Cari amici di blog, dalla scorsa settimana sto raccontando alcuni particolari del decreto con il quale, tre giorni fa, sono stati fermati 4 indiziati di delitto che gravitano a vario titolo, secondo la Dda di Reggio, intorno al clan Gallico di Palmi. Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa e tentata estorsione aggravata commessa in danno di operatori economici. L’operazione è stata condotta dai pm Michele Prestipino, Roberto Di Palma, Adriana Sciglio e Giovanni Musarò.
Giovedì scorso ho raccontato (si veda il post in archivio) delle presunte talpe tra i Carabinieri sulle quali, «verosimilmente» sempre secondo la Procura, potevano (possono?) contare le cosche Gallico e Bellocco.
Oggi sottolineo un aspetto importantissimo: il continuo e per nulla sorprendente cambio alla guida della criminalità con nuove leve.
L'attività di indagine nell’importante provvedimento di fermo della Procura di Reggio Calabria "fotografa" la situazione in un momento storico in cui tutti gli elementi di vertice del sodalizio Gallico e numerosissimi affiliati erano (e sono tuttora) detenuti.
Nonostante l’innegabile momento di difficoltà determinato dai provvedimenti custodiali del 25 maggio 2010 e del 22 dicembre 2011, la cosca Gallico ha continuato e continua, secondo investigatori e inquirenti, a operare con metodo mafioso, avanzando richieste estorsive nei confronti di numerosi imprenditori e commercianti palmesi.
Fondamentale, in questa fase, risultava l'apporto di due soggetti da sempre ritenuti dai magistrati che hanno firmato il provvedimento vicini ai Gallico e il cui nome compariva già nelle risultanze delle indagini "Cosa Mia I" e "Cosa Mia II": Antonino Cosentino, alias Nino Poldino, il figlio Emanuele, affiancati dal minore XX (il nome e il cognome del minore per il quale è stato convalidato il fermo, è volutamente omesso) a sua volta affiancato dal fidato (così si esprimono i pm) Rocco Bartuccio, detto il messicano.
IL MINORE
Ciò che inquieta è quanto si legge nel decreto di fermo degli adulti a proposito del minore XX che «a dispetto della minore età (ha appena 17 anni, ndr), é già soggetto di notevole levatura criminale, il quale, in un momento di forte difficoltà per la cosca, ha assunto un ruolo importante nell'ambito della stessa, cooperando con gli altri associati liberi nella realizzazione del programma criminale. La figura di XX, inoltre, risulta importante per delineare il ruolo ricoperto in questo momento storico all'interno della cosca Gallico da Bartuccio Rocco, vero e proprio braccio destro del predetto minore e non a caso coinvolto insieme a quest'ultimo nella tentata estorsione continuata ai danni di Cilona Giuseppe, presso il quale lo accompagnava in due diverse circostanze».
MINACCE E LA TENTATA AGGRESSIONE AD UN ALTRO MINORE
Per capire di cosa stiamo parlando, leggete la ricostruzione dei pm, che scrivono cosa accadde il 22 settembre 2013, quando XX, preso atto che il termine perentorio del 18 settembre era decorso senza che l’imprenditore Giuseppe Cilona avesse ottemperato alle richieste estorsive, con un pretesto aveva affrontato YY, figlio dell’imprenditore, prima minacciandolo e, dopo, tentando di aggredirlo fisicamente e non riuscendovi solo grazie al tempestivo intervento di due persone in sua difesa.
Ecco il verbale di sommarie informazioni rese il 22 settembre 2013 dal minore YY:
«Intorno alle ore 20,15 odierne, a bordo della mia motocicletta marca Piaggio, modello Nrg, di colore bianco-azzurro, sono giunto nei pressi di Piazza Amendola, dal lato di via Nicola Pizi, e ho parcheggiato con l’intento di recarmi nella citata Piazza, dove avevo appuntamento con mio cugino ….omissis…e un mio amico a nome ….omissis…. Appena sceso dalla motocicletta, con la mia utenza telefonica cellulare …omissis…, ho contattato telefonicamente il mio amico …omissis… per accertarmi che fosse già in piazza ma, mentre ero intento a parlare con lui, ho visto sopraggiungere alle mie spalle, proveniente dal bar denominato Sollevante, XX, mi riferisco ad un ragazzo di Palmi che ha entrambi i genitori in galera… il quale si è avvicinato a me e ha incominciato a spingermi dicendo che mi avrebbe picchiato ed ammazzato, affermando falsamente e pretestuosamente che io avrei parlato male di lui, cosa assolutamente falsa. Contestualmente sono arrivati il mio amico…omissis… e mio cugino…omissis… i quali si sono messi in mezzo e hanno evitato che mi aggredisse insistendo affinché si allontanasse. Nonostante la presenza di mio cugino e del mio amico, XX ha seguitato a dire che mi avrebbe picchiato e, poco dopo, a seguito della determinazione del mio amico e di mio cugino si è dileguato. Ho avuto molta paura anche perché, qualche mese addietro, ho saputo da una mia amica che è stata fidanzata con XX fino a poco tempo fa, che a casa, XX detiene una pistola calibro 38….mi ha detto queste testuali parole: “vidi ca ti minu, t’ammazzu! Tu parli mali i mia” (che, tradotto, significa: “vedi che ti picchio, ti ammazzo! Tu parli male di me”, ndr). Tengo a precisare che le medesime minacce le ha rivolte nei miei confronti anche nel momento in cui sono intervenuti mio cugino ed il mio amico».
INTERPRETAZIONE DEI PM
Dal racconto fatto dal minore, figlio dell’imprenditore, agli investigatori emerge chiaramente, per i pm che hanno firmato il decreto di fermo, che il minore XX, facendo leva su un grossolano pretesto, lo aveva gravemente minacciato e spintonato, con il palese scopo di far pervenire all’imprenditore un messaggio inequivocabile: la mancata corresponsione di quanto richiesto avrebbe esposto lui ed i suoi familiari a gravi ritorsioni.
LA PROCURA DEI MINORI
Importanti le riflessioni del capo della Procura dei minori Carlo Macrì. «Tra l’attività dei capicosca e le giovani leve – ha affermato – non si nota soluzione di continuità. È in gioco il controllo del territorio e, malgrado l'età, XX aveva assunto un ruolo di primo piano: si presenta in prima persona a nome del capo bastone in carcere, ricorda agli usurati di versare quanto pattuito, minaccia di gravi rappresaglie chi non paga il pizzo. Già dal 2010 la Procura dei minori aveva segnalato il caso al Tribunale che aveva ordinato il ricovero di XX in un centro di accoglienza proprio per sottrarlo alle logiche criminali. I servizi sociali del territorio, invece non hanno mai dato corso al provvedimento, lasciandolo inattuato».
Non c’è che dire: complimenti ai servizi sociali del territorio.
Ora mi fermo ma vi do appuntamento a domani con uno stralcio di quel che sarà poi approfondito in “Ora legale – Lezioni antimafia da imprese e società”, la mia tradizi
onale finestra del giovedi sul portale www.ilsole24ore.com, nella quale racconto storie di resistenza alle mafie.
2. to be continued (la precedente puntata è stata pubblicata il 24 ottobre)