Cari amici di blog, come avevo ampiamente previsto finora nessun politico ha dato seguito alle riflessioni sullo stato comatoso nel quale si trova il Comune di Reggio Calabria.
Uno stato comatoso che ho descritto (per l’ennesima volta) in un post del 31 dicembre 2012 al quale ha fatto seguito un intervento, oggi 3 gennaio, di Demetrio Naccari Carlizzi (entrambi i pezzi sono in archivio).
A rispondere alle sollecitazioni di chi scrive e di Demetrio Naccari Carlizzi è stato il prof. Stefano Pozzoli, chiamato in causa dalle mie riflessioni e da quelle del politico del Pd.
Il prof. Pozzoli mi ha spedito una graditissima nota che rivela due cose: 1) la sua signorilità; 2) la difesa delle proprie posizioni che vedono il predissesto preferito al dissesto. Strada che – personalmente – detesto per una lunghissima serie di ragioni che ho esplicitato nel mio pezzo del 31 dicembre. Le riassumo con la principale di esse: il predissesto è l’ennesimo salvacondotto – costruito per l’ennesima volta a misura di amministratori da un Parlamento forte con i deboli e debolissimo con i poteri forti che del resto rappresenta – garantito a chi ha piegato il governo della cosa pubblica ad altri interessi. Una via d’uscita intollerabile. Chi ha sbagliato deve pagare. Punto. Il resto è solo ed esclusivamente gioco (interessato) delle parti.
E’ dunque con piacere che pubblico il contributo del prof. Pozzoli proprio nelle ore in cui le sezioni unite decidono sul futuro del Comune già sciolto – ricordo sempre – per “contiguità mafiosa”.
Una decisione che dovrà fare i conti con la la deliberazione adottata dalla Sezioni delle Autonomie nell'adunanza del 13 dicembre 2012 e depositata il 28 dicembre successivo, con la quale la magistratura contabile ha perfezionato le "Linee Guida per l'esame del piano di riequilibrio finanziario pluriennale e per la valutazione della sua congruenza (articolo 243-quater Tel commi 1-3)"».
A tal proposito Ettore Jorio, docente all'Università della Calabria, in un articolo sul Quotidiano della Calabria scrive: «Un provvedimento, questo, di fattura pregevole nel quale la Sezione Autonomia, dopo una attenta prefigurazione del neo-introdotto istituto del "predissesto" e della sua articolazione procedurale, cristallizza una interpretazione che, di certo, impegnerà le Sezioni regionali di controllo nell'assunzione delle loro decisioni. Stabilisce, infatti, la preclusione all'accesso alla procedura di riequilibrio finanziario a tutti quegli enti locali resisi già destinatari dell'assegnazione del termine per l'adozione delle misure correttive nel corso della procedura intrapresa ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 6, comma 2, del decreto legislativo 149/2011. Un assunto che verosimilmente anticipa, di fatto, le conclusioni cui perverranno, di qui a breve, le Sezioni riunite chiamate a decidere dalla suddetta deliberazione (309/2012), assunta dalla Sezione regionale di controllo calabrese, in relazione al Comune di Reggio Calabria, destinato oramai al dissesto».
Insomma il dissesto dovrebbe essere alle porte. Sarà così?
r.galullo@ilsole24ore.com
LA LETTERA DI POZZOLI
Caro Roberto,
visto che sono stato citato nel tuo blog, sia da te sia da Demetrio Naccari Carlizzi, entrambe persone che apprezzo e stimo, vorrei fare alcune precisazioni, così da meglio chiarire il mio pensiero.
1. Non ho mai affermato, ovviamente, che il bilancio del comune di Reggio Calabria fosse solido. Non penso ciò neppure del bilancio della Germania, figurarsi se sosterrei tale tesi per il bilancio di un qualsiasi comune italiano. Quello che ho sempre detto è che la realtà dei nostri enti locali è molto grave, al Sud come al Nord.
2. Non vedo contraddizione tra quanto ho detto nella più volte citata intervista su un giornale locale calabrese e i miei scritti e commenti sul Sole-24 Ore. Il pre-dissesto è la strada che io ritengo preferibile per i cittadini e le imprese di Reggio Calabria, per il semplice fatto che lascia aperte maggiori chance di vedersi riconosciuti i crediti che vantano nei confronti del Comune in tempi ragionevoli. Al tempo stesso è chiaro che per l’amministrazione Arena prima, e per il commissario Panico poi, il tentativo di evitare il dissesto ha rappresentato la strada meno dannosa per i cittadini ma più complessa per la loro persona, visto che si trovano ad amministrare un ente in situazione di grande difficoltà. A Calabria Ora io ho dichiarato: “il punto è che occorre tenere distinti gli interessi del Comune, visto come ente, da quelli della comunità reggina, fatta di cittadini e di attività imprenditoriali. Sul piano degli interessi della comunità, però, è chiaro che il dissesto è un disastro, perché si traduce nel congelamento dei crediti verso il comune per un periodo non prevedibile: il dissesto del comune di Napoli, ad esempio, è durato 10 anni. E, va aggiunto, non ha rimosso le cause degli squilibri strutturali dell’ente.
Dal punto di vista dell’ente si può discutere della convenienza o meno del ricorso al dissesto o alla procedura anti-dissesto prevista dal decreto enti locali. Ma è chiaro che la scelta del Governo, che ha scommesso oltre 800 milioni in tre anni sull’anti dissesto, è quella di evitare il default dei nostri comuni. E questo non per fare un favore a Napoli piuttosto che a Catania o a Reggio Calabria, ma nell’interesse della nostra finanza pubblica e di tutti gli italiani”. Qual è la contraddizione con quanto scrivo sul Sole-24 Ore di domenica scorsa? Sul Sole-24 Ore io ho rappresentato i problemi che la normativa, che io guardo con favore, comunque lascia aperti: in pratica si tratta di una norma di emersione che non “copre” né dai rischi di un successivo dissesto (o immediato dissesto, se non viene approvato il piano) né dalle conseguenze penali che l’emersione di un disavanzo prima celato può comportare. Anche in questo caso è una considerazione tecnica, perché tutte le norme di emersione (a partire per esempio da quelle fiscali) prevedono queste forme di copertura.
3. Il predissesto è notizia criminis? Sì, certo, è proprio quanto affermo nelle pagine del Sole 24 Ore di domenica 30 dicembre. Lo è in particolare per Reggio Calabria? No, perché le ipotesi di reato già c’erano tutte, a partire da quanto attestato nella relazione degli ispettori del Ministero dell’Economia e delle finanze e di quanto da costoro è stato comunicato alle Procure competenti. Il problema della notizia criminis nasce dove appunto la “notizia” prima non c’era, come a Napoli. Tutto questo, per inciso, è una prova ulteriore del fatto che l’opposizione fra il pre-dissesto come “regalo” per celare le responsabilità e il dissesto come “giusto castigo” per amministratori incapaci ha un certo appeal polemico ma scarsissime basi reali. A pagare il dissesto, com’è abbastanza
ovvio, sono prima di tutto cittadini e imprese.
Con stima e amicizia,
Stefano Pozzoli