Consorzio per il sistema informativo del Piemonte: piove sul bagnato con un esposto alla Corte dei conti

E’ il 28 settembre 2011 quando l’ex vicepresidente del Consorzio per il sistema informativo della Regione Piemonte, Csi, Carlo Manacorda (tra le altre cose già professore a contratto di Scienza delle Finanze nell’Università di Torino, amministratore e dirigente di Usl, dal 2004 amministratore di Euconsult e membro dell’Osservatorio sulla riforma amministrativa della Regione Piemonte), scrive, in coincidenza con le dimissioni, una lettera-esposto al Governatore Roberto Cota, al presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, al sindaco Piero Fassino e a mezzo mondo (compresa la Corte dei conti).

In quella lettera scrive che la riforma statutaria del Csi del 19 settembre 2011 poteva servire per procedere ad una più ampia revisione dello stesso Csi, “quanto mai opportuna per dissipare perduranti incertezze sulla regolarità dei suoi processi operativi e per definirne la posizione che riveste nei confronti egli enti associati…”.

Partendo dalla premessa che il Csi è un’amministrazione pubblica, il professor Manacorda ricorda invece che è sempre stato considerato dalla Regione come un’impresa privata. Questa ambiguità – a detta del professor Manacorda – ha prestato negli anni il fianco a retribuzioni, assunzioni e consulenze che non hanno avuto quel vaglio e quell’attenzione che forse avrebbero dovuto avere e meritare.

Ebbene le modifiche statutarie del 19 settembre non avrebbero fatto chiarezza sulla natura giuridica del Csi, così come non hanno fatto chiarezza, di conseguenza, sull’affidamento diretto di incarichi e commesse che escluderebbe altri operatori del settore. Motivi per il quale la lettera del 28 settembre 2011 dell’ex vicepresidente del Csi viene spedita a mezzo mondo. Ma la lettera viene indirizzata anche a “preventiva tutela per fatti avvenuti durante l’esercizio, presso il Csi, delle funzioni di amministratore e per l’eventualità che tali fatti avessero a palesarsi nel tempo non conformi a normative alle quali l’ente avrebbe dovuto attenersi”.

Non c’è che dire: una netta presa di posizione. Come a dire: se ci sono state irregolarità o se queste perdurano, io ho avvertito tutti. E comunque me ne chiamo fuori.

Ora non sta a me, ovviamente entrare nel merito delle questioni giuridiche, ma avendo pubblicato su questo blog (si veda in archivio il post del 6 gennaio) l’inchiesta sui conti della Regione Piemonte – nella quale una parte è stata dedicata al Consorzio – è doveroso non solo dare notizia di questa diatriba di non poco conto ma anche della lettera qui sotto che il professor Manacorda mi ha spedito ieri.

Visto che la Regione ha annunciato – proprio sul Sole in risposta alla mia inchiesta pubblicata sul giornale il 4 gennaio – una ennesima riforma del Csi, sono due contributi che sottopongo all’attenzione dei lettori e degli stessi amministratori regionali.

r.galullo@ilsole24ore.com

 

LA LETTERA DEL PROF. MANACORDA

 

 

 

Egregio Dottor Galullo,

ho letto il Suo articolo sui conti della Regione Piemonte, pubblicato il 4 gennaio sul Sole 24 Ore.

Condivido, totalmente, quanto da Lei esposto, a prescindere dai tentativi di chiarimenti dell’attuale Giunta (replica al Suo articolo dell’Assessore).

Mi permetto di inviarLe qualche nota sul punto riguardante il Csi (anch’esso confutato, tra l’altro con imprecisioni).

Sono stato Vicepresidente del CSI dal dicembre 2010 al settembre 2011. Mi sono dimesso a seguito di una raffazzonata riforma dello Statuto dell’Ente, concertata tra Regione, Provincia di Torino e Comune di Torino (quest’ultimo, tra l’altro, debitore verso il Csi di una somma considerevole, non pagando da anni i servizi prestati), che ha tolto a Università e Politecnico di Torino la qualifica di Enti fondatori del Csi e li ha relegati in una posizione assolutamente marginale, nell’ammucchiata con tutti gli altri enti (donde l’inesattezza nel dire che si è chiesto al Direttore di predisporre un piano di ristrutturazione da sottoporre all’assemblea dei soci su proposta anche del Politecnico e dell’Università di Torino: per quanto a mia conoscenza, Politecnico e Università se ne sono andati sbattendo, per così dire, la porta e non credo abbiano ancora velleità di parteci-pare alle vicende del Csi. Quanto al piano di ristrutturazione, detto Direttore ci sta pensando ancor da prima che io entrassi come amministratore, ma finora non ci sono stati sviluppi).

La riforma statutaria ha poi portato alla nomina di un Consiglio di amministrazione provvisorio del Csi, nel quale la Regione Piemonte è rappresentata da due funzionari, uno dei quali – Dirigente regionale degli affari informatici e finanziatore del Csi – ha assunto la funzione (ancorché provvisoria) di Presidente, forse con qualche possibilità di conflitto di interessi.

Lasciando il Csi, ho ritenuto mio dovere segnalare con un esposto ai legali rappresentanti di Regione, Provincia e Comune alcune anomalie riscontrate nel funzionamento dell’Ente, esposto che ho inviato anche per conoscenza e per quanto di rispettiva spettanza, al Ministero della Funzione Pubblica, all’Autorità Antitrust, all’Autorità per i contratti pubblici e alla Procura regionale della Corte dei conti (ignoro, ovviamente, eventuali seguiti).

Mi scuso per l’intrusione, e sono a Sua disposizione per eventuali approfondimenti.

 

Coi migliori saluti

Carlo Manacorda

  • baudus |

    sarebbe interessante che qualcuno si interessasse di tutte le società “partecipate” piemontesi, incluse quelle provinciali taurinensi, incluse tra queste che si occupano di agricoltura biologica (!) e delle peculiari modalità di assunzione e di effettuazione degli appalti da parte delle stesse… E si tratta di società a partecipazione al 99 per cento pubblica…
    chissa’ se la gente ha voglia d’interessarsi anche alla casta con la c minuscola…una casta, direi, molto “provinciale”….

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