In questi giorni in cui si scrive del presunto acquisto di voti in cambio di soldi, lavori e favori, che ha visto protagonista l’ex assessore alla Casa della Regione Lombardia, Domenico Zambetti, si è parlato molto del “pizzino” che gli è stato mandato da alcuni indagati in odor di ‘ndrangheta. Un “pizzino” intimidatorio e violento che serviva per convincerlo a sborsare il denaro pattuito in cambio dei voti visto che, ad un certo punto, il politico sembrava voler fare un passo indietro.
Da giorni sto seguendo per il Sole-24 Ore la vicenda. Sul quotidiano mi soffermo e scrivo ovviamente degli aspetti di economia criminale, lasciando invece a questo umile e umido blog gli aspetti sociologici della vicenda.
Per questo motivo ho deciso di riprodurre integralmente l’intercettazione con la quale, il 18 marzo 2011, due indagati – Eugenio Costantino e il suo aiutante Ciro Simonte – parlano di questo famoso pizzino che altro poi non sarebbe che una lettera dalla quale traspare – ed è questo il motivo per cui ho deciso di pubblicarla – il disprezzo delle mafie per la politica. E dalla quale traspare, in filigrana, la dipendenza che la politica ha sempre più nei confronti di chi può garantire (o millantare) una messe di voti.
Anche in Lombardia, insomma, non sono più i mafiosi che bussano a corte ma avviene il contrario. Sempre che le accuse siano provate.
LA TELEFONATA
Costantino: …hai visto quel pisciaturu (uomo di poco conto, ndr) di Zambetti come ha pagato…eh….lo facevamo saltare in aria…Cirù…eh…tu l’avevi letta la lettera che gli hanno mandato
Simonte: Sì…il pizzino
Costantino: no…gli hanno mandato una lettera dopo…tramite me…che quando l’ha letta, figlio mio…le orecchie si sono in criccate così…e fino a quando non ha risolto il problema…che lì gli è andato…lu diabete…ahhh, gli abbiamo mandato una lettera…talmente scritta bene e talmente con tanti di quei…cioè gli hanno fatto…si vede che avevano gente laureata nel gruppo, gli hanno fatto la cronostoria di come sono…come sono iniziate le cose, di come erano i patti e di come andava a finire…quindi…si è messo a piangere oh…davanti a me e a zio Pino
Simonte: pure l’altra volta si è messo a piangere…quando andammo io, tu e zio Pino
Costantino: allora l’avevi letta quella lettera!
Simonte: il pizzino, io mi ricordo il pizzino…e allora c’ero anche io, ci stavo anche io
Costantino: …e piangeva…per la miseria…si è cagato sotto…cagato completo…totale…ogni tanto, solo così possiamo prenderci qualche soddisfazione…perché il potere lo hanno i politici e la legge, però ogni tanto vaffanculo, con l’aiuto degli amici, una soddisfazione ogni tanto ce la prendiamo…vaffanculo…lui lo sai quante persone fa piangere?…e ogni tanto piangono anche loro, ma solo così, Ciro, non c’è altra alternativa che puoi farli piangere…ecco perché io sarò sempre dalla parte della delinquenza.
Credo che quest’ultima frase sia decisiva: loro, i politici fanno piangere le persone e noi, i mafiosi, stiamo per questo motivo dalla parte della delinquenza.
La domanda è: ma qual è la differenza?
r.galullo@ilsole24ore.com