Cari lettori, tre giorni fa, su www.ilsole24ore.com ho dato conto dell’operazione Old family (Vecchia famiglia), con la quale la squadra mobile di Crotone ha eseguito 35 provvedimenti di fermo emessi dal sostituto Procuratore Pierpaolo Bruni della Dda di Catanzaro nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso (si veda il servizio con il motore di ricerca interno al sito).
Leggendo il testo del fermo – che fa emergere questa federazione tra le cosche Vrenna-Ciampà-Bonaventura (a Crotone), Megna (a Papanice), Farao-Marincola (a Cirò) e Grande-Aracri (a Cutro) nella spartizione dei lavori pubblici, della bonifica e dell’energia pulita – c’è un punto (sarò il corso della Giustizia a doverlo dimostrare) che la direbbe lunga sul potere di condizionamento sociale che le cosche hanno in Calabria (e non solo).
A questo punto delicato dedicherò il servizio odierno, mentre lunedì tratterò di un altro aspetto di questa operazione della Dda di Catanzaro.
Nel corso delle investigazioni sono state infatti accertate anche condotte di condizionamento dell’attività amministrativa dell’Azienda sanitaria di Crotone (Asp) e segnatamente dell’ospedale di Crotone e del servizio 118. A tal proposito sono stati intercettati diversi “pizzini” inviati dal boss Nicolino Grande Aracri* a un indagato, per la risoluzione di questioni relative all’imposizione di alcune assunzioni di cui una inerente la riassegnazione di un medico al Servizio 118 dell’ospedale.
La lettura delle conversazioni – ne scelgo una significativa tra quelle contenute all’interno del provvedimento – è maledettamente diseducativa perché il boss pretende a tutti costi la riassunzione presso il Pronto Soccorso di questo medico il cui nome e cognome non ci interessa per tre motivi: 1) non conosciamo la versione del medico e dunque vale la presunzione che costui potesse anche essere all’oscuro delle manovre a suo favore (so che è difficile se non impossibile da credere ma un giornalista non è chiamato a emettere giudizi e sentenze ma a prendere in considerazione ogni ipotesi); 2) ahimè, la Procura non dice se la pressione sia andata o meno a buon fine; 3) non sappiamo se la cosa sia vera o tutta una montatura e se Grande Aracri* se ne sia fregato o meno di questo e altri casi.
L’episodio resta comunque estremamente rappresentativo della pervasività sociale delle cosche in Calabria, capaci di fungere anche da agenzia di collocamento o ricollocamento.
Fatto sta che, ad un certo Gaetano Ciampà, che per gli inquirenti è il reggente della cosca che domina a Crotone (ma solo quando un altro soggetto si trova in carcere), dice ad un tal Vincenzo di riferire al boss di Cutro, cioè Nicolino* Grande Aracri, queste testuali parole «Noi siamo rimasti in questo modo … quando Nicola mi manda il medico di là…omissis….A vedere … mi ha detto … mi ha detto te lo mando … viene da te … che io gli ho detto può andare, no deve venire da te … allora lo mandi da me ..ascolta io chiamo sia il medico sia il dottore…omissis…e gli ho detto di mandarmi un giorno o due giorni prima …omissis….Viene prediamo l'appuntamento … all'appuntamento ci sediamo e ragioniamo ….questa è la cosa che io …o se no Dio provvede».
Non so se ci rendiamo conto ma Gaetano Ciampà, millantando o meno non è dato sapere (anche se escluderei la prima ipotesi), ipotizza la possibilità di organizzare un incontro con il dottor….omissis…., uno dei vertici dell’ospedale, al quale dovrà partecipare anche il medico interessato alla riassegnazione presso il Pronto Soccorso.
ALTRO CHE SERVIZI SEGRETI!
Successivamente, Gaetano Ciampà dimostra al suo interlocutore Vincenzo, che nell’attesa di organizzare l’incontro, si è comunque già interessato della questione acquisendo delle informazioni sul conto del dottore…omissis…, soprattutto per comprendere il motivo del suo allontanamento dal Pronto Soccorso e per verificare una sua possibile riassegnazione.
E la rete di informazione della ‘ndrangheta – va detto – funziona molto meglio dei servizi segreti. A tal proposito, il boss riferisce al suo interlocutore che il sanitario gli è stato descritto come «un porco … omissis… ha picchiato la moglie … ha picchiato l'amante ..omissis.. bordello ha fatto li dentro», ovvero all’interno dell’Ospedale, tant’è che «l’amante sua ha fatto un denuncia» nei suoi confronti determinando l’allontanamento del medico dal Pronto soccorso per motivi disciplinari.
In effetti da attività info-investigativa della Squadra Mobile di Crotone è emerso che il dottor…omissis…era stato allontanato dal servizio 118 e che aveva intrattenuto una relazione extraconiugale con un infermiera professionale di nome Sara, non meglio identificata. Ma dico io: vi pare che le informazioni della ‘ndrangheta non sono corrette? C’era bisogno di cercare una conferma dalle Forze dell’ordine?
Per questo motivo, Gaetano Ciampà manifestava dunque all’anonimo interlocutore Vincenzo le sue perplessità circa la riassegnazione del medico al Pronto soccorso così come richiesto dal boss Nicolino Grande Aracri*, affermando testualmente «ma Nicola è possibile che non lo capisce quando deve portare a uno…se ..a questo lo arrestano e lui mi ha detto per prevenzione lo hanno cacciato dal 118 …questo lo dice questo di Crotone … a me mi sta bene perchè se lo hanno mandato loro è una punizione…».
Nonostante ciò, Gaetano Ciampà, al fine di aderire alla richieste del boss di Cutro, prospetta al suo interlocutore anche un’altra soluzione che ha, a sua volta, appreso all’interno dell’Ospedale, ovvero quella di far trasferire il medico «alla cassa mutua due o tre mesi» in attesa di essere rassegnato al Pronto Soccorso.
Tutto fila liscio? No, perché qualora ciò non fosse gradito a Nicolino Grande Aracri* ovvero se «il medico lo deve fare scendere…» anche dopo aver appreso i motivi che hanno determinato il suo allontanamento, Gaetano Ciampà promette che «allora io mi interesso .. io vado dal medico e gli dico perchè lo hai cacciato a questo qua chiamalo mò» utilizzando tutta la sua autorità ed influenza per farlo riassegnare alle sue mansioni originarie e raccomanda dunque a Vincenzo di riferire a Nicolino Grande Aracri* queste testuali parole «Nicò mi ha detto lo zio Gaetano che q
uando è pronto il medico, siccome quel giorno che è venuto dobbiamo stare insieme … gli dobbiamo chiedere un altra possibilità…».
Prima di concludere la conversazione, a dimostrazione del fatto che Vincenzo è originario di Cutro e che in effetti “Nicola” si identifica appunto in Nicolino Grande Aracri* e che l’interlocutore non meglio identificato faccia parte o in ogni caso sia un soggetto contiguo alla cosca di Cutro, Gaetano Ciampà gli chiede notizie di tale “Vito”, che gli inquirenti identificano per Vito Martino, noto esponente della cosca Grande Aracri* di Cutro; Vincenzo risponde che quest’ultimo è stato arrestato nuovamente di recente, come in effetti risulta dalla consultazione della banca dati delle Forze dell’Ordine.
E poi dicono che la ‘ndrangheta non crea e/o non è capace di gestire il lavoro!
* Ad onore di cronaca (visto che il giornalista non è un giudice) segnalo che oggi, sabato 10 agosto, con una lettera sintetizzata dal Quotidiano della Calabria a pagina 12, Nicolino Grande Aracri nega di avre mai avuto influenze sulle assunzioni nell'ospedale. "Il contenuto di tali dichiarazioni, che avrei mandato un bigliettino a Ciampà è altamente diffamatorio nei miei confronti e mi induce a prendere posizione contro ogni illazione…mi sento estraneo a tutto…Non è immaginabile che un giornalista pubblichi notizie diffamatorie e lesive solo perchè la notizia viene appresa da semplici dichiarazioni rese dagli investigatori nell'ambito di un'inchiesta…Il cronista non può fornire delle notizie offensive non basate in modo chiaro su elementi riscontrabili, invocando anche eventuali indagini giudiziarie dagli stessi articoli alimentate".
1 – to be continued