Voglio essere subito chiaro: molti aspetti della presenza politico-scenografica di Beppe Grillo non mi piacciono. Né più né meno che gli altri leader di partito. Spero mi convinca (direttamente o indirettamente) in Parlamento. Nessun pregiudizio. Per me contano i fatti (anche se le parole, spesso, sono macigni).
Ancora: in risposta ad un deputato siciliano, Gianina Ciancio, ho scritto chiaro e tondo che il suo disegno di legge sull’introduzione di due ore scolastiche di storia delle mafie e dell’antimafia non mi convinceva (si vedano in archivio i miei post del 18 e del 19 febbraio).
Ho scritto invece due giorni fa – anche questo è reperibile in archivio – che ho votato turandomi il naso. Mi sarei vergognato qualunque partito avessi scelto. Compreso quello di Grillo.
Fatte queste (tre) doverose premesse, valuto e analizzo il Movimento 5 Stelle alla stregua di qualunque altra creatura politica: senza, appunto, alcun pregiudizio e restando, possibilmente, ai fatti.
I fatti, finora, si possono (ma siamo appena all’inizio) giudicare solo in Sicilia dove giacciono alcune proposte di legge (alcune molto interessanti, come ad esempio quella sulla riduzione definitiva dei costi della politica a opera del capogruppo in Assemblea regionale Giovanni Carlo Cancelleri) e dove l’attività del movimento ha condotto il governo di Rosario Crocetta a trovare soluzioni condivise sullo stop alla costruzione del super radar statunitense a Niscemi e sul blocco, di fatto, della privatizzazione della gestione idrica nell’isola. Libero ciascuno di giudicare questi fatti come crede.
In attesa di altri fatti, mi tocca commentare gli atti. La differenza – nel campo che a me sta più a cuore, quello della legalità, dell’etica e della lotta alle mafie e alla corruzione – non è di poco conto.
Gli atti dicono – e debbo dire che me ne sorprendo non poco – che nel programma elettorale del M5S non c’era alcun accenno al tema.
Per carità: liberi di pensare che un programma possa contenere in nuce e in filigrana i concetti di legalità, moralità ed eticità ma, non lo nascondo, certi temi mi piacerebbe vederli esplicitati (più) chiaramente. Con proposte chiare e attuabili. Forse sbaglio, forse no ma non sono l’unico a pensarla così.
Se consultate – come ho fatto io in questi mesi. il blog di Grillo o i forum territoriali – troverete infatti che a pensarla così sono parecchi. Al punto che un grillino, il 21 ottobre 2012, ha voluto postare sul blog del “capo”, un commento dal titolo volutamente provocatorio, che riproduco: “Anche per il M5S la mafia non esiste”. La prima risposta a questo commento, di un altro grillino, è stata nel senso che dicevo sopra con un’aggiunta: eleggiamo persone oneste e vedrete che già questo sarà un passo avanti.
Vero ma è anche vero che l’onestà non si divide ma si moltiplica e contagia, come tutte le virtù e dunque non è appannaggio (eventuale) del solo Movimento 5 Stelle: conosco parlamentari onestissimi in tutti gli schieramenti politici. L’onestà, ahimè, non basta, anche se non guasta.
Molti i commenti (in vero complessivamente, sotto la cinquantina) di forte scetticismo per la mancanza di punti programmatici, chiari e visibili sulla lotta alle mafie. Così come, con onestà, un altro attivista si chiede cosa e come fare per evitare infiltrazioni mafiose nel movimento. Il tema non è serio: è serissimo.
I passi più avanti – sul fronte delle proposte – sono ovviamente in Sicilia, come scrivevo sopra e da questo punto di vista il programma elettorale del M5S nell’isola prevedeva espressamente un Piano-legalità.
Dodici punti che – a mio avviso – contengono spunti validi, come l’obbligo di trasparenza (e aggiungerei io tracciabilità) per tutti gli atti pubblici che comportino spesa di denaro pubblico o la trasparenza (aggiungerei rapidità e successivo controllo) nell’assegnazione dei beni confiscati alla mafia o ancora l’ammodernamento dei Tribunali. Qualche idea si sovrappone alle competenze statali (gli stessi Tribunali o il rafforzamento delle Forze dell’Ordine) ma su tutte (ma accadrebbe ovunque) grava l’incognita risorse: dove prenderle?
Ciò detto, dunque, ciò che mi aspetterei (e mi aspetto), coalizioni governative o meno del Movimento con altre forze politiche, è che nel Parlamento nazionale il M5S dica con chiarezza quali sono le sue proposte per fare in modo che – per l’ennesima volta – eticità, moralità, legalità, trasparenza e lotta alle mafie e alla corruzione siano parole vuote anziché, come in realtà sono, piene di significato per molti. Grillini o meno.
Una cosa voglio aggiungere. Che fosse stata una forzatura o un paradosso, una battuta o una pagliacciata, mi piacerebbe non ascoltare mai più frasi, come quelle pronunciate da Grillo il 30 aprile 2012 a Palermo: “La mafia non ha mai strangolato il proprio cliente, la mafia prende il pizzo, il 10%, qui (riferendosi alla crisi italiana e al governo incapace di porre un argine) siamo nella mafia che ha preso un’altra dimensione, strangola la propria vittima”.
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