Questi miei servizi sono stati pubblicati sul Sole 24 Ore mercoledì 21 novembre.
Li ripropongo per chi non avesse potuto leggerli sul quotidiano, alla vigilia di un delicato incontro, che avverrà domani, tra terna prefettizia e sindacati. In gioco il futuro degli stipendi ai dipendenti comunali.
Solo questo aspetto – ad una politica responsabile – dovrebbe dare il polso della drammaticità della situazione a Reggio Calabria, aggravata dalla rigorosa analisi della Corte dei conti sui conti municipali, espressa il giorno stesso dell’uscita di questI servizi.
Invece no. Il giorno dopo i miei articoli, deliranti comunicati stampa del centrodestra, hanno guardato al dito anziché alla luna: vale a dire la responsabilità di quanto sta accadendo non è di chi ha amministrato ma di chi denuncia e, cosa ancor più grave per il futuro democratico di questo Paese, di chi ne scrive. E’ come dire che se la Reggina dovesse retrocedere, la responsabilità non è di società, allenatore e giocatori ma dei tifosi.
Il centrosinistra, per non sfigurare di fronte a cotanta genialità, ha diffuso a sua volta deliranti comunicati stampa sull’ombra del dissesto finanziario che invece appare non solo sempre più probabile ma addirittura il minore dei mali.
Concludo invitando le forze politiche a commentare se e quando avessero voglia ma, soprattutto, idee da proporre.
La vedo dura.
Il bilancio del Comune di Reggio Calabria vivrà per anni una virtuale partita doppia. Lacrime e sangue nella sezione “dare”, imposte e tasse in quella “avere”.
Solo il tempo dirà se questo principio ragioneristico adattato alla nuova realtà amministrativa, farà rinascere un municipio sull’orlo del crack (i debiti accertati dal Tesoro a novembre 2011 erano di 160 milioni, valutazione sempre contestata dalla Giunta ma sembra che in realtà il deficit sia almeno doppio) e sul precipizio della bancarotta sociale. Le imprese chiudono, quelle rimaste vacillano, i negozi un tempo pieni si svuotano, gli investimenti languono, la disoccupazione galoppa e persino gli stipendi comunali sono a rischio. In questo quadro la ‘ndrangheta un po’ sta alla finestra ma un po’ soffia sul fuoco: come sul futuro delle società partecipate dal Comune, cassaforte del potere politico ed economico, come testimoniano le indagini del pm antimafia di Reggio Giuseppe Lombardo.
Il prefetto Vincenzo Panico, un lungo curriculum di servitore dello Stato da Venezia a Crotone passando per Napoli e Caserta, dal 15 ottobre è alla guida della terna che ha commissariato il Municipio dopo la decisione del Governo di scioglierlo, il 9 ottobre, per contiguità mafiosa. La decisione sul dissesto finanziario – sempre dietro l'angolo ma che la terna farà di tutto per scongiurare – sarà presa verosimilmente entro Natale.
Il suo ruolo non è facile e lo ammette anche lui, nella stanza che un tempo fu del sindaco Demetrio Arena che, contro lo scioglimento, ha annunciato ricorso al Tar. Che Panico voglia troncare con tutto quello che è alle spalle, traspare dalle prime battute. “Guardo solo al presente e il futuro – dice al Sole-24 Ore – e non rappresento in alcun modo il passato di questa città”. Una presa di distanza chiarissima che non è polemica né dialettica politica ma solo lo spartiacque tra quel che è stato e quel che sarà. Un futuro, appunto, che ricorda la cura-Monti: lacrime e sangue per evitare la bancarotta sociale ancor prima che economica, nell’ottica di far partire quanto prima gli investimenti.
Al primo punto del programma del prefetto Panico – che attende l’ingresso di un pool di esperti, oltre al prezioso lavoro sui conti di Dante Piazza, anche lui commissario e dirigente dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato – c’è la lotta all’evasione fiscale. Una mossa obbligata e, al tempo stesso, disperata in una città che ha tassi altissimi di “furbi”.
Lo dimostra un'inchiesta del Sole-24 Ore del lunedì del 19 novembre, che colloca Reggio al quarto posto tra i peggiori Comuni nella riscossione: i consuntivi 2010 dimostrano che, tra entrate tributarie ed extratributarie, il Municipio deve ancora incassare 165,2 milioni. In media, dunque, ogni abitante deve al Municipio 885,56 euro.
“Non c’è altra strada – spiega Panico – che attrezzare seriamente il Municipio per recuperare quanto non è stato riscosso in questi anni. Introdurremo anche il ravvedimento operoso che tende una mano ai contribuenti morosi. Contemporaneamente, però, siamo obbligati dalla legge ad elevare al massimo i tributi esistenti”.
“Tutto ciò non è sufficiente – continua nel ragionamento Panico – ed infatti stiamo procedendo con la pulizia dei conti, tagli agli sprechi, riorganizzazione della macchina amministrativa, nuovi protocolli di legalità e revisione dei contratti. Vogliamo sapere chi sono i creditori del Comune e per quali importi. E’ chiaro che se i loro legali decidessero di emettere nei nostri confronti decreti ingiuntivi di pagamento o pignoramento, progetti e propositi sarebbero immediatamente azzerati ma ho comprensione e sostegno dei professionisti e dalle associazioni datoriali perché capiscono che sarà presentato un rigoroso pianto di rientro dal debito”. Non sarà facile: per dare un’idea, la sola Enel vanta un credito di circa 15 milioni (più mora e interessi) dal quale sembra intenzionata a rientrare al più presto.
Basterà questo obbligato e doveroso programma fatto di lacrime, sangue, tagli, revisioni, tasse salate e riscossioni coattive a tonificare una città allo stremo? No, visto che il rilancio passa dagli investimenti e non si può certo dire che la terna prefettizia – il terzo commissario è il viceprefetto Giuseppe Castaldo – non ne sia conscia. Ma quelle mosse sono obbligate sulla scacchiera del disastro contabile. “Fatto questo – conclude Panico – potremo programmare degli investimenti e far ripartire quelli bloccati”.
La speranza è che Reggio sappia o possa, nel frattempo, resistere.
NACCARI: “BILANCIO GONFIATO A SPESE DELLO SVILUPPO”
Bilancio gonfiato. Come quando si esagera con gli estrogeni ai bovini o con gli steroidi agli sportivi: il rischio è per la salute. In questo caso dei conti.
Di questo parla Demetrio Naccari Carlizzi, 45enne avvocato reggino, ex sindaco facente funzioni nel Comune di Reggio Calabria ed ex assessore regionale al bilancio nella Giunta Loiero di centro-sinistra.
Un tecnico che – al netto della guerra che il Pdl gli fa per alcune vicende giudiziarie e di cronaca nelle quali è coinvolto
e per le quali chiede da tempo di essere ascoltato dai pm per ribaltare le accuse – sa far di calcolo. “Anche per l’esercizio 2011 e per quello in corso – dice – si adotta lo stesso sistema di utilizzare anticipazioni di cassa al di fuori di ogni previsione normativa. I dati segnalano un utilizzo per il 2011 di 99, 7 milioni, superiore ai 43 milioni fissati dalla legge e tra l'altro rimborsati per soli 76, 7 milioni. Chiaramente è reato nelle altre parti d’Italia ma a Reggio i revisori scrivono a corredo del rendiconto 2011 che la ragioneria sostiene dai “dati extra contabili in proprio possesso” che il Comune non sia in predissesto!”.
Insomma: Reggio è in una drammatica situazione economica causata dal sostanziale default del Comune che ha azzerato l’economia cittadina visto che quest’ultima dipende in gran parte dal “polmone” finanziario municipale. “Dobbiamo sperare che il piano della lotta all’evasione fiscale spiegato al Sole-24 Ore dal prefetto Panico funzioni – spiega Naccari Carlizzi – anche perché si parte da un dato drammatico. A fronte di entrate tributarie annue per circa 95 milioni il Comune ne riscuote appena 17, il resto sono crediti insussistenti o di difficile esazione se non con un significativo esborso in termini di risorse. Negli ultimi 2 anni è stata già chiesta quasi una triplicazione di tributi e canoni mentre sono stati tagliati servizi importanti o si sono abbassati gli standard di quelli essenziali sotto la soglia minima. Mentre i dati di bilancio sembrerebbero suggerire una città di evasori visto che il debito con il Comune è di 2.684 euro per nucleo familiare al netto dei debiti fuori bilancio, sappiamo che quelle previsioni di entrata non sono realistiche anzi per nulla”.
Critica si ma soprattutto proposta: “I target su cui lavorare – spiega infatti Naccari Carlizzi – sono diversi. Il primo è ridurre la spesa corrente che dai 55 milioni del 2002 è esplosa senza criterio sino a superare i 174 milioni del 2011. Deve essere ridotta drasticamente riportando sotto controllo tutte le convenzioni (dalle società miste alla gestione dei servizi), i costi della governance (eliminando alcune partecipazioni e cda), aumentando la produttività interna del Comune (eliminando il sistematico ricorso a professionalità esterne), il tutto in una logica economica che riporti regolarità nei pagamenti e negli stipendi dei dipendenti delle partecipate”.
Spunti validi ma senza una visione strategica i buoni propositi stanno a zero. “Ed infatti il secondo asset su cui lavorare – spiega Naccari Carlizzi – è la ripresa degli investimenti per completare l’infrastrutturazione della città utilizzando le risorse residue del decreto Reggio e quelle comunitarie presenti nel Por Calabria, con un impegno ad accelerare gli interventi per bloccare la perdita di addetti che in particolare nell’edilizia è diventata insopportabile”.
Il terzo livello sui cui intervenire, secondo il politico del Pd, è la veloce riallocazione delle risorse vincolate e trasferite per le opere pubbliche in itinere, “distratte per finanziare la spesa corrente, al fine di evitare il fallimento di alcune imprese e la ripresa dei lavori interrotti”.
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