Questo mio servizio è stato pubblicato sul Sole-24 Ore venerdì 11 ottobre. In seconda edizione – la ribattuta notturna – è uscito in orma ridotta. Anche per questo (oltre che per i lettori che purtroppo non acquistano il Sole-24 Ore) lo ripropongo oggi sul blog.
Il grimaldello per entrare nei lavori pubblici milanesi l’avevano individuato: le coop. Quelle già attive e quelle da costituire ad hoc. Il giorno dopo l’arresto dell’assessore regionale alla Casa Domemico Zambetti, le carte della Procura continuano a raccontare come le cosche calabresi, che avrebbero aiutato il politico nella sua ascesa, contavano di andare all’incasso.
Emerge soprattutto il ruolo di Eugenio Costantino, che gli inquirenti ritengono un ufficiale di collegamento tra varie ‘ndrine calabro-lombarde. Al rispetto del patto stipulato con Zambetti – voti in cambio di soldi e della promessa di lavori – ci avrebbe pensato proprio lui. Come? Innanzitutto attraverso le cooperative di un altro soggetto calabrese, ritenuto vicino alla cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti.
Costantino è sicuro di «avere in pugno» l’assessore. Intercettato il 13 maggio mentre parla con un altro indagato, si lascia andare sulla possibilità di ottenere agevolazioni nell’assegnazione degli appalti banditi dalla Regione. «…Se a Zambetti gli diciamo, Mimmo guarda che c’è quel lavoro – dice ad un certo punto – che ce lo devi far fare, adesso tu sai che c’è l’Expo, lui ci può aiutare e li guadagniamo tutti noi…ma noi dobbiamo dirgli che c’è il bando e lui farà di tutto per farcelo avere anche perché noi le imprese ce le abbiamo, le cooperative ci sono…. Lui ci aiuta, non è una persona cattiva…».
Non si sa da dove arrivasse la certezza che Zambetti potesse davvero incidere sui lavori che gravitano intorno al polo espositivo, fatto sta che l’”ufficiale” delle cosche non si ferma. Punta e spara sempre più in alto. Resta da capire se con cognizione di causa o se “spara” per millantare, visto che l’ordinanza racconta anche di come l’assessore stesse affidando appalti ad un’impresa di trasporti di Rho il cui titolare non si era speso per raccogliere voti a suo favore. Ad un certo punto, a fronte dell’interlocutore che gli ricorda come l’assessore «ci deve dare le costruzioni», Costantino, parlando di appalti, alza la posta: «Gli devo dire tutti, me ne fotto che non è costruzioni, a noi può darci di tutto, di facchinaggio, di manutenzione, costruzioni…noi abbiamo le ditte dove rivolgerci…e ci prendiamo la nostra parte ».
I lavori di subappalto e subfornitura per Expo 2015 sono un pallino fisso, visto che quando pensa alle elezioni comunali in corso a Rho, per le quali il suo gruppo aveva messo a disposizione un pacchetto di voti, a Costantino volano ugola e sogni: «…Rho è l’Expo…la fiera è sotto Rho…».
Molte le certezze del faccendiere, compresa quella di poter allargare la sfera di influenza fino a Bergamo, altro pallino fisso. Da lì è stato cacciato e lì vuole ritornare a fare affari, a partire dal recupero estorsivo dei crediti nei confronti degli imprenditori. Parlando al telefono con il solito affiliato di Oppido Mamertina (Rc), afferma: «questo adesso lo prendiamo…adesso lo prendiamo non ti preoccupare!…ascolta noi a Bergamo abbiamo sempre guadagnato bei soldi no? Adesso ci riprendiamo intorno la piazza di Bergamo, tanto a Bergamo non c’è nessuno, sempre noi ci siamo volendo, sempre noi». E’ evidente, si legge nell’ordinanza, l’intenzione di allargare la zona di influenza della cosca.
Tra intenzioni e propositi, ieri si è avuta qualche certezza in più su un’altra indagine, questa volta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro (si veda il Sole-24 Ore di giovedì). L’accelerata che il pm Pier Paolo Bruni ha dato alle perquisizioni in mezza Italia, si deve proprio al rischio che la cosca Mancuso di Limbadi stesse facendo sparire i documenti che comproverebbero le infiltrazioni della potente cosca del narcotraffico internazionale negli appalti in Lombardia.