Speravo che dal 23 dicembre 2012 ad oggi qualcosa fosse cambiato. Quel giorno il premier uscente Mario Monti presentò “Cambiare l’Italia, riformare l’Europa – Un’agenda per un impegno comune”. Anno nuova, vita nuova mi sono detto. Macché…
Quel che mi aveva fatto sperare dal 23 dicembre ad oggi – un lungo periodo festivo durante il quale i comuni mortali si sollazzano ma come noto i politici lavorano come matti – è il sottotitolo di quel manifesto di 25 pagine: “Primo contributo ad una riflessione aperta”.
In questo lungo periodo, vedendo che Monti era uno, bino e trino, onnipresente sui media, mi sono detto: quel “primo contributo” si sarà evoluto. Quella “riflessione aperta” si sarà arricchita di pregevoli contributi. Come i Pokemon, sui temi della legalità – precondizione per lo sviluppo socioeconomico di un Paese – quell’Agenda sarà diventata sì fitta di proposte da rallegrare l’Italia.
Invece no.
Dal 23 dicembre ad oggi, consultando il sito di Monti, seguendo i suoi discorsi, guardando le sue interviste, nulla di nulla.
Quel paragrafo dell’Agenda – due pagine alle qual ho dedicato già un primo post il 28 dicembre per la parte relativa alla corruzione e all’evasione fiscale – tale era e tale è rimasto. Evidentemente, mi son detto, nessuno tra i tanti amici su cui può contare, ha aiutato il professor Monti a stilare un Agenda di impegni sui temi della legalità e del contrasto alle mafie, davvero degna di un candidato premier. E dire che sarebbe anche affascinante confrontarsi sulle proposte, avendo per concorrenti un candidato premier come Antonio Ingroia che dalla lotta a Cosa nostra ha fatto una ragione di vita e un partito (forse alleato nel futuro) come il Pd che schiera l’ex capo della Procura nazionale antimafia (forse per rimediare al vuoto di idee espresse in questi anni). Quanto al Pdl e alla Lega, beh, lasciamo perdere. Lì trovare idee è come cercare un ago in un pagliaio.
“Giustizia, sicurezza, criminalità organizzata e mafie”: questo è il paragrafo – rigorosamente in coda all’Agenda – che chiunque può leggere consultando il sito programmatico di Monti. Una mondo sconfinato. Una prateria che avrebbe (e ha tutto il tempo di) potuto essere attraversata con la cavalleria rusticana.
Invece quel che si trova è, oltre al tema senza dubbio vitale dell’introduzione dell’autoriciclaggio (di cui ho già parlato nel post del 28 dicembre 2012), un vago accenno alla “disciplina sulle intercettazioni e una più robusta disciplina sulla prevenzione del conflitto di interesse”.
Di grazia, è lecito sapere come? Perché la disciplina sulle intercettazioni vuol dire tutto ma non vuol dire nulla. Idem sui conflitti di interesse. Cosa vuol dire disciplinare l’uso delle intercettazioni, strumento vitale per la lotta alle mafie? E’ lecito saperlo? Certo. E’ un obbligo spiegarlo e un dovere saperlo.
Per carità di Dio, come ho già avuto modo di scrivere il 28 dicembre, in nuce ci sono temi interessanti ma è come trovarsi di fronte ad una partita senza gol. Nessuno attacca per paura di scoprirsi mentre gli spettatori – gli italiani elettori – hanno bisogno di sapere come si “attaccano” illegalità e mafie: con quali strumenti e, dunque, quanto in profondità.
Interessante ad esempio è il passaggio in cui si legge che va abbassata “sempre più la quota di denaro contante che circola al di fuori del circuito legale e nutre i canali del riciclaggio”.
Interessante anche il passaggio sulla necessità di regolamentare i “giochi in concessione” (cioè il gioco d’azzardo legalizzato) e i “compro-oro” anche se mi sembrano accenni che per il gravame di interessi che trascinano (soprattutto il primo tema) non meritano una frase ma un approfondimento doveroso. Oltretutto il Parlamento (e il Governo ha inciso notevolmente) sul finir della legislatura ha ampliato anziché restringere la possibilità di vivere (e far morire) di gioco d’azzardo legalizzato.
Ancor più doveroso approfondire il discorso, appena accennato nell’Agenda, sulla stazione unica d’appalto in materia di lavori pubblici, che ha offerto prove, laddove sperimentata, non sempre convincenti.
Ugualmente doveroso prendere impegni (e non solo annunci) sul futuro dei beni sequestrati e confiscati alle mafie, che vanno in malora (o quasi) quando vengono tolti alle mafie. Questo è un campo battuto da anni con proposte lungimiranti di Libera, Assolombarda, Associazione nazionale degli amministratori giudiziari: basterebbe copiare.
Quel che però a me lascia perplesso è il passaggio finale del paragrafo dedicato alla lotta alle mafie. Quello in cui si legge che “dobbiamo tenere alta la guardia contro la progressiva infiltrazione delle mafie nelle zone dove erano meno presenti”. E si citano – ovviamente – le regioni del nord, a partire da Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia e poi il Lazio.
Ecco, come diceva un mio amico, le persone e dunque i programmi si giudicano dai dettagli. Qui, professor Monti, non siamo alle “infiltrazioni” ma al “radicamento profondo” dei capitali mafiosi nel nord, il vero cancro da estirpare per lo sviluppo di questo benedetto e al tempo stesso dannato Paese. La differenza tra i due termini non è un dettaglio. Mai come nel 2012 si è capito che chi di capitali mafiosi, in Italia e in particolare al Nord, si vive (cosche, clan, politica corrotta, classe dirigente collusa) e si muore (imprenditoria sana e società).
La mafia – come dice una grande imprenditrice siciliana, Marina Taglialavore – è “finanza, finanza e finanza”. Professor Monti non ci faccia sorgere il sospetto che l’Agenda si fermerà di fronte a questo “piccolo” scoglio. Il tempo per rimediare c’è.
r.galullo@ilsole24ore.com
2 –the end (la precedente puntata è stata pubblicata il 28 dicembre)