L’Europol – quando si tratta di analizzare le mafie italiane – è sempre pronta ad aggiornarsi. Nell’ultima analisi sul crimine organizzato di casa nostra, datata 24 giugno, supera infatti le precedenti valutazioni (del 2011) secondo le quali le mafie italiane sarebbero state attive solo in una manciata di Stati europei. Le informazioni – per stessa ammissione dell’Agenzia anticrimine della Ue – fino a pochissimi anni fa erano limitate e a volte di natura aneddotica. Insomma: una contraddizione in termini visto che la sola ‘ndrangheta è universalmente riconosciuta da tempo come una delle principali organizzazioni criminali al mondo.
Una contraddizione dalla quale Europol fa ora un passo indietro riconoscendo che le mafie italiane sono state sottovalutate per il loro modo silenzioso di agire ma che proprio per questo status rappresentano una minaccia insidiosa per l’Unione europea. I fenomeni delittuosi – in altre parole – possono anche essere meno visibili di quelli riferibili ad altri importanti gruppi di criminalità organizzata ma la loro rete di contatti e di attività in tutta Europa è indubbia.
I comportamenti criminali normalmente associati alle mafie italiane – racket, estorsioni, usura, raccolta di denaro, protezione, tutti perpetrati in un'atmosfera soffocante e totale controllo del territorio – scompaiono fuori dai confini nazionali. La strategia globale delle mafie italiane che operano all’estero è quella di mantenere un basso profilo e il tipo di controllo richiesto dalle mafie quando operano all'estero è puramente economico: non solo fare soldi ma estendersi alla produzione e al consumo di beni e servizi. Insomma: la spina dorsale di qualsiasi Paese.
Per infiltrarsi nell’economia le mafie italiane offrono semplicemente i propri prodotti e servizi a prezzi più bassi, in alcuni casi mantenendo la qualità molto elevata: in questo modo sbaragliano la concorrenza. In alcuni casi i prestiti ai concorrenti in difficoltà sono offerti a tassi alti di interesse, con l'obiettivo finale di entrare in possesso del business, che spesso alle spalle ha una solida storia e una buona reputazione. In altri casi viene proposta una fusione, di nuovo con l'obiettivo di isolare e di fatto escludere da qualsiasi funzione decisionale il partner in difficoltà, al stesso tempo sfruttando il suo buon nome e la “faccia” pulita.
La strategia di lavorare in perdita – si legge nel rapporto Europol – è utilizzato anche nel costante tentativo delle mafie di garantirsi appalti pubblici e. come ogni altra mafia, anche quelle italiane fanno ampio ricorso al loro potere corruttivo per aggiudicarsi le gare.
‘NDRANGHETA IN TESTA
Per quanto riguarda l’impegno criminale all’estero delle singole associazioni, Cosa Nostra siciliana è focalizzata principalmente sul traffico di droga e sul riciclaggio attraverso un uso prudente di teste di paglia selezionate e professionisti qualificatissimi. Cosa che ostacola notevolmente il sequestro e la confisca dei beni negli Stati membri.
La stidda siciliana e clan affiliati, a differenza di Cosa Nostra, non ha una struttura centralizzata e quando colpisce in Europa, lo fa perlopiù per rapine a mano armata e altri reati contro il patrimonio. Incursioni mordi-e-fuggi per poi fare ritorno in Sicilia. La ndrangheta calabrese è tra i più potenti gruppi della criminalità organizzata a ivello globale. La sua strategia di colonizzazione si sta diffondendo in tutto il mondo. La ‘ndrangheta detiene una posizione dominante nel mercato della cocaina in Europa, ed è coinvolta in molti altri settori criminali, tra cui traffico di armi, frodi, distorsione delle offerte pubbliche, corruzione, intimidazione, estorsione e reati ambientali. La 'ndrangheta – si legge nel rapporto – impiega sofisticate pratiche di riciclaggio di denaro per nascondere i suoi immensi profitti. L'intelligente utilizzo di strutture commerciali legali, create dalle cosche, permette loro di nascondere la natura criminale dei profitti e, insieme allo strumento corruttivo, di infiltrarsi negli ambienti economici e politici in cui operano. In Europa i clan sono attivi principalmente in Spagna, Francia, Paesi Bassi, Germania e Svizzera, con qualche espansione nell’Europa orientale.
La camorra non ha una struttura unificata e la costante belligeranza dei suoi clan rende impegni e alleanze effimere. I clan della camorra, quando operano al di fuori del loro territorio, sono principalmente coinvolti nel traffico di droga, contrabbando di sigarette, rifiuti illeciti, contraffazione di valuta, dumping e vendita di prodotti contraffatti, sia acquistati da gruppi alleati cinesi o prodotti in fabbriche clandestine nel Napoletano. Le attività di riciclaggio includono imprese di costruzione e immobiliari. Molto più appariscente e sgargiante delle mafie siciliana e calabrese, scrivono testualmente gli esperti dell’Europol, la camorra tende ad avere un alto profilo e vivere pericolosamente. La Spagna è il Paese europeo preferito ma presenze non mancano in Francia, Paesi Bassi, Germania e Svizzera.
La criminalità organizzata pugliese è spesso identificata con la Sacra Corona Unita ma la situazione è molto più complessa e frammentata, grazie ad un’originaria miscela esplosiva di camorra e 'ndrangheta.
Storicamente legati al contrabbando di sigarette, i clan pugliesi sono ora attivi anche nella tratta di esseri umani, droga, armi, rifiuti e frodi alle sovvenzioni comunitarie.
Fuori dai confini italiani operano nei Paesi Bassi, Germania, Svizzera e Albania.
LE RACCOMANDAZIONI
Famiglie e clan che presentano il più alto rischio a livello europeo devono essere identificate, affrontate e smantellate con operazioni transnazionali di polizia necessarie per affrontare efficacemente il fenomeno della criminalità organizzata.
Facile a dirsi, difficile a farsi, fatto sta che è la prima raccomandazione che si trova nel rapporto Europol. Seguono una serie di altre raccomandazioni, tutte importanti:
1) essere un membro di una organizzazione di tipo mafioso deve essere considerato come un crimine di per sé:
2) la legislazione antimafia deve essere armonizzata a livello Ue e le richieste di estradizione per i mafiosi latitanti devono avere la priorità presso le autorità competenti;
3) gli Stati membri per l’attuazione dei rispettivi cicli di intelligence nazionale devono considerare il lavoro delle altre intelligence per evitare lacune informative;
4) dovrebbe essere considerata la creazione di uno specifico finanziamento Ue di sostegno alla cooperazione giudiziaria internazionale;
5) sarebbero necessarie nuove e più efficaci disposizioni sulla confisca e l’esperienza dimostra – si legge nel Rapporto – che il valore dei beni confiscati potrebbe ampiamente superare l'eventuale finanziamento comunitario;
6) tutte le indagini penali su famiglie e clan devono essere parallelamente accompagnate da indagini finanziarie su prestanomi e professionisti;
7) è relativamente semplice organizzare l'estradizione di un sospettato, ma è piuttosto complesso fermare i beni di origine criminale che si trov
ano all'estero. Questo paradosso deve essere rimosso e a questo proposito Europol auspica che le informazioni riguardanti le persone giuridiche e i dispositivi giuridici siano direttamente accessibili all'interno della Ue da parte delle autorità di contrasto degli Stati membri, al fine di facilitare le attività di tracciamento degli asset;
8) le mafie riciclano enormi quantità di denaro ma mentre la legislazione europea contro il riciclaggio di denaro ha raggiunto un livello costante di armonizzazione, ci sono ancora ostacoli allo sfruttamento efficace della informazione finanziaria contenuta all'interno delle transazioni sospette;
9) la cooperazione internazionale è necessaria per combattere e smantellare clan e famiglie, ma una funzione più forte di polizia centrale è necessaria: deve essere possibile richiedere agli Stati di impegnare risorse per affrontare gli obiettivi che presentano il più alto rischio a livello comunitario, anche se a livello nazionale può sembrare un problema minore.
In altre parole le priorità della Ue devono diventare le priorità nazionali.
r.galullo@ilsole2r4ore.com