Questo umile e umido blog non finirà mai di stupirvi! Mentre i pennivendoli scrivono a tutto spiano di cose che non conoscono (la mafia è una cosa troppo seria per lasciarla in mano a giornalisti e magistrati) vi racconto oggi la volgarità (che chi ha usato credeva puerilmente immune da decriptazione) con la quale alcuni presunti affiliati alla cosca Nasone-Gaietti di Scilla si scambiavano messaggi.
Eravamo abituati ai “pizzini”: qui siamo ben oltre.
Leggete qui cosa scoprono investigatori e inquirenti nel corso delle indagini che la scorsa settimana hanno portato all’arresto di 12 presunti affiliati alla cosca Nasone-Gaietti che secondo la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria imperversavano tra i cantieri del 6° microlotto piegando le imprese allo “storico” pizzo del 3% (si vedano in archivio i miei post precedenti sull’operazione Alba di Scilla).
Gli investigatori cominciano ad intercettare la corrispondenza del (già) detenuto Giuseppe Fulco.
Il 13 marzo 2012 Giuseppe Fulco riceve una lettera da Matteo Gaietti (indagato e fermato), nella quale quest’ultimo gli riferisce che, per motivi personali e di salute, da un po’ di tempo non riesce ad incontrarsi con tale “Francesca”.
Il nome “Francesca” è termine scelto da Matteo Gaietti per riferirsi in modo criptico all’indagato Francesco Nasone.
Matteo Gaietti, con l’impiego di un linguaggio volutamente e, poi si scoprirà, ingenuamente criptico, lo rassicura dicendo che se l’avesse incontrata le avrebbe parlato lui (“Alla nostra dolce Francesca quando la vedo me la scopo io, se me la da...”), ma consiglia al detenuto Giuseppe Fulco di provvedere comunque anche lui a ricordare spesso a “Francesca” il loro rapporto (“…ma lei vuole essere scopata da te, quindi ricordaglielo spesso...”).
Insomma il detto “comandare è meglio che fottere” è superato perché in Calabria le due cose vengono fatte viaggiare (idealmente e criticamente) insieme.
IL TESTO DELLA LETTERA
Ecco il testo completo della corrispondenza ricevuta dal detenuto Giuseppe Fulco da Matteo Gaietti, il 13 marzo 2012.
“Carissimo cugino. Inizio questo mio scritto per dirti che a Francesca e figli, sono quasi due mesi che non riesco a parlare in quanto io sono in una situazione familiare e personale dove dalla mattina alla sera sono medici, medici e ospedali ospedali, per non dire il resto, con questo mi fermo qui senno sembra che mi lamento sempre. Come vedo sei informato che mia moglie aspetta un altro bambino e augurando tutto bene a maggio viene alla luce, dandoci forza di andare avanti e superare questi periodi disgraziati che stiamo trascorrendo. Io stasera devo andare da un legale per vedere se è pronto il tuo intero fascicolo dalla A alla Z, in quanto tua sorella mia ha detto se riuscivo a fargli fare una copia, cosa che prima non era possibile in quanto dovevano depositare la sentenza. Del resto che ti posso dire ………… Ti lascio immaginare a te! Come dici tu nel tuo scritto, alla fine la giustizia trionferà augurandoti, quanto vuole il tuo cuore che al più presto ritorni nei tuoi cari, iniziando dalla tua piccolina, che hanno bisogno di te. Alla nostra dolce Francesca quando la vedo me la scopo io, se me la da, ma lei vuole essere scopata da te, quindi ricordaglielo spesso …Ora ti saluto augurandoti che per il tuo onomastico sei a casa”….Omissis
BOTTA E RISPOSTA
Il 25 marzo 2012 Giuseppe Fulco risponde alla missiva di Matteo Gaietti, esortandolo nuovamente a sollecitare lui “Francesca”, in ragione della loro vicinanza fisica (“…tu volendo potrai vederla essendo lì…”) e in quanto non vuole esporsi troppo scrivendole direttamente, dato che la corrispondenza potrebbe essere intercettata (“…voglio evitare di scrivergli anche perché la lettera potrebbe andare in mani sbagliate cioè suo marito, capisci?”).
Contestualmente Fulco chiede a Matteo Gaietti – il quale è perfettamente a conoscenza delle dinamiche dell’associazione in quanto, scrivono gli inquirenti, ne fa parte (“...perché sai che il nostro rapporto era particolare…“) di ricordare a “Francesca” che lui si trova nell’attuale situazione di detenzione anche a causa sua (“…il nostro rapporto era particolare e certamente l’abbiamo voluta in due…”) e adesso che lui è detenuto “ha bisogno di lei”.
Quest’ultima frase scritta da Giuseppe Fulco (“…certamente l’abbiamo voluta in due…”) dimostra chiaramente, fuor di metafora, scrivono ancora i pm, il pieno e diretto coinvolgimento di Francesco Nasone (indagato e arrestato nell’operazione Alba di Scilla) nell’estorsione che ha poi causato l’arresto in flagranza di Giuseppe Fulco, “non potendo la predetta frase piegarsi a interpretazioni di tipo diverso”.
La missiva, sottolineano ancora i pm, si chiude peraltro con un messaggio di minaccia che Fulco chiede sia indirizzato a Francesco Nasone: “mi rivolgo a te se non ricevo sue notizie allora vuol dire che non gli interesso più!!! In questo caso ne trarrò le conseguenze e faccio la mia vita”. In sostanza il senso della frase, secondo gli inquirenti che lo scrivono nell’ordinanza, è il seguente: o Francesco Nasone si interessa economicamente di Giuseppe Fulco e della sua famiglia oppure lo stesso Fulco ne trarrà le dovute conseguenze, non ultima quella di svelare il coinvolgimento dello stesso Nasone nella vicenda delittuosa per cui al momento solo lui è detenuto.
La frase contenuta nella missiva indirizzata dal detenuto Giuseppe Fulco a Matteo Gaietti: “perché sai che il nostro rapporto era particolare e certamente l’abbiamo voluta in due...”, per i pm costituisce una vera e propria chiamata in correità di Francesco Nasone. Infatti nella lettera Fulco, sfogandosi con Matteo Gaietti, gli ricorda senza tanti giri di parole che il suo complice è Franco Nasone e che peraltro quest’ultimo non ha bisogno di ulteriori spiegazioni conoscendo bene la vicenda da cui è scaturito il suo arresto (“…con parole tue spiega la situazione che dovrebbe capire da sola non essendo una stupida…”).
La missiva inviata il 19 marzo 2012 da Giuseppe Fulco a Francesco Nasone contiene per gli inquirenti la riprova del pieno e diretto coinvolgimento di quest’ultimo nell’episodio delittuoso. Fulco – dopo aver rimarcato al destinatario della lettera la difficile situazione in cui si trova ed il motivo a lui ben conosciuto della permanenza in carcere (“Carissimo cugino, come stai? Mi auguro bene, purtroppo non posso dirti lo stesso da parte mia e tu potrai capire il perché vero? … ci sei stato quindi sai che non è proprio una villeggiatura però ci si
amo e dobbiamo farcela piacere”) – chiede a quest’ultimo un adeguato sostegno economico, utilizzando per i pm velate e inequivocabili minacce (“….Quindi speriamo che le cose vadano meglio. In futuro ci vuole un pò di impegno!! …. e spero che sia stato chiaro”). Tale richiesta – concludono gli inquirenti – è senza dubbio il prezzo che Franco Nasone – quale soggetto di vertice della cosca per di più direttamente coinvolto nella vicenda estorsione ai danni della ditta Consolidamenti speciali srl – deve pagare anche quale compensazione del danno morale e patrimoniale patito dal Fulco in conseguenza dell’arresto.
6– the end (le precedenti puntate sono state pubblicate il 30, 31 maggio, 1°, 4 e 5 giugno)
r.galullo@ilsole24ore.com
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