Il collega Vincenzo Iurillo ha raccontato due giorni fa sul Fatto Quotidiano per primo una notizia che ho trovato poi su altri media.
Per le assunzioni negli anni dell’emergenza rifiuti a Napoli, nei consorzi di bacino, la Corte dei conti della Campania presieduta da Fiorenzo Santoro ha condannato Antonio Bassolino, Rosa Russo Iervolino e Riccardo Marone, sindaci nelle stagioni di centrosinistra concluse nel 2011, a risarcire al Comune di Napoli 560.893 euro a testa. Identica sanzione per gli ex assessori alla Nettezza urbana Ferdinando Balzamo e Massimo Paolucci (deputato neo eletto del Pd). Condanna più salata per altri due ex assessori al ramo, Ferdinando Di Mezza e Gennaro Mola: 1.402.233 euro a testa. Per un totale risarcitorio di 5 milioni e 609mila euro.
Ora la vicenda dei consorzi, anni e anni fa, la raccontai anche io sul Sole-24 Ore. Ne visitai alcuni e scoprìì (e scrissi) con sconcerto che centinaia e centinaia di dipendenti si giravano letteralmente i pollici in attesa che scadesse l’orario di lavoro.
Prima di questa condanna della Corte altre, negli anni, ne sono state registrate.
La sintesi migliore – comunque – è ad opera della Commissione parlamentare sul ciclo connesso alle attività dei rifiuti che, poche settimane fa ha consegnato i lavori al Parlamento proprio sul caso Campania (si vedano i miei articoli in archivio del 17, 24 e 16 gennaio).
I CONSORZI DI BACINO
I Consorzi di bacino avrebbero dovuto rappresentare lo strumento per la gestione e il coordinamento della raccolta differenziata.
I Comuni avevano l’obbligo di aderire al Consorzio pagando allo stesso la cosiddetta “quota consortile”, inviando il sindaco o un suo rappresentante in seno all’Assemblea. A sua volta l’Assemblea, costituita appunto dai rappresentanti dei Comuni consorziati, avrebbe eletto un Consiglio di amministrazione e il presidente del Consorzio.
Nei consorzi di bacino – lo scrivono i commissari parlamentari – negli anni sono stati assunti dipendenti in numero evidentemente esorobitante, sicchè sussiste il problema di come remunerare i dipendenti e di come riassorbirli nelle società provinciali.
Il sistema si è rivelato fallimentare. Hanno rappresentato – si legge sempre nella relazione conclusiva della Commissione parlamentare – esclusivamente uno strumento di moltiplicazione dei costi in materia di rifiuti, senza che a tale incremento sensibile dei costi sia corrisposto un servizio reso.
“Si è trattato di un sistema assurdo – incalza la Commissione presieduta da Gaetano Pecorella – che si è retto fino a quando le risorse per il pagamento degli stipendi ai dipendenti sono state erogate dalle strutture commissariali; quando il flusso finanziario si è interrotto sono esplose le gravissime problematiche gestionali e la confusione amministrativa e finanziaria, finalizzata a rendere poco intellegibile la situazione di dissesto economico che si è avuto modo poi di registrare”.
LA PROCURA SVELA IL SISTEMA CRIMINALE
La Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha ricostruito in modo lineare il sistema abnorme che è stato assecondato:
– il Consorzio disciolto, pur consapevole di svolgere un pessimo servizio, ne addebitava il costo gonfiato ai Comuni;
– il Consorzio si "riteneva" creditore di una somma in realtà mai entrata nella sua disponibilità, che comunque veniva contabilizzata in attivo e, conseguentemente, spesa;
– il Comune cliente non si riconosceva debitore per quanto richiesto ed in virtù di tanto non pagava il corrispettivo del servizio di cui sopra;
– ciò ha comportato le sofferenze di cassa del Consorzio che ha iniziato a non potere fare fronte ai propri debiti (ad esempio manutenzione automezzi ed acquisto di carburante) contratti per garantire il già pessimo servizio prestato;
– il risultato finale è costituito dall'impossibilità di offrire un servizio conforme ai canoni della convenzione o persino l'impossibilità di garantirlo, con ulteriore reazione dei Comuni;
– da ultimo, si è avuto il dissesto dei consorzi.
Nell'ultima fase dell'emergenza, il sistema sopra descritto è, letteralmente, deflagrato.
La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha posto sotto osservazione le attività svolte dai Consorzi obbligatori di bacino, tutti sovvenzionati dal Commissariato per l'Emergenza rifiuti in Campania, ed ha evidenziato come l'emergenza rifiuti nella regione (e quindi anche nella provincia di Caserta) sia stata determinata anche e soprattutto da condotte delittuose poste in essere da soggetti interessati al mantenimento dello status quo emergenziale perchè in tale contesto è più facile conseguire un illecito profitto su tutte le attività connesse alla gestione dell’emergenza (reperimento dei siti di smaltimento, trasporti e movimento terra, gare d'appalto affidate in via d'urgenza, gestione amministrativa dei Consorzi, assunzioni che trovano il presupposto nella necessità di intervenire con rapidità, consulenze da affidare all'esterno perchè con il proprio personale i Consorzi non potrebbero provvedere nei tempi ordinari).
LO STATO DEI CONSORZI DI BACINO
Attualmente i Consorzi di Bacino della Regione Campania sono in fase di liquidazione.
La situazione di instabilità e confusione creatasi, ha determinato notevoli tensioni sociali con i consorzi in liquidazione, che afflitti da difficoltà finanziarie, dovute alle lamentate morosità dei Comuni consorziati, non sono più in grado di assicurare servizi efficienti, ma non procedono alla definitiva liquidazione principalmente a causa della mancata ricollocazione del personale dipendente.
Restano infatti aperte le questioni connesse alla ricollocazione delle circa 3.000 unità di personale alcune delle quali già assorbite da parte degli organi preposti ovvero Province e società provinciali e la gestione dei crediti vantati dai consorzi nei confronti
dei Comuni, delle Province e dell'Unità tecnica della Protezione civile di circa 198 milioni a fronte di un debito maturato nei confronti dei fornitori di circa 219 milioni a fine 2011.
PROVINCIA PER PROVINCIA
Di seguito la situazione dei consorzi suddivisa per le singole Province
Provincia di Avellino: le 76 unità di personale dei Consorzi Av 1 e Av 2 sono confluite nella Società provinciale di Avellino (Irpiniambiente) e sono impiegate per le operazioni di raccolta dei rifiuti nei 119 comuni della stessa Provincia. Il credito complessivo è di oltre 6,6 milioni, il debito di otto.
La situazione finanziaria dei Consorzi AVI e AV2 è la seguente:
Provincia di Benevento: le 126 unità di personale dei Consorzi Bn 1, Bn 2 e Bn 3 sono attualmente impiegate nel "progetto regionale" in attesa di confluire nella società provinciale Samte presso i Comuni del Beneventano. Il credito complessivo è di oltre 6,6 milioni, il debito di sette.
Provincia di Caserta: le 1.100 unità di personale dei Consorzi Ce 1, Ce 2, Ce 3 e Ce 4 sono in parte impiegate nella raccolta dei rifiuti in 51 Comuni della Provincia di Caserta (su un totale di 104 Comuni) e in parte impiegate presso gli impianti di smaltimento. Gli esuberi risultano essere circa 150 unità. Il credito complessivo è di oltre 110 milioni, il debito di 120.
Provincia di Napoli: le 1,000 unità di personale dei Consorzi Na 1, Na 2, Na 3 e Na 4 sono in parte (circa 104 unità) impiegate nella raccolta dei rifiuti in 6 Comuni della Provincia di Napoli (su un totale di 92 Comuni) ed in parte, circa 125 unità, impiegate presso gli impianti di smaltimento. Il credito complessivo è di 16 milioni, il debito di 25.
Provincia di Salerno: le 800 unità di personale dei Consorzi Sa 1, Sa 2, Sa 3 e Sa 4 sono in parte impiegate nella raccolta dei rifiuti in 80 Comuni della Provincia di Salerno (su un totale di 158 Comuni) ed in parte impiegate presso gli impianti di smaltimento. Il credito complessivo è di 57,8 milioni, il debito di 59.
Sono in corso, da parte dell'unità tecnico amministrativa della Protezione Civile, le verifiche per l'accertamento della massa attiva e passiva con relativa quantificazione dei crediti vantati dai Consorzi, che complessivamente vedono crediti per 198 milioni e debiti per 219. La situazione è aggravata anche dai crediti che gli stessi Consorzi hanno nei riguardi delle ex gestioni commissariali e quindi nei riguardi dell'Unità tecnica amministrativa.
La situazione finanziaria con i crediti ed i debiti vantati da tutte le Società provinciali nei confronti dell' Unità Tecnica Amministrativa al momento è pari a circa 50 milioni mentre la situazione creditoria complessiva nei confronti dei comuni, e pertanto, debitoria nei riguardi di fornitori, servizi, spese erariali e di gestione è pari a circa 328 milioni.
TARSU/TIA
Il regime speciale e derogatorio per l'accertamento e la riscossione della Tarsu/Tia ha comportato gravi ripercussioni finanziarie per le province/società provinciali alle quali non vengono devolute le somme incassate dai comuni. I comuni rimettono alle società provinciali solo la quota parte del ruolo effettivamente incassato traslando sui costi delle province la percentuale di evasione o di non riscosso che in alcune province risulta superiore al 50% generando in tal modo una sicura perdita finanziaria.
Questa situazione finanziaria sta di fatto limitando notevolmente la capacità di gestione dei servizi da parte delle stesse società e il protrarsi dei mancati introiti porterà inevitabilmente alla paralisi della gestione degli impianti e della raccolta svolta dalle stesse società.
I Comuni, adducendo a motivazioni le inefficienze dei consorzi, svolgono in economia – più frequentemente – affidano a soggetti terzi, il servizio di raccolta e spazzamento, con impiego di personale diverso da quello dipendente dei Consorzi , che – contrariamente ai principi stabiliti dai Contratto nazionale di lavoro – viene posto in mobilità, generando un intricato contenzioso e annose vertenze sindacali.
Pertanto, allo stato non è possibile quantificare il numero dei soggetti impegnati nella prima fase del servizio di raccolta stante le diverse modalità di gestione/affidamento attuate dai Comuni (società in house, aziende private, società cooperative).
Complessivamente, dunque, i debiti dei comuni contabilizzati sono di 198 milioni verso i Consorzi, 328 verso le Società provinciali e 150 verso la Protezione civile, per un totale di 676 milioni.
VOCE ALLA POLITICA
La Commissione parlamentare, in audizione, ha ascoltato, doverosamente, anche la voce della politica. Il 10 ottobre 2012 è stato ascoltato l’assessore regionale all’ambiente, Giovanni Romano.
L'assessore ha fatto riferimento alla situazione di emergenza finanziaria determinata anche dal fatto che la tariffa rifiuti in Campania è la più alta in Europa ed alla grave situazione di dissesto economico dei consorzi: "Questo però ha un’incidenza notevolissima su un altro problema, che è quello dei costi. Mi permetto di dire alla Commissione che c’è un’altra emergenza in questa regione, che è l’emergenza finanziaria. Troverete nella nostra relazione il dato aggiornato dello stato dei debiti dei Comuni, dello stato dei debiti dei Consorzi, dello stato dei debiti delle società provinciali e, facendo la somma di questi debiti, si arriva a una cifra iperbolica che ho anche paura a pronunciare! Questo succede perché la capacità impositiva dei Comuni, che già normalmente non è granché (e figuriamoci come sarà dal 1 gennaio senza neppure la possibilità di ricorrere a Equitalia, che almeno anticipava una parte del non riscosso!), è ulteriormente compressa dalla tariffa più alta d’Europa. La Campania detiene infatti due record: la tariffa dell’acqua più bassa d’Europa e la tariffa dei rifiuti più alta d’Europa. Con una crisi economica come quella che stiamo vivendo è oggettivamente difficile per una famiglia pagare 6, 7-800 euro all’anno per un appartamento di cento metri quadri, però a determinare queste tariffe sono i costi dello smaltimento, perché, se lo smaltimento medio di un impianto di incenerimento in Italia costa da 50 e 60 euro a tonnellata e invece noi dobbiamo pagare 120-130 per incenerire fuori nazione, è evidente che questo c
osto non è più sostenibile".
Sulle problematiche connesse al Consorzio unico di bacino, l’assessore Romano ha dichiarato: " Il problema dei Consorzi di bacino è serissimo perché i 300 milioni di euro che i Consorzi di bacino avanzano in tutta la Regione dai Comuni sono soldi che i Consorzi di bacino non recupereranno mai più, perché i Comuni non sono nelle condizioni di pagarli. I Consorzi di bacino della regione Campania avanzano dai Comuni un credito che supera i 320 milioni di euro, ma i Comuni non prenderanno mai questi soldi. Avrebbero dovuto fare dei ruoli suppletivi sulla Tarsu negli anni addietro, una cosa inimmaginabile perché è difficile far pagare al cittadino onesto che paga la Tarsu un’altra Tarsu per quelli disonesti che non hanno pagato!
A ciò aggiungiamo che questo credito è difficilmente liquido ed esigibile, che questi Consorzi hanno complessivamente 3.000 addetti, e che una sola Provincia, Avellino, ha risolto il problema (almeno in parte) assumendo i dipendenti dei Consorzi nella società provinciale. Nelle altre Province abbiamo invece il serio problema dei dipendenti dei Consorzi, che in questo momento sono senza stipendio dal mese di maggio (e mi riferisco al Consorzio unico Napoli Caserta), con scarsissime possibilità di recupero…".
Fa piacere poter riassumere la sintesi: migliaia di lavoratori assunti (che non avrebbero dovuto esserlo), migliaia di lavoratori ancora da ricollocare, i crediti non verranno mai recuperati, i debiti volano, la camorra specula, la politica può poco.
Viva l’Italia!
r.galullo@ilsole24ore.com