Il ministro della Giustizia Paola Severino sembra voler rilanciare l’opportunità di confinare i mafiosi nelle ex supercarceri dell’Asinara e di Pianosa (quest’ultima ha avuto 140 anni di vita), chiuse per (a mio giudizio) scellerata scelta nel 1998. Nelle due supercarceri sono stati rinchiusi boss del calibro di Totò Riina e Raffaele Cutolo, Francis Turatello, Renato Vallanzasca e Matteo Boe.
In questo modo, ha spiegato il ministro nel corso dell'audizione in Commissione parlamentare antimafia, il 41 bis (vale a dire il carcere duro) sarebbe davvero duro. Fosse per me li metterei su isole galleggianti.
Fatto sta che per il ministro della Giustizia oggi ha confermato “la necessità che la norma mantenga l’attuale conformazione” e ha spiegato che “occorre una seria riflessione sull’opportunità di riaprire le strutture dell’Asinara e di Pianosa, se questo non comporta spese di ristrutturazione troppo elevate”. In particolare Pianosa, “per la sua configurazione – secondo il ministro – si presta da un lato a ospitare un elevato numero di detenuti e dall’altro a garantire la loro separazione”.
Ora, debbo dire come la penso: prima di lui ci avevano provato, a rilanciare l’idea, l’ex ministro Roberto Castelli e di recente Angelino Alfano. Buco nell’acqua per loro e – vedrete – anche per questo ministro. Mi sembra più un effetto annuncio che strappa il plauso di una parte che non l’impegno che viene condiviso da tutti. Ergo: in questi pochi mesi di fine legislatura il proposito resterà sulla carta.
Ed infatti le reazioni dei politici-ambientalisti-pacifisti affetti dalla sindrome Nimby (Not in my back yard, come si suol dire della repulsione che ciascuno prova per lo smaltimento dei rifiuti vicino a casa) anche nel campo della Giustizia si sono già affacciati.
Prendete l’ex Governatore della Sardegna Mauro Pili, vero e proprio capopopolo sull’Isola. Leggete cosa scrive: “Le esternazioni del Ministro Severino sulla possibile riapertura del carcere dell’Asinara sono fantasie che appartengono più alle provocazioni che alle cose serie. Si occupasse il Ministro dei vuoti in organico delle carceri sarde piuttosto che riproporre temi e argomenti che non appartengono più alla disponibilità del suo dicastero. Mi sembra di rileggere affermazioni d’altri tempi di chi pensava di vedere la Sardegna come la Cayenna d’Italia. Una visione che pensavamo definitivamente decaduta proprio con la chiusura dell’Asinara. Forse non sa il Ministro che quell’isola ora è un’area destinata a parco naturale e che i progetti di sviluppo non riguardano carceri ma turismo e valorizzazione ambientale. Questi Ministri che parlano senza cognizione di causa farebbero bene a studiare i problemi prima di parlare a vanvera”.
Ora, sui vuoti in organico nelle carceri ci sarebbe da parlare per ore, magari partendo da quelle del Nord (vuote perché quelle del Sud sono stracolme). Ma lasciamo perdere, non si parla di questo così come è meglio non andare a guardare chi e perché parla a vanvera. Veniamo al dunque del nocciolo del ragionamento di Pili: l’Asinara sarà un parco naturale. Sacrosanto ma non ritengo incompatibile (e con me evidentemente persone come Severino) questa scelta con quella – molto più premiante per la sicurezza – di destinare l’Isola all’…isolamento vero, reale e duraturo dei boss mafiosi che nei contatti perenni, continui e fluidi con la collettività che popola le carceri nel “continente” trovano sponde facilissime per comunicare, apprendere e ordinare.
Non sono solo nello sposare la causa che fu già oggetto di un mio articolo su questo umile e umido blog il 4 novembre 2008 (si veda archivio). Allora riportai e commentai favorevolmente ciò che disse il pm antimafia della Dda di Reggio Calabria Nicola Gratteri il 31 ottobre nel corso della trasmissione “Viva voce” a Radio24: riaprire le carceri di Pianosa, Gorgona e Favignana, accompagnando la permanenza dei boss con direttori di Istituto preparati e un corpo scelto di agenti. Il giorno prima la stessa proposta (dettaglio più, dettaglio meno) l’aveva lanciata il parlamentare del Pd del Beppe Lumia (ex presidente della Commissione nazionale antimafia).
Ora: siete d’accordo o no su questa proposta? I boss e i loro quaquaraqua vanno “isolati” non solo all’interno dei penitenziari ma anche fisicamente. Vanno “accerchiati” solo ed esclusivamente da personale preparato.
Cari parlamentari che ne pensate? Non sarà il caso di cambiare il codice penale? Una birra insieme al bar – destra e sinistra – e dopo via, si vota tutti insieme per il carcere duro, anzi durissimo.
Peccato che non sarà per questa legislatura. E, forse, neppure per la prossima e l’altra ancora e l’altra….
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