nel solito “ufficio-tugurio” un soggetto che chiede agli altri presenti di aiutare alcuni suoi conoscenti di San Marino a portare in Svizzera somme di denaro contante dell’ordine di 500 mila euro al mese.
…MACRO
Appare però anche in ben altre operazioni, strutturate e sostanziose, come quella raccontata sempre nella sede della “banca clandestina” di Seveso alle 11.09 del 21 dicembre 2012 da alcuni indagati alla presenza del presunto capo Pensabene. Ad un certo punto un soggetto (i nomi mi interessano il minimo indispensabile perché amo molto di più descrivere fenomeni e comportamenti che restano, indipendentemente dai cognomi delle pedine messe in campo) afferma di avere intestato tutti i suoi beni immobili e le sue attività economiche a due società immobiliari, di cui non citava i nomi, una con sede a San Marino, e l’altra in Italia, società cui erano intestati la sua attuale villa, alcuni terreni ed un appartamento sul lago Maggiore.
INCROCI INTERNAZIONALI
Sempre lo stesso soggetto specificava di avere schermato le due società immobiliari con soggetti mandatari della Svizzera e del Liechtestein; faceva presente, però, che, così facendo, non essendo identificabile il beneficiario reale, non era riuscito ad ottenere da nessuna banca italiana un mutuo, e quindi a disporre di denaro liquido. Dall’alto della sua esperienza nel settore delle “schermature” societarie, un altro soggetto gli rispondeva che una struttura societaria congegnata come quella descritta serviva a “schermare” e difendere i suoi beni immobiliari ma non gli dava la possibilità di farli fruttare e gli suggeriva quindi di lasciarla così come era in quanto vi erano meno rischi di individuare la provenienza del patrimonio.
INTERESSI NON OCCASIONALI
Proprio per uno degli indagati, che per la Dda di Milano era un vero e proprio finanziatore e promotore di affari illeciti, ha messo in evidenza i rapporti di interesse con la Repubblica di San Marino, avendo acquisito una società sanmarinese e avendo aperto presso un istituto di credito di San Marino un conto corrente, probabilmente intestato a sua madre, di cui nel corso di una conversazione telefoniche lo stesso indagato chiede il documento di identità.
Questi rapporti emergono dai contatti telefonici ripetuti ed assidui che intrattiene con un uomo non identificato, che utilizzava un utenza cellulare intestata a …omissis…con sede a San Marino via degli Angariari …omissis….(anche in questo caso conosco nome della società e numero civico ma poco o nulla mi interessa). Dai dialoghi intercettati intercorsi si ricava, sinteticamente, che il presunto finanziatore e promotore sollecita al suo interlocutore di inviargli documenti di vario tipo, si reca a San Marino ad incontrarlo per “fare gli atti”, chiede al medesimo di reperirgli “una sede in affitto”; gli trasmette copia della carta di identità di sua madre, necessaria probabilmente per l’apertura di un conto bancario.
IL MATTONE NON MANCA MAI
Al personaggio in questione sono ricond
ucibili – sempre secondo la ricostruzione della Polizia coordinata dalla Dda di Milano – e utilizzate per lo svolgimento degli affari illeciti dell’associazione mafiosa, anche diverse società di copertura, tra le quali la …”omissis…Immobiliare srl” (come sopra), di San Marino. Anche essa più volte citata come propria dal soggetto indagato, che ne è formalmente procuratore speciale.
La Dda di Milano evidenziare inoltre (e il Gip sottoscrive), che una parte dei profitti conseguiti dall’associazione criminale facente capo a Giuseppe Pensabene, veniva reinvestita nel ciclo “produttivo” delle operazioni di riciclaggio e di usura da questo ultimo gestite. Una parte veniva impiegata per consentire a tutti gli associati un elevato tenore di vita (da alcuni, peraltro, palesemente ostentato). Una parte veniva occultato all’estero, sia in Svizzera che nella Repubblica di San Marino. Una parte, infine, veniva investita nell’acquisizione di beni immobili che venivano conferiti alle società di copertura.
Ora mi fermo ma, domani, torno con la Svizzera.
1 – to be continued