Caso Rappoccio 5/ Chizzoniti contro la Procura di Reggio: “Padre perdona loro perchè (non) sanno ciò che fanno” e cita Lombardo e Gratteri

Ricevo e molto volentieri pubblico la controreplica – giunta da poco sulla mia mail – dell'avvocato Aurelio Chizzoniti al procuratore facente funzioni di Reggio Calabria Ottavio Sferlazza.

Rimando – per il "caso Rappoccio" al quale questa lettera fa riferimento – ai post che ho pubblicato su questo blog il 29, 30, 31 agosto e 1° settembre. In particolare – per completezza e facilità di lettura – ricordo che la dura replica di Sferlazza ai dubbi sollevati da Chizzoniti sulla gestione del "caso Rappoccio" nell'intervista al collega Consolato Minniti di Calabria Ora, è stata pubblicata sul post del 31 agosto.

In questa durissima controreplica – che lascia aperti scenari incredibili nello scontro in atto nella magistratura e nella politica reggina – un passaggio sintetizza tutto il pensiero di Chizzoniti: quello in cui testualmente asserisce che comprende il disagio del sostituto pm Giuseppe Lombardo che "non intende girarsi dall'altra parte".

Non solo Chizzoniti nella sua controreplica ribadisce tutte le accuse alla Procura di Reggio ma – se possibile – aggiunge carichi da novanta sul lassismo della stessa e sull'accanimento terapeutico nei confronti di magistrati come Cisterna, i fratelli Macrì e Mollace. La sfida di Chizzoniti – riassumbilie nelle domande a raffica che pone a Sferlazza e nel virtuale faccia a faccia che intrattiene con Pignatone Giusepppe, ex capo della Procura - è addirittura sfrontata. Delle due l'una: o è pazzo o ha ragioni da vendere. Non sta a me deciderlo.

C'è da giurare che non sarà l'ultima puntata mentre nel frattempo, per la cronaca, vi informo che il consigliere regionale Antonio Rappoccio, arrestato, nelle sei ore di interrogatorio ha scaricato tutte le responsabilità su un suo collaboratore il quale, a sua volta, ha preannunciato querela.

Tutto sommato l'aspetto meno interessante della partita che – nell'indifferenza totale di politici, intellettuali e società civile calabrese e italiana – si sta giocando nella magistratura e nella politica reggina.Buona lettura

 

r.galullo@ilsole24ore.com

5- to be continued  

(le precedenti puntate sono state pubblicate il 29, il 30 il 31 agosto e il 1° settembre)

LA LETTERA DELL'AVVOCATO CHIZZONITI A SFERLAZZA

Un apprezzato scrittore francese, G. Bernanos, sosteneva che  "la peggiore disgrazia che possa capitare ad un uomo è essere soddisfatto di sé". E’ quanto accaduto al Dott. Sferlazza impegnato ad inseguire ultra vires la chimera della ricostruzione di una improbabile verginità della Procura della Repubblica con riferimento al caso Rappoccio. Missione impossibile anche per una esperta équipe di specialisti in chirurgia plastico-giuridica.

Infatti, il Dott. Sferlazza, quando conclama la tempestività delle indagini ancorandola alla denuncia da me presentata in data 17/06/2010, non si accorge di autocertificare invece l’inconfutabile congruo lassismo investigativo avendo letteralmente ignorato le denunce della stampa locale a firma Patrizia Labate dal novembre 2008 fino al 26 marzo 2010 "riaperta la fabbrica dei corsi fantasma". Ovvero abbondantemente prima della campagna elettorale regionale. Una reiterata notitia criminis denunciata urbi et orbi dalla stampa locale ma che incredibilmente non ha lambito la curiosità investigativa che anche una massaia, come diceva il Magistrato Agostino Cordova, avrebbe avvertito.

Attraverso un singolare concetto della celerità processuale la Dott.ssa Labate viene interrogata l’08/11/2011 ovvero tre anni dopo rispetto al primo articolo ed "appena" due anni e messo  rispetto a quello del 26/03/2010. Non a caso il Dott. Scuderi nel provvedimento avocativo a pag. 22 stigmatizza duramente la Procura sottolineando come nel caso Rappoccio non siano esistiti "coni d’ombra", aggiungendo sempre a pag. 22 che "senza l’esposto di Chizzoniti, Rappoccio avrebbe potuto continuare indisturbato (sic!) a delinquere". Soccorre sul punto "l’arte di annacarsi", libro scritto dal siciliano Roberto Alajmo, che agevola la conoscenza della differenza fra indagini di facciata e di sostanza. Soprattutto con riferimento alle imputazioni, minimali, riduttive contestate a Rappoccio e correi consentendo l’esercizio, per oltre due anni, delle funzioni istituzionali fraudolentemente conseguite attraverso un ingiusto vantaggio elettorale.

Si dirà dell’aggravante ex art. 7 L. 291/91 contestata all’ingenuo Zappalà, ma quando si è presentata l’occasione per verificare l’eventuale sussistenza della prefata aggravante, avvalendosi correttamente del verbale illustrativo sottoscritto dal pentito Lo Giudice, questo è stato letteralmente congelato nei confronti di Rappoccio e di altri politici. Salvo a rivitalizzarlo "tempestivamente" contro i Magistrati Alberto Cisterna, Vincenzo e Carlo Macrì, Francesco Mollace ed anche nei confronti di un Ufficiale dei Carabinieri.

Dott. Sferlazza vuole spiegare come mai le dichiarazioni del pentito Lo Giudice vengono considerate "generiche" quando coinvolgono  Rappoccio e tantissimi altri politici reggini e poi diventano doviziose nei confronti di Magistrati ed Ufficiali dei Carabinieri? E chi mai Dott. Sferlazza ha parlato di voto di scambio ex art. 416-ter con riferimento al verbale Lo Giudice? E da quando in qua le dichiarazioni rese da un aspirante collaboratore di giustizia – ex art. 16-quater D.L. n. 8/91 e succ. int. – "utili alla ricostruzione dei fatti e delle circostanze sui quali viene interrogato" non vengono doverosamente esplorate così come prevede l’art. 326 c.p.p. "per le determinazioni inerenti all’esercizio dell’azione penale"? Come si può assolvere all’obbligo di cui all’art. 112 della Costituzione se non si realizza la pre-condizione investigativa che nel caso Lo Giudice – Rappoccio ed altri è stata governata all’insegna  di una inguaribile forma di strabismo investigativo? Perché, visto che Rappoccio, alla data del 07/04/2011, era indagato proprio per corruzione elettorale nel processo 6210/10, acquisite le dichiarazioni di Lo Giudice non è stato approfondito l’argomento anziché chiudere trentacinque giorni dopo (13/05/2011), con sospetta frettolosità, le indagini su Rappoccio?

E’ incredibile come chiunque arrivi in città capisca immediatamente che per vivere benissimo a Reggio e soprattutto per far carriera è bene comportarsi da turisti!

Ma non finisce qui. Dott. Sferlazza visto che Lei si nasconde dietro il paravento
delle pur possibili diverse valutazioni rispetto alle imponenti motivazioni del provvedimento avocativo, perché si è prodotto in una inedita paraimpugnazione mediatica dell’avocazione rinunciando a ricorrere in Cassazione? Scarsa fiducia nell’Organo di Legittimità o fondato timore di collezionare un’altra figuraccia? La verità, esimio Dott. Sferlazza, è che la Procura di Reggio in ordine al processo n. 6210/10, dopo ben undici mesi di indagini (si fa per dire), quasi timorosa di danneggiare Rappoccio, si è limitata alla timida contestazione della corruzione elettorale semplice (art. 86), con pena non superiore ai tre anni. Semplicemente vergognoso poiché io Dott. Sferlazza, Dott. Musolino e Dott. Pignatone vi ho costretti a rimangiarvi tutto, tant’è che a seguito delle mie veementi reazioni, accostate ai chiarimenti sollecitati dal Dott. Scuderi, nel contesto della prima istanza di avocazione (rigettata), avete innestato una invereconda ed eloquente retromarcia. Riemettendo in data 04/11/2011 un nuovo avviso conclusivo delle indagini e contestando – ob torto collo –, dopo ben diciotto mesi, la corruzione elettorale aggravata continuata di cui all’art. 87 DPR 570/60. Un incidente di percorso che però non è stato l’unico. Un altro è stato dedotto all’udienza preliminare del 26/01/2012 del processo 6210/10 proprio dalla stessa Procura attraverso il Dott. Francesco Tripodi Sostituto delegato che ha esclamato ad alta voce "perché non è stato contestato il reato di truffa?". Non può negare Dott. Sferlazza che sia nel processo n. 6210/10 che in quello stralcio n. 837/11 la Procura non ha disposto una sola perquisizione, accesso agli atti, acquisizione di computers, intercettazioni telefoniche ed ambientali, nulla sul terreno degli strumenti di ricerca probatoria quotidianamente utilizzati. Accertamenti, guarda caso, poi disposti dal Dott. Scuderi che in due mesi – fra l’altro balneari – ha impartito una lezione di correttezza investigativa ribaltando un processo opportunamente assopito e dopato. Al punto che la Procura è rimasta impassibile anche quando Tommasini Presidente dell’Iride Solare, ha consegnato sua sponte alla sezione di P.G. della Guardia di Finanza la scheda telefonica utilizzata dalle Sigg.re Tolla, Campolo, Catanzariti, ecc. per le convocazioni truffa. Stessa attenzione – rectius – distrazione investigativa per un cittadino documentatissimo su Rappoccio, anche con riferimento alla scalata parlamentare, che per essere interrogato, dopo oltre tre mesi di inutili segnalazioni, si è dovuto presentare spontaneamente in data 21/06/2011 alla Guardia di Finanza. Idem per la denuncia di Omar Minniti in Consiglio Provinciale – devoluta immediatamente alla Procura – in ordine alle lettere di assunzione spedite in piena campagna elettorale comunale del 2011 dalla fantomatica Sud Energia. Quale Magistrato ha avvertito la sensibilità di sentire il giovane Consigliere Provinciale di Rifondazione Comunista? Nessuno!

Di grazia, ma allora Dott. Sferlazza a quale tempestiva indagine si riferisce se la Procura ha finanche disatteso la richiesta di applicazione di misure cautelari sollecitata dalla Guardia di Finanza in ordine al processo n. 6210/10 con informativa del 28/03/2011? Torna di moda Seneca secondo il quale non esiste vento favorevole per un marinaio che non sappia dove andare! Per il gusto dell’arte e con riferimento al reato di cui all’art. 640 c.p. (truffa – il cui scopo protettivo è finalizzato alla tutela della persona umana, sotto il duplice profilo della libertà del consenso e del patrimonio) da Lei ritenuto assorbito dalla corruzione elettorale aggravata di cui all’art. 87 DPR 570/60 (parte offesa lo stato e bene giuridico protetto il regolare svolgimento delle campagne elettorali), Le eccepisco Dott. Sferlazza, che se fosse vero quanto Lei afferma in ordine alla truffa (640 c.p.), perché quando – in data 13/05/2011 – ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini nel processo 6210/10 ipotizzando soltanto la corruzione elettorale semplice (art. 86), non ha contestato anche la truffa aggravata ex art. 640 c.p. in evidente concorso materiale con l’asettico art. 86?

Si comprende quindi il disagio del Sostituto Dott. Giuseppe Lombardo, che non intende "girarsi dall’altra parte", ed anche la presenza di spettri vaganti nella penombra dei corridoi della Procura che si divertono a disseminare microspie non per intercettare Rappoccio (e perché mai?) ma il Dott. Nicola Gratteri. Pericolosissimo concorrente (assieme ad altri Magistrati) alla sostituzione del Procuratore Pignatone che però è un ultras del fido scudiero Pristipino. Quanto al reato associativo Dott. Sferlazza si rilegga – ex plurimis – la deposizione resa alla Guardia di Finanza in data 14/04/2011 dell’ex collaboratore di Rappoccio, Tripepi Emilio Domenico: "Tutti, ripeto tutti eravamo a conoscenza di queste schede e tutti portavamo e presentavamo persone, conoscenti al Rappoccio". Riferendo inoltre dell’ordine perentorio impartito da Rappoccio per distruggere tutto il materiale compromettente che doveva scomparire dalla sede. A questo punto, per dirla con Cechov, se si ha un brutto aspetto perché prendersela con lo specchio? A me sembra opportuno, corretto e doveroso sottolineare il ruolo dei Dott.ri Scuderi e Pedone, Magistrati non omologati e non omologabili che incoraggiano il ricorso alla Magistratura che il popolo vorrebbe non incline a compromessi. Soprattutto sulle sponde politiche. Conseguentemente, sono pronto a confrontarmi pubblicamente con Lei su tutta l’aneddotica riferita e su altro non richiamato per evidenti esigenze di spazio; contestando alla Procura le pseudo indagini inefficaci, apparenti, gassose ed aeriforme, ideali per soluzioni gattopardesche, volte strumentalmente tese a gabbare il Santo attraverso ben individuate teorie e tecniche dell’annacamento (Alajmo – vedi libro citato). 

Il fascicolo pendente a modello 44 in ordine al verbale Lo Giudice Le concede – in limine litis – il carpe diem della situazione per espletare quelle indagini clamorosamente negate anche al Dott. Vincenzo Macrì nei cui confronti, riferisce Lo Giudice, era stato pianificato un attentato quando esercitava le funzioni G.I. a Reggio. Et fiat lux su questa tenebrosa vicenda nel cui contesto è stato omesso anche un doverosissimo interrogatorio del predetto Magistrato. Conclusivamente, pur se alle Sue tempestive indagini è sfuggito anche il reato di peculato, ex post contestato dal Dott. Scuderi e condiviso dal Dott. Pedone, evoco il Cristo in Croce che invocò clemenza per i suoi carnefici: "Padre perdona loro perché [non] sanno quel che fanno".

Avv. Aurelio Chizzoniti

  • Caesare |

    Mi scuso se insisto, ma io, ripeto, non trovo nulla di eccezionale nel pezzo di Chizzoniti (se non forse la lunghezza e la meticolosità delle ricostruzioni di fatti e rilevanze giudiziarie, quest’ultime contenute in documenti pubblici).
    Spesso anch’io mi sono trovato a scrivere confutando logicamente o attraverso ricostruzione di fatti giudiziari contenuti in sentenze, ordinanze e verbali di pubblico dominio linee difensive di politici accusati di reati. Attendendo fiducioso le controdeduzioni. Infatti oltre alla difesa legale esiste sempre, e soprattutto per i politici, una “difesa” del proprio comportamento politico, una insopprimibile necessità di “dar conto” agli elettori ed ai concittadini dei risvolti etici delle proprie scelte per il conseguimento dell’interesse collettivo.
    Occorre tenere in considerazione che in questa vicenda Chizzoniti tutelando il proprio diritto politico (e non interesse materiale) allo scranno consiliare (presumibilmente negato da una serie di truffe elettorali) tutela l’interesse collettivo ad elezioni regolari e alla legittimità della rappresentanza politica.
    Ritengo dunque che si tratti semplicemente di libera espressione della propria opinione su problematiche di rilevanza sociale: le richieste di chiarimento che Chizzoniti rivolge a Rappoccio potrebbe rivolgergliele qualsiasi cittadino che ha ben studiato le “carte processuali” della vicenda. E’ vero, probabilmente, che non avrebbe avuto la stessa attenzione da parte della stampa ufficiale, ma dobbiamo ricordare anche che Chizzoniti è un politico reggino e calabrese di lungo corso, dunque le sue affermazioni e deduzioni hanno inevitabilmente un impatto maggiore nella vita politica ed istituzionale della città e della regione: da qui il comprensibile seguito presso i giornali.
    Per quanto riguarda poi il buco di bilancio, sono d’accordo che molto di più i politici, compreso Chizzoniti il cui ruolo istituzionale aggrava le sue responsabilità politiche, potrebbero dire, al fine di mettere a conoscenza i cittadini dei reali contorni e della natura (a mio dire rapace) del “modello Reggio”, che si è avuto l’ardire di rilanciare in queste ultime settimane in un pubblico dibattito.
    In chiusura vorrei sottolineare che il mio commento critico non voleva qualificarsi come polemico, intendeva ribadire la necessità di diffondere (quando legittimo) il più possibile la conoscenza di notizie e fatti rilevanti per la vita civile della città e la mia gratitudine alla stampa attenta….
    Ringrazio per la risposta e porgo amichevoli saluti
    Caesare

  • Pasqualino Placanica |

    Nel mio commento precedente, in fase di pubblicazione è saltato un pezzo del discorso, che non permette di capirne bene il senso. Nel secondo periodo mi riferisco ad un comunicato pubblicato dalle testate locali ( e non su questo blog) che riporto integralmente sotto:
    —– Di seguito la nota diffusa dall’avv. Aurelio Chizzoniti: Dopo l’On.le Scajola che non sa darsi pace poiché non riesce a comprendere chi gli abbia potuto pagare la casa con vista sul Colosseo in quel di Roma,
    seguito dall’On. Bossi – trafitto dagli stessi vizi contro i quali era insorto – ancora oggi all’affannosa ricerca dello sconosciuto francescano benefattore che gli ristrutturato la casa, irrompe in questo panorama celestiaco e caritatevole anche il Sig. Antonio Rappoccio – di professione Consigliere Regionale, tale qualificatosi all’ufficio matricola dell’Hotel San Pietro che da qualche giorno lo ospita. Egli pur incalzato dalla stampa locale sin dall’anno 2008, imputato ed indagato in due processi diversi, uno dei quali sfociato nel rinvio a giudizio, ripetutamente chiamato in causa da una pletora di accusatori da egli simpaticamente definiti farfalle, negando sempre qualsivoglia collegamento con le cooperative e società fantasma oggi, sostanzialmente, reo confesso, ammettendo il sistema corruttivo, sostiene però di aver appreso questa storia “a fatti compiuti, se è successo di certo senza il mio consenso”. Se questo è, Rappoccio non può che essere vittima di quei collaboratori che attraverso Solare Italia, l’Alicante, l’Iride Solare, Sud Energia, ecc., utilizzando, fra l’altro, le utenze telefoniche comunali, hanno avuto l’ardire e l’ardore di eleggerlo al Consiglio Regionale senza che l’ineffabile illusionista sapesse nulla della strumentalizzazione della piaga della disoccupazione che attraverso “il pizzo” pagato dai predetti giovani alla cooperativa Alicante ha prodotto introiti per circa € 20.000,00. Nulla sapeva Rappoccio al quale però chiedo di spiegare:
    1) per quale motivo dopo la pubblicazione, da parte della stampa locale, del mio ricorso alla Magistratura ha impartito l’ordine al Sig. Tripepi Emilio Domenico che in data 14/04/2011 sentito a SIT dalla Guardia di Finanza ha, fra l’altro, dichiarato: “tutti, ripeto tutti eravamo a conoscenza di queste schede e tutti portavamo e presentavamo persone, conoscenti al Rappoccio. Successe poi che un articolo di stampa apparso su un quotidiano mise in allerta il Rappoccio, che disponeva di distruggere tutta la documentazione riferita alle elezioni regionale, con particolare riguardo alle schede consegnate ai concorrenti, ed altro materiale che doveva scomparire dalla sede. Rappoccio impartì l’ordine di consegnarle a Tommasini”;
    2) per quale motivo quando il Dott. Gianluca Tripodi dopo aver chiesto accesso agli atti dell’interminabili selezioni si è portato presso la sede dell’Iride Solare l’On. Rappoccio in preda ad evidente fibrillazione si è precipitato a convocare immediatamente in sede la Dott.ssa Spinella presidente della commissione esaminatrice al fine governare la sete di sapere dell’inquieto giovane professionista al quale Rappoccio ha fatto vedere una penna sottolineando che con quella avrebbe firmato tantissimi successi elettorali;
    3) per quale motivo Claudio Rotilio, Istruttore della Polizia Urbana utilizzato presso la sede del Gruppo Consiliare del PRI a palazzo San Giorgio, ha riferito in data 09/02/2011 alla Guardia di Finanza di quotidiane processioni di disoccupati, della consegna degli stampati per effettuare il versamento della quota di iscrizione in conto corrente, delle telefonate di convocazione attraverso le utenze telefoniche comunali, l’invito di Rappoccio a intensificare gli sforzi perché bisognava coinvolgere migliaia di giovani da utilizzare in chiava elettorale. Puntualizzando che trattavasi di struttura piramidale con due luogotenenti Santo Mandalari e Santo Surace che costituivano la direzione strategica unitamente ad Andrea Gullì e Nino Occhiuto. Oggi tutti indagati!;
    4) per quale motivo l’Ing. Vazzana ha dichiarato alla Guardia di Finanza in data 08/04/2011 la divergenza intervenuta proprio con Rappoccio in ordine al programma della Solare Italia (una delle tante) ed ai profili da selezionare che secondo il competente professionista non potevano essere indicati da Rappoccio che addirittura aveva sua sponte individuato un sito a Campo Calabro;
    Sul versante probatorio non intendo ulteriormente inferire, anche perché ritengo che le accuse mosse da numerosi testimoni, dalla Procura, dal sottoscritto, da Tommasini, ecc., per Rappoccio rappresentino il problema minore a fronte di altri di più grave e devastante portata. Visto che all’interno dello staff Rappoccio c’è qualcuno che fin qui non ne ha azzeccata una. Quanto al mio livore perché Oscar Ielacqua non avrebbe assecondato (sic!) una mia presunta richiesta di aiuto per ottenere un posto dal Governatore Scopelliti, il predetto Ielacqua – che ebbe a definire Rappoccio “l’orgoglio Repubblicano” – è già stato querelato. Querela estendenda anche a Rappoccio. Ielacqua e Rappoccio forse hanno confuso il posto al quale aspirava il dirigente repubblicano e che recentemente gli è stato attribuito da un sempre più generoso Governatore Scopelliti. Incoronando Ielacqua Direttore Scientifico dell’Arpacal. Personalmente non avrei avuto bisogno della mediazione di Ielacqua per interloquire col Governatore con il quale sono stato eletto al Consiglio Comunale nel ’92, al Consiglio Regionale nel ’95 e di nuovo al Consiglio Comunale nel 2002 esercitando, per quasi dieci anni, le funzioni di Presidente del Consiglio Comunale con Scopelliti Sindaco. Del resto io, sin dal settembre 2010 sono stato nominato componente il Nucleo di Valutazione del Consiglio Regionale, continuando a presentare dopo tale nomina almeno altri venti esposti. Quindi non poteva essere il posto la terapia dopante per chi esercita opzioni legalitarie che Rappoccio neanche immagina. Lo stesso, poi non può pensare di insultare anche l’intelligenza di un bambino poiché è noto a tutti che una candidatura al Senato è cosa ben diversa rispetto al porsi in gioco nella giungla delle preferenze. Infine la Campolo non è stata eletta perché io ed il Consigliere Provinciale Omar Minniti abbiamo guastato la festa attraverso documentate denunce mediatiche. Resta il mistero sul perché a fronte di un magma probatorio imponente decida di avviarsi a gran falcate verso il precipizio ponendosi in netto conflitto con la realtà di quelle carte processuali che egli, pur miracolato da San Giuseppe, Santo Ottavio e Santo Stefano, probabilmente o non conosce o non riesce ad intuirne la gravità. Quanto alle schede elettorali di Lo Giudice che Rappoccio, per un verso non conosce per altro è in condizione di escludere qualsivoglia parentela con il collaboratore di giustizia, insisto e ribadisco che le stesse riportano nominativi, indirizzi e numeri delle sezioni elettorali ove hanno votato la moglie, suoceri, fratelli, cognati, ecc., del predetto collaboratore Antonino Lo Giudice. Se le indagini avviate dal Dott. Sferlazza saranno espletate seriamente è di estrema facilità individuare i parenti di Lo Giudice uno dei quali ha addirittura portato il curriculum in Via San Francesco da Paola n. 51 ed al momento lavora in una struttura commerciale nei pressi di Via Trapezzoli. — questo comunicato stampa è stato pubblicato il 1 settembre scorso, ed ha dato il via alle esternazioni successive. il mio commento precedente, dopo aver letto questo comunicato, può essere ripreso dal terzo capoverso . ….Ma stiamo scherzando? A quale cittadino italiano può essere permesso questo?…etc etc etc
    Colgo l’occasione per precisare che ho grande stima e fiducia nel dott. Gallulo, a cui non addebbito alcunchè di negativo, ci mancherebbe altro, anzi, lo ringrazio per lo spazio concesso e per l’impegno profuso.

  • Pasqualino Placanica |

    Evidentemente il commentatore Caesare, della cui identità non si riesce a dedurre alcunchè se non un nickname, non ha conoscenza della totalità delle lettere alla stampa che l’avvocato Chizzoniti ha prodotto nel giro di pochi giorni. cioè, leggendo l’articolo, Chizzoniti risponde a Rappoccio rifacendosi a quanto riportato dalla stampa in merito all’interrogatorio subito dallo stesso, e lo controinterroga virtualmente, d’iniziativa sua tra l’altro, non sollecitato dalla stampa. Ma stiamo scherzando? A quale cittadino italiano può essere permesso questo?
    Ed evidentemente il commentatore Caesare non ha linkato sul mio nome come possono fare tutti ( il link porta al mio blog, che parla chiaro, mi sembra); se lo avesse fatto saprebbe che le sue deduzioni in merito al mio commento (che è stato pubblicato tra l’altro da tutte le maggiori testate online reggine) sono, diciamo così, sbagliate. Ha sbagliato persona. Nessuna censura. Io ho solo sostenuto, e continuo a farlo, che se l’avvocato Chizzoniti ha agito per interesse personale, deve avere solo ed esclusivamente lo stesso spazio sulla stampa che avrebbe un qualsiasi cittadino. Altra cosa sarebbe stata una serie di interviste, dove è la stampa ad interessarsi all’argomento. Nel caso in cui invece l’avvocato Chizzoniti ha agito nell’interesse della comunità e continua a farlo emettendo comunicati stampa a raffica, allora deve essere coerente, ed impegnarsi nello stesso modo ed in egual misura per spiegare alla città come è stato possibile che il consiglio comunale da lui presieduto ha avallato quello che adesso è oggetto di indagine della magistratura. Sto parlando del Presidente del Consiglio Comunale, avvocato Aurelio Chizzoniti, che non può non avere niente da dire in merito. Mi ricollego appunto all’ultimo capoverso del commento dell’anonimo Caesare: suggerisce di non tacere, ed io, che non taccio checchè ne dica Caesare, estendo l’invito all’avvocato Chizzoniti. Ci dica qualcosa di sostanzioso sulla vicenda del buco di bilancio di 170 milioni di euro al comune di Reggio Calabria. La città vuole sapere.

  • Caesare |

    Mi limito a mettere in evidenza quelli che ritengo essere errori e fraintendimenti del precedente commento, in base ai quali si definisce scorretto il comportamento di Chizzoniti e si suggerisce a lui ed alla stampa di TACERE (uso lo stile maiuscolo per quelle che considero le parole chiave del discorso) sulle “inerzie investigative” (caso Rappoccio), in quanto oggetto di procedimento giudiziario e, provocatoriamente, di chiarire sul caso del buco di bilancio (peraltro abbondantemente discusso in ogni sede). Premetto che su quest’ultimo non mi pronuncio perché l’argomento viene utilizzato in termini, come dicevo, provocatori.
    I contenuti degli interventi di Chizzoniti (definiti “arringhe accusatorie”) riguardano l’INERZIA INVESTIGATIVA che è bersaglio delle sue critiche. Alla luce delle informazioni in mio possesso non risultano ad oggi provvedimenti penali o disciplinari che vertono sulla ravvisata inerzia investigativa. E quindi Chizzoniti NULLA STA ANTICIPANDO.
    Dunque Chizzoniti può tranquillamente informare sull’argomento. Giusto a margine faccio presente che anche fossero questioni sottoposte a procedimenti di qualsiasi tipo, se non soggette a segreto istruttorio, e considerato l’interesse pubblico che rivestono, Chizzoniti potrebbe discettarne in tutta tranquillità, e ciò gli dovrebbe valere un encomio, piuttosto che un’accusa di scorrettezza. Diffondere informazioni cruciali per la comprensione delle dinamiche cittadine, delle quali tutti i reggini dovrebbero prendere coscienza, val sempre una nota di merito piuttosto che una “arringa accusatoria”. A tale proposito occorre sottolineare, in contrapposizione con il precedente commento, che quelle di Chizzoniti non sono “arringhe accusatorie”, bensì DESCRIZIONI DI FATTI che qualsiasi cittadino potrebbe, avendo raccolto evidenze ragionevoli, diffondere a mezzo stampa, informando i concittadini delle inadempienze di istituzioni politiche o giudiziarie (mettendo in conto, ovviamente, di dover dimostrare in giudizio, se richiesto, le proprie affermazioni).
    Poco c’è da dire sui “FILTRI ROBUSTI” caldeggiati dall’interveto che qui commento: oltre alla valenza censoria della perifrasi utilizzata (evitando inutili giri di parole si sarebbe potuto chiedere, più esplicitamente, di censurare gli interventi di Chizzoniti), non si capisce perché la stampa non dovrebbe pubblicare informazioni di qualsiasi tipo non coperte da segreto istruttorio. Si tratta infatti di una richiesta, oltre che, come si diceva, censoria, anche palesemente scorretta e DANNOSA PER I CITTADINI.
    Dunque mi sento di ribadire il mio grazie all’autore del blog, che con la solita correttezza e con fermo equilibrio, concede l’opportuno spazio alle informazioni fondamentali sulla deriva delle istituzioni reggine e di suggerire ai reggini di NON TACERE……piuttosto che il contrario.
    Un saluto

  • Pasqualino Placanica |

    Seguo con attenzione il botta e risposta che l’avvocato Chizzoniti, ex Presidente del Consiglio Comunale di Reggio Calabria sta magistralmente sostenendo sugli organi di stampa, nel quale da professionista qual’è, espone in termini tecnici (anche troppo, direi) le sue motivazioni in merito alla vicenda Rappoccio. Mi rendo conto che l’avvocato Chizzoniti, nella sua denuncia e perseveranza nella stessa con impegno di risorse personali ha scoperchiato una pentola piena di melma e malaffare, facendo oltre che (soprattutto) un servizio a se stesso, anche un servizio alla città ed alla società intera, ma mi domando anche se è giusto che un cittadino che si rivolge all’autorità giudiziaria per ottenere giustizia e che bene o male sta avendo successo nella sua iniziativa, abbia sugli organi di stampa uno spazio simile, che l’avvocato tra l’altro sta sfruttando per anticipare argomenti e ragionamenti che saranno in seguito sostenuti in sede processuale. Trovo a mio parere quanto meno scorretto sostenere arringhe accusatorie al di fuori della sede a ciò deputata, e, me lo si lasci dire senza offesa per nessuno, mi sarei aspettato un robusto filtro da parte della stampa locale. So benissimo che in caso di comunicati della parte avversa vi sarà dato analogo risalto; mi domando però se, argomento a parte, sarebbe possibile che ogni cittadino che è parte in causa di un processo penale (lesa o accusato) possa anticipare le fasi del processo sulla carta stampata e/o virtuale. Se l’avvocato Chizzoniti ha agito per fare valere i suoi personali diritti (è il primo dei non eletti dietro Rappoccio, e perciò gli subentra automaticamente in Consiglio Regionale), sta ottenendo ampia soddisfazione, seppure con fatica, e tanto gli dovrebbe bastare; quanto avrà da dire nel merito, potrà esternarlo in sede processuale, come fanno tutti i comuni cittadini. Nel caso in cui egli abbia agito invece nel supremo interesse della comunità, auspico che altrettanta foga, impegno e tenacia metta nell’esporre alla cittadinanza tecnicamente da par suo i fatti correlati al buco di bilancio nascosto ai cittadini ma certificato inconfutabilmente. Bilancio che, redatto sembra in maniera fraudolenta, è stato approvato dal Consiglio Comunale di Reggio Calabria, da egli presieduto. Sempre che ne sia al corrente, naturalmente.
    Pasqualino Placanica

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