Caso Rappoccio 6/ Scrive il Gip: “Il consigliere arrestato è assolutamente indifferente all’indagine della Procura di Reggio”. Perchè?

La scorsa settimana il Gip del Tribunale di Reggio Calabria Vincenzo Pedone ha negato con un'ordinanza motivata in 6 pagine gli arresti domiciliari a Antonio Rappoccio, il consigliere regionale di centrodestra arrestato qualche giorno prima per una serie di simpaticissimi reati.

Orbene, per la vicenda Rappoccio rimando ai 5 precedenti articoli (pubblicati su questo umile e umido blog il 29, 30, 31 agosto e 1 e 2 settembre).

Nelle sei pagine dell'ordinanza del Gip Pedone c'è un passaggio che a me – giornalista cialtrone come dice di me il luminare Ciccio-Peppe Scopelliti e analista di modestissime capacità intellettive come dicono di me figuri che, come dice mia suocera, non toccherei neppure con una canna da pesca per paura di contaminazioni – appare illuminante del modo in cui negli anni la classe politica calabrese tutta ha saputo di poter operare negli anni (ergo: chi ha voluto deviare ha trovato terreno fertile).

Leggetelo bene insieme a me perchè è una lezione che l'Italia tutta deve mandare a memoria nei giorni in cui il Pd e il Fli – con due mozioni pressochè identiche – si rendono conto, in fin dei conti solo con qualche decina di anni di ritardo, che la Calabria è ormai diventata un caso di scuola (chirurgica aggiungerei, dal momento che è la gamba in cancrena di questa Italia morente). Peccato che al Parlamento – che ieri ha assistito alla presentazione della mozione del Pd – non interessi  nulla: l'Aula era vuota. Se non interessa al Parlamento vuol dire che non interessa all'Italia!

Scrive il Gip a pagina 3: "…l'atteggiamento del Rappoccio dimostra che l'uomo ancora non demorde, è tuttora portatore di quel "callido disegno criminoso" perseguito nel corso degli anni, ed astutamente modulato attraverso la creazione di nuove società subentranti a quelle oggetto di attenzioni da parte della stampa, disegno che gli ha consentito di illudere centinaia di giovani e le rispettive famiglie circa la possibilità di conquistarsi un posto di lavoro.

Non ha mostrato alcun segno di resipiscenza, così come non lo ha avuto, ed ha continuato a imperterrito nel perseguire i suoi fini criminosi, allorchè la stampa prima, sin dal novembre 2008, ha iniziato ad avanzare delle perplessità sulle sue iniziative e l'avvocato Chizzoniti dopo, lo ha accusato esplicitamente di corruzione elettorale.

Per tacere dell'indagine nei suoi confronti che lo ha lasciato assolutamente indifferente.

Non v'è dubbio che un mutamento di regime custodiale gli consentirebbe di continuare a tessere la sua malefica ragnatela".

Prima di soffermarci sul "cuore" dell'analisi, consentiamoci un passaggio su quella illuminante e colta definizione attribuita a Rappoccio ma – credetemi – valevole per una gran parte della politica criminale calabrese: "callido disegno criminoso". Sublime.

Per i latini callida era la mano che si incallisce – appunto -  per lunga fatica e dunque è in grado di saper fare, per la lunga pratica, bene una cosa come nessun altro. Da qui il "callo". Callida – per analogia del colto giudice – è la mente che per lunga esperienza ha acquistato una perfetta conoscenza del mondo. Perfetta conoscenza del mondo: nessuna spiegazione può raggiungere l'elevazione di questa.

Callido – dunque astuto, sagace, scaltro, (quasi) perfetto – appare al Gip il disegno di Rappoccio che – e ora invocando Nostro Signore richiamo la vistra massima attenzione – "è assolutamente indifferente" all'indagine della Procura nei suoi confronti.

Quel termine e quel filo logico – statene certi – non sono stati usati a caso ma studiati alla virgola. Così come alla virgola è stato studiato il subliminale richiamo (dal latino sub, "sotto" e limen, "soglia", vale a dire una percezione fatta propria non dalla vigile attenzione ma dal subconscio che alberga in tutti noi) del Gip Pedone alla stampa a non spegnere i riflettori e continuare a tenere la luce accesa su questa vicenda per la quale molti – ma non l'avvocato Aurelio Chizzoniti al quale va il merito di averlo capito per interessi personali (è il primo dei non eletti e dunque teorico subentrante in consiglio) o per senso alto della Politica non so e non me ne frega neppure nulla – continuano a guardare il dito (l'arresto) e non la luna (ciò che accade nella magistratura reggina).

Non ci credete? Siete come San Tommaso? E allora beccatevi 'sti altri passaggi a pagina 5 dell'ordinanza con la quale il Gip spiega ancora perchè di domiciliari non se ne parla proprio: "….il Rappoccio ha manifestato una notevole tensione al delitto ed una particolare spregiudicatezza nel persistere nell'intrapresa attività criminosa, nonostante la consapevolezza di frequenti denunce della stampa….". E ancora dopo poche righe: "…le modalità operative dell'associazione promossa dal Rappoccio e volta a captare e condizionare il consenso elettorale di centinaia di giovani disoccupati, non potendosi escludere che l'indagato rimasto "assolutamente indifferente" all'indagine svolta dalla Procura della Repubblica reggina, possa continuare…".

Nell'originale quell' "assolutamente indifferente" all'indagine dei pm reggini è evidenziato…e un motivo ci sarà!

Il punto – signori miei – è proprio questo. Sottovalutarlo sarebbe un drammatico errore. Perchè – ripeto: perchè – un politico che viene arrestato in Calabria è "assolutamente indifferente" ad un'indagine di una Procura della Repubblica e se ne sbatte allegramente gli zebedei delle puntuali ed estenuanti denuncie di un altro politico e se ne fotte di quei cani (da guardia) che sono i giornalisti?

Le risposte possono essere tante ma il discrimine tra l'una e l'altra è profonda quanto il baratro nel quale sta scivolando la Calabria.

Proviamo a ridurre le possibili e diverse tipologie a sintesi:

1) perchè un politico arrestato può essere criminale nell'anima e dunque del tutto indifferente a qualunque cosa accade nel mondo

2) perchè un politico arrestato sa di poter contare su una rete di protezione globale che gli promette (e fin che può, mantiene) perenne impunità.

E se quest'ultima ipotesi è valida, attenzione, vale per un'intera classe politica e un'intera classe dirigente che sa di poter contare – in un determinato periodo storico – sull'impunità e sul libero agire criminale. 

Quando parlo di rete di protezione globale intendo proprio dire che in Calabria (all'ennesima potenza), in vaste aree del Sud e d'Italia, i politici possono ormai contare su un humus esattamente contrario a quello che dovrebbe supportare l'arte del buon governo.

Se quest'ultima è fatta di valori alti e atti finalizzati alla sublimazione della collettività amministrata, in Calabria l'humus nel quale pascola indisturbata la politica è fatta di connivenze, corruzione e senso di impunità ai più alti livelli.

Ma in realtà – attenzione perchè quel che sto per scrivere fa strame della coscienza civile della Calabria – basta anche la semplicissima indifferenza, il "voltarsi dall'altra parte" come ha  riassunto efficacemente alcuni giorni fa l'amatissimo (notate l'ironia?) pm Giuseppe Lombardo, per avere contezza e certezza di quell'impunità. Un humus che – anzichè bruciare le aspirazioni di quanti quei disvalori coltivano – li fa crescere rigogliosi.

La Calabria – Reggio
in particolare – è il regno dell'impunità e per questo in questa regione, anzichè sentirsi il fiato sul collo di un'indagine devastante come questa, qualcuno può permettersi di essere "totalmente indifferente" a ciò che fa la Procura. Vale solo per i politici? Certo che no. Un'intera classe imprenditoriale parassita, un'intera classe dirigente asservita e un intero esercito di professionisti colluso ha tratto vantaggio di questa oasi di impunità che viene "bagnata" dai Maestri Illuminati che si riparano dalla troppa luce che filtra nelle logge deviate.

Venghino siori, venghino in Calabria.

Esentasse (si paga solo il 3% ai boss) e sede della vera casa della libertà: ognuno fa il cazzo che gli pare, tanto chi gli dà fastidio…

Insisto dunque su un punto – al netto delle risibili mozioni politiche di Pd, Fli e chi più ne ha più ne metta – già espresso: non sarà il caso, come richiede l'avvocato Chizzoniti e come, umilmente, sto chiedendo da molto tempo prima, che la Procura generale della Cassazione e/o il ministero della Giustizia mandi i propri ispettori per capire cosa sta accadendo (da anni) in quel Palazzo di Giustizia?

Leggo dal bravo collega (cialtrone) Lucio Musolino sul Corriere della Calabria che sarebbe questione di tempo. Li mandano proprio ora che per il cambio al vertice nella Procura di Reggio si stanno sparando le cartucce finali? Se così fosse qualcuno potrebbe leggerla – quell'ispezione – come un'interferenza o, peggio, come una scelta di campo devastante per il presente ma anche per il passato (e per il futuro? Dipende).

Non so. So solo che quando arriverà sarà comunque troppo tardi, ammesso e non concesso che avvenga con il crisma di non guardare in faccia a nessuno e punire chi c'è da punire e capire quel che c'è da capire. L'ultima ispezione ministeriale a Reggio – correva il 1995 – portò più danni che benefici e, in piena ispezione, ci furono scontri verbali violentissimi tra magistrati e ispettori!

Se non si eliminano le cause tutto resta come prima. Sappiamo come – spesso – avvengono certe ispezioni: ricordano quelle che facevano quando ero militare, lo sapevi da giorni e la caserma agli occhi degli ispettori sembrava Buckingam Palace!

Non sarà inoltre il caso di "commissariare" – come sto chiedendo da anni su questo blog molto prima dunque che Ernesto Galli Della Loggia scoprisse il 27 agosto sul Corriere della Sera l'acqua calda – le Istituzioni calabresi con dei tecnici o "affiancarle" laddove la sostituzione non è possibile (in teoria, infatti, in Calabria il voto è libero e dunque gli eletti lì sono e lì debbono ahimè rimanere)?

E' forse un tabu?  No è una necessità. Persino la Cgil Calabria – leggo – l'8 agosto la pensa allo stesso modo. «La Cgil – si legge in una nota – nei prossimi giorni, dalla Conferenza del Sud, lancerà le proprie proposte e qualora i dati confermassero questo allarme chiederà il commissariamento ad acta della Regione nella gestione dei Fondi Comunitari per evitare una situazione fallimentare disastrosa per l'economia calabrese».

Per i fondi comunitari i commissari vanno bene e per il resto no? Meditate, gente, meditate.

Bene. Mi fermo qui ma torno…prestissimo. Indovina indovinello: quanti nelle stanze del potere della cupola mafiosopoliticomassonicodeviata sull'asse Roma-Reggio Calabria saranno contenti di (ri)leggermi?

r.galullo@ilsole24ore.com

  • Lilla |

    Forse è rimasto di sale perchè non pensava di venire colpito (perchè gli altri no?) e non sa come uscirne.
    Ma perchè ti meravigli?
    Non si possono coltivare le fragole in una giungla.

  • bartolo |

    4 o è colpevole marcio e sa perfettamente che ha ottime possibilità di farla franca conoscendo bene gli uffici giudiziari del tribunale reggino che guai quando prendono sotto gli innocenti

  • giuseppe |

    3 ho puo’essere innocente e ha fiducia nella giustizia

  • bartolo |

    oppure perché in calabria a terrorizzare veramente è solo l’agguerrita macchina infernale dell’antindragheta. e lui, sotto questo profilo, è tranquillo: ad estorcere i voti con l’inganno ai poveri disperati ci ha pensato in proprio; sempre che i fatti criminis trovino conferma. e comunque, almeno in questo, bisogna apprezzarlo: è certamente da preferire, rispetto ai propri colleghi che, spudoratamente, li appaltano alla ndrangheta. in tal caso, forse, chizzoniti non avrebbe neppure denunciato. a meno ché, non si convenga che la ndrangheta non è altro che un agglomerato di paralitici-disadattati-cialtroni, al cospetto di cotanta finezza che si riscontra tra i corridoi delle diverse procure.

  • matteo |

    non è che Rappoccio si sente sicuro semplicemente perchè sa che la giustizia italiana è totalmente inefficiente e spaventosamente lenta , al netto di loggie e cupole ?

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