Se avete letto il mio post di ieri e/o vi siete casualmente imbattuti nelle cronache dei giornali calabresi, saprete che due giorni fa – con l’operazione Ada orchestrata e diretta dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri e dal pm Antonio De Bernardo – è stato arrestato il sindaco di Melito Porto Salvo, Gesualdo Costantino, eletto con una lista civica al Comune ma vicepresidente della Provincia di Reggio Calabria in quota Pd dal 2006 al 2011. Insomma: secondo le accuse degli inquirenti un compagno che sbaglia.
Insieme a lui sono stati arrestati e indagate decine e decine di persone. Impressionante il quadro che ne esce: secondo le accuse il territorio di Melito Porto Salvo sarebbe stato un fortino inespugnabile (o quasi) della famigerata cosca Iamonte. Mi pare di poter aggiungere: sai che novità! Ma un conto è dirolo, un altro provarlo.
Bene. A questa operazione dedicherò alcuni post perché, ad esempio, del sindaco (mi auguro che riesca a dimostrare la sua innocenza che per tutti tale deve essere fino all’eventuale terzo grado di giudizio) l’ordinanza dice che “ha fatto parte, contribuendo al suo rafforzamento, alla sua conservazione ed alla realizzazione degli scopi, della cosca Iamonte di Melito Porto Salvo; partecipazione fondata su uno stabile accordo collusivo consolidato da tempo e caratterizzato da una risalente continuità di scambi politico-mafiosi con i più importanti esponenti di vertice dell’omonima cosca, in forza del quale:
– gli esponenti di vertice della cosca Iamonte (tra questi, Iamonte Carmelo, Iamonte Remingo ed altri) garantivano al Costantino Gesualdo ed allo Iaria Giuseppe il loro appoggio elettorale e politico in Melito Porto Salvo e zone limitrofe, territorio nel quale la cosca Iamonte rappresenta storicamente e notoriamente una delle consorterie più importanti ed influenti;
– Costantino Gesualdo e Iaria Giuseppe promettevano e garantivano al sodalizio di salvaguardare, nell’esercizio delle loro funzioni, gli interessi dell’organizzazione criminale, e di concordare con la stessa le loro scelte politiche in modo da assecondarne le strategie, con innegabili riflessi in termini di rafforzamento e consolidamento dell’associazione. Così, nelle qualità sopra menzionate ed in diretto contatto con i vertici dell’organizzazione, avvalendosi nelle competizioni elettorali del supporto della cosca Iamonte, ricoprendo altresì le cariche pubbliche sopra specificate, si ponevano quali uomini politici di riferimento per il sodalizio criminale a Melito Porto Salvo nonché a livello provinciale e regionale, promuovendo anche in tale veste gli interessi della cosca e favorendo, anche nell’adozione di specifici provvedimenti, personaggi e imprese intranei o vicini al sodalizio, comunque garantendo, in caso di necessità, il loro appoggio all’organizzazione.
Con le aggravanti di cui ai commi 4 e 6 dell’art. 416 bis C.P., per avere fatto parte dell’associazione mafiosa sopra specificata disponendo di armi, nonché per avere finanziato in tutto o in parte con i proventi di attività economiche di cui hanno acquisito il controllo con il prezzo, il prodotto o il profitto dei reati – fine compiuti”.
Ditemi voi se la sintesi non può che essere: la ‘ndrangheta in…Comune.
Con queste premesse dell’accusa, mia ha colpito un passo in cui il Gip Cinzia Barillà che ha firmato l’ordinanza condividendo le richieste dei pm, descrive un aspetto della campagna elettorale condotta da Costantino e dal suo entourage che, scrive testualmente, “non è risultata pertanto scevra da condizionamenti”.
Leggete qui come viene descritta dagli inquirenti una fetta (solo un a fetta) della campagna elettorale
IL LARGO CONSENSO
Il largo consenso elettorale riscosso alle votazioni del 2012 dalla lista “Democrazia e Sviluppo”, si legge nell’ordinanza, non è escluso che sia stato ottenuto ricorrendo a degli stratagemmi adottati per indurre al voto anche gli extracomunitari residenti a Melito di Porto Salvo, poco partecipi alla vita politica del paese, ma facilmente corruttibili.
Le indagini avviate a seguito dell’anomalo afflusso, presso gli uffici prefettizi di Reggio Calabria, di richieste di esercizio del diritto di voto, ha fatto luce circa il contributo (penalmente non rilevante) che il cognato di Giuseppe Iamonte, risulta aver apportato nel corso della campagna elettorale comunale, attivandosi affinché alcuni cittadini extracomunitari esprimessero la propria preferenza elettorale in favore di un candidato non meglio precisato indicatogli dallo stesso cognato.
LA RUMENA
Basta leggere, per convincersene, lo stralcio del verbale di sommarie informazioni rese dalla rumena …omissis… il 5 settembre 2012, presso gli uffici della Stazione Carabinieri di Melito di Porto Salvo . Alle 16.36 le viene posto in visione l’istanza presentata per votare alle elezioni comunali del 6-7- maggio 2012.
Domanda: L’ha presentata lei la domanda che le sottopongo in visione presso il Comune di Melito di Porto Salvo?
Risposta: No, il proprietario della casa dove abitiamo, tale XXXX sposata con YYYY, non conosco altri dati.
Domanda: Vi è stato proposto dal Sig. YYYYY di andare a votare?
Risposta: Si ci è stato proposto da lui in persona.
Domanda: Vi ha chiesto di esprimere preferenza per qualcuno in particolare?
Risposta: Si, mi ha chiesto una preferenza ma non ricordo per chi.
Domanda: Mi conferma che i dati riportati sul modulo corrispondono alla realtà?
Risposta: Si.
Domanda: Chi è stato a portare la domanda al Comune?
Risposta: Il sig. YYYYY perché io non sono andata.
Non vi sono dati certi sulla scorta dei quali asserire che YYYYY abbia agito per favorire la lista “Democrazia e Sviluppo” capeggiata da Costantino – si legge nell’ordinanza – anche se quest’ultimo, come emerge dall’intercettazione della conversazione ambientale del 26 aprile 2012, scrivono sempre gli inquirenti, annovera tra i più fervidi sostenitori proprio alcuni extracomunitari (C.: il voto…; Uomo: …inc…nove…nove; C.: nove voti?; Ciccio n.m.i.: (ride); Uomo: non sei venuto a dirmi niente...; C.: ed a chi gli devo dire prima?…ci sono i candidati, ci sono i candidati che girano di continuo, capito?…scegliti un candidato purchè sia nella mia lista…; Uomo: abbiamo nove…; C.: eh; Uomo: ok?; C.: ok; Uomo: in famiglia sempre…; C.: va bene; Uomo: ok?…io gridavo …non voglio niente…io gridavo sempre "Gesualdo"…nient'altro…).
Come riporta onestamente la stessa ordinanza i collegamenti diretti tra voto extracomunitario e la lista del sindaco poi eletto non sono provati anche se viene descritto un clima generale di “caccia” al voto straniero che – ne sono certo – si replica paro paro per tutti gli schieramenti e in tutte le votazioni amministrative, a partire ovviamente dal Sud.
Questa riflessione deve essere approfondita perché svela la fragilità e la condizionabilità del voto degli “ultimi tra gli ultimi”: gli extracomunitari, spesso appesi al potere di vita (e in alcune parti del sud di morte) di chi governa le leve del potere. Al Nord come al Sud. Solo che al Sud le leve del potere sono in mano ad una cupola “mafiosopoliticoaffaristica” e questa operazione lo dimostra anche se mi meraviglia l’assenza dell’altro, fondamentale, ingrediente: la massoneria deviata.
r.galullo@ilsole24ore.com
2 – to be continued (la precedente puntata è stata pubblicata ieri)