Questo mio servizio è stato pubblicato ieri sul Sole-24 Ore. Lo ripropongo per quanto non avessero potuto leggerlo sul quotiodiano
Un appalto da 76 milioni bloccato. E’ solo il primo però, perchè la decisione della Guardia di finanza di Venezia di sequestrare le carte della gara per la copertura assicurativa del servizio sanitario regionale, è destinata ad avere un effetto domino su molte altre amministrazioni pubbliche.
Prima delle Fiamme Gialle – che hanno perquisito la sede fiscale italiana della City Insurance di Bucarest che aveva vinto l’appalto delle aziende sanitarie – era intervenuta la stessa Regione Veneto che aveva alzato le antenne sulla commessa. L’azione congiunta di Regione e Gdf ha permesso intanto di bloccare la prima tranche di pagamenti, pari a 28 milioni, che avrebbero dovuto essere versati nelle casse della società rumena.
La Guardia di finanza ha deciso di indagare sull’ipotesi di condotte illecite nell’aggiudicazione della commessa quando ha scoperto che alcuni soggetti italiani collegati alla società assicurativa rumena sono stati segnalati nell’ambito di indagini svolte dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. «Soggetti – afferma testualmente la Guardia di finanza – riconducibili a clan camorristici». Secondo quanto afferma il comandante del nucleo di polizia tributaria di Venezia, Renzo Nisi, "dietro i capitali potrebbe esserci il clan Giuliano di Forcella".
Al momento c’è un solo un indagato, rumeno, e i reati ipotizzati sono falsità in atto pubblico e turbativa d’asta per le innumerevoli irregolarità riscontrate nella documentazione consegnata alla Regione.
A insospettire le Fiamme gialle è stato anche il considerevole ribasso offerto dalla City Insurance che è risultato, oltretutto, l’unico soggetto a partecipare alla gara.
Tutto da indagare il filone principale, quello che punta ai clan della camorra dietro una società che ha vinto in questi anni decine di gare presso le pubbliche amministrazioni di mezza Italia: dal Lazio alla Puglia, dalla Basilicata alla Sardegna, dalla Sicilia alla Lombardia, passando per l’Emilia-Romagna. Per questo l’effetto domino potrebbe continuare e permettere a investigatori e inquirenti di approfondire come, nel solo 2011, sia stato possibile che la società rumena abbia raggiunto un fatturato di 50 milioni.
La Guardia di finanza di Venezia ha scoperto che il 96% della società City Insurance apparterebbe alla società Dacia Spa di Napoli che però, formalmente, è cessata alla fine del 2010. Quest’ultima società aveva un capitale sociale di 4,8 milioni e una perdita – certificata a fine 2009 – di 62mila euro.
Gli aspetti da chiarire, in realtà, sono molti. Nell’indagine gli investigatori del Gico, il gruppo anticriminalità organizzata della Gdf, hanno scoperto che due soggetti con presunti legami con la camorra napoletana – padre e figlio – avevano messo in piedi una serie di scatole cinesi che confluivano su Dacia.
L’uno aveva il 25% della società Liginvest e il 66% di una società interposta, attraverso i quali controllava il 5,52% di Dacia. L’altro, il figlio, aveva il 94,56% di un’altra società interposta, che a sua volta deteneva il 63,39% della stessa Dacia.