Questo pezzo è stato pubblicato venerdì 15 giugno sul Sole 24 Ore. Chi non avvese potuto leggere questo mio servizio sul quotidiano può leggerlo ora.
Dieci fogli A4 pieni zeppi di conti correnti in giro per l’Italia (accesi prevalentemente in Lombardia e Liguria) e all’estero (soprattutto Lugano) che per la Procura di Reggio Calabria sono direttamente o indirettamente riconducibili alla Lega Nord e al suo ex tesoriere Francesco Belsito.
Secondo le prime ricostruzioni i conti correnti nella disponibilità di Belsito e della Lega sarebbero centinaia e i flussi finanziari avrebbero movimentato tra il 2010 e il 2011 circa il doppio dei 22 milioni di rimborsi elettorali iscritti nel bilancio 2010 della Lega (a fronte di una spesa dichiarata per lo stesso anno di 8 milioni).
Lunedi scorso quei fogli sono transitati sul tavolo del sostituto procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo che, dopo aver acceso la miccia dell’indagine con le Procure di Milano e Napoli, sta lavorando incredibilmente da solo sul filone calabrese, il più ricco e quello che sta mirando al cuore degli intrecci tra politica, imprenditoria collusa e cosche: da Reggio a Milano passando per Genova e Roma.
La discrepanza tra le somme iscritte in bilancio (anche volendo allargare i conti alle risorse da autofinanziamento) e quelle nei conti appare talmente elevata che Lombardo non ha tenuto per sé quei dieci fogli A4, che nei prossim giorni raggiungeranno Bankitalia, la cui Unità di informazione finanziaria (Uif) sarà chiamata a riscostruire il flusso dei movimenti in Italia e all’estero.
Un’analisi comparata – tra bilanci e somme depositate nei conti correnti – resa necessaria per molte ragioni. La prima è ricostruire – al netto dei rimborsi elettorali – quali risorse siano confluite in quei conti ma – soprattutto – chi li abbia versati. Va, in altre parole, ricostruita la “filiera”. L’ipotesi investigativa della Procura, infatti – e siamo alla seconda ragione - è che nella “catena” siano confluiti non solo soldi di prestanome della cosca De Stefano di Reggio Calabria ma anche – e questa è una novità – anche capitali, pronti per essere riciclati, delle cosche calabresi liguri legate da un cordone ombelicale a quelle di Reggio Calabria e della Piana di Gioia Tauro (per questo insospettiscono tutti quei conti in Liguria) e dalla famiglia mafiosa Rinzivillo di Gela (Caltanissetta). Non è un caso che su ques’ultimo filone la Procura nissena abbia aperto un fascicolo. A fare da collante per le mafie siciliane e calabresi, decine di faccendieri che operano in Svizzera – legati versomilmente a una doppia cabina di regia genovese e milanese fatta di insospettabili e professionisti – pronti a dissimulare capitali e investirli soprattutto grazie a operazioni estero su estero.
Un’ipotesi investigativa che diventa in queste ore sempre più concreta, infatti, è che parte dei soldi siano stati investiti in Francia in operazioni immobiliari. E quest’ultima è la terza ragione per la quale ricostruire la filiera dei movimenti appare vitale. L’ex segretario della Lega Nord Umberto Bossi sarà verosimilmente interrogato a Reggio Calabria ma quel che sta emergendo è che nulla sapesse delle manovre oscure che si celerebbero secondo la Procura di Reggio dietro quei conti correnti.
La puzza di bruciato sui movimenti riconducibili direttamente o indirettamente a Belsito e alla Lega Nord è avvalorata dagli interrogatori dei banchieri in corso. Ieri è stato il turno di Banca Aletti che ha ribadito come presso i propri uffici ci fossero solo ed esclusivamente conti ufficiali del movimento ma nei giorni scorsi sono emerse altre verità. Più di un dirigente bancario ha ammesso l’”anomalia dei conti” di Belsito a partire dal 2011 e ha fatto mettere a verbale del pm Lombardo di avere segnalato le operazioni come sospette di riciclaggio all’Uif.
E questa è la quarta – ma non meno importante ragione – per la quale quei 10 fogli A4 viaggeranno verso Bankitalia. La Procura vuole sapere se le segnalazioni di operazioni sospette siano state fatte prima o dopo le anticipazioni sull’indagine giudiziaria, fatta l’8 gennaio dal Secolo XIX. La differenza non è di poco conto (corrente).