Il nome suona come un gioco di società ma non lo è: Azzardopoli. E’ la città virtuale del gioco – legale e no – che Libera, con un dossier presentato oggi a Roma, ha fotografato in ogni pedina del tracciato.
A partire dal fatturato, che ha diviso tra legale e illegale. Il primo nel 2011 ha fruttato 76,1 miliardi e pone l’Italia al primo posto in Europa e al terzo posto nel mondo tra i Paesi che giocano di più.
Una cifra due volte superiore a quanto le famiglie spendono per la salute e, addirittura, otto volte di più di quanto viene riversato sull’istruzione.
In media è come se ogni italiano – neonati compresi – puntassero ogni anno 1.260 euro tra videopoker, slot-machine, gratta e vinci, sale bingo. Le macchinette “mangiasoldi” in Italia sono almeno 300mila: una ogni 150 abitanti. Sfuggire da questa calamita (o calamità) è praticamente impossibile.
C’è poi il giro d’affari illegale, quasi tutto in mano alle mafie nazionali e internazionali, che si aggira sui 10 miliardi ma la cifra è stimata per difetto. I clan che si spartiscono la torta sono 41. Con i soliti noti seduti al “tavolo verde”:Casalesi della famiglia Bidognetti, Mallardo, Santapaola, Condello, Mancuso, Cava, Lo Piccolo e Schiavone, solo per citare alcuni cognomi in ordine sparso. “Le mafie sui giochi – commenta il dossier di Libera – non vanno mai in tilt e di fatto si accreditano ad essere l'undicesimo concessionario occulto del Monopolio”.
Ad Azzardopoli i clan fanno il loro gioco. Sono tante, svariate e di fantasia criminale i modi e le tipologie per fare bingo.
Innanzitutto le infiltrazioni delle società di gestione di punti scommesse e di sale Bingo, che si prestano in modo legale a diventare le lavanderie per riciclare i soldi sporchi.
C’è poi l’imposizione del noleggio di apparecchi di videogiochi, gestione di bische clandestine, toto nero e clandestino. Senza dimenticare il rutilante mondo del calcio scommesse, un mercato che da solo vale oltre 2,5 miliardi e la grande giostra intorno alle scommesse delle corse clandestine dei cavalli e del mondo dell'ippica.
Le sale giochi vengono spesso utilizzate – denuncia Libera – per adescare le persone in difficoltà, bisognose di soldi, che diventano vittime dell’usura. E’ il racket delle slotmachine. E non ultimo quello dell'acquisto da parte dei clan dei biglietti vincenti di Lotto, Superenalotto, Gratta e vinci. I clan sono pronto infatti a comprare da normali giocatori i biglietti vincenti, pagando un sovrapprezzo che va dal 5% al 10%: una maniera “pulita” per riciclare il denaro sporco. Esibendo alle forze di polizia i tagliandi vincenti di giochi e lotterie possono infatti giustificare l´acquisto di beni e attività commerciali, eludendo così i sequestri.
Non si può certo dire che lo Stato stia a guardare. Sono infatti 10 le Direzioni distrettuali antimafia che nell'ultimo anno hanno effettuati indagini (Bologna, Caltanissetta, Catania, Firenze, Lecce, Napoli, Palermo, Potenza, Reggio Calabria e Roma) e 22 le città nelle quali nel 2010 sono stati effettuate indagini e operazioni delle Forze di Polizia con arresti e sequestri direttamente riferibili alla criminalità organizzata.
Sempre nel 2010 sono stati sequestrati 3.746 i videogiochi irregolari, alla media di 312 al mese, più di 10 al giorno.
Ricordiamo che anche l’ultimo efferato omicidio a Roma potrebbe essere legato anche al tentativo di forzare la mano ai gestori cinesi del locale, che avrebbero potuto (o dovuto) ospitare slot machines. E proprio la capitale ha un primato nazionale: 294 sale e più di 50mila slot machines distribuite tra Roma e provincia. Ma la città eterna ha anche il più grande locale d'Europa: a piazza Re di Roma, nel quartiere Appio, con 900 postazioni di gioco.
IL COSTO SOCIALE
Il gioco – legale o meno che sia – sta ormai diventando un fenomeno sociale. Una ricerca nazionale sulle abitudini di gioco degli italiani del novembre 2011 curata dall’Associazione “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII” e coordinata dal Conagga (Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo), volta ad indagare le abitudini al gioco d’azzardo, stima che in Italia ci siano 1 milione e 720 mila giocatori a rischio e ben 708.225 giocatori adulti patologici, ai quali occorre sommare l’11% dei giocatori patologici minorenni e quelli a rischio. Qquesto significa che ci sono circa 800 mila dipendenti da gioco d’azzardo all'interno di un'area di quasi due milioni di giocatori a rischio. I giocatori patologici dichiarano di giocare oltre tre volte alla settimana, per più di tre ore alla settimana e di spendere ogni mese dai 600 euro in su, con i due terzi di costoro che addirittura spendono oltre 1.200 euro al mese.
Alle imprese più importanti e significative e a chi gestisce queste attività in maniera lecita Libera richiede una chiara e netta assunzione di responsabilità. “Si tratta d’intervenire insieme e quanto prima possibile su tutti i versanti di questa vera e propria calamità, economica e sociale – si legge nel dossier – quello normativo, per rendere più efficace il sistema delle autorizzazioni, dei controlli e delle sanzioni; quello educativo e d’informazione, rivolto soprattutto ai più giovani; quello di prevenzione e cura delle patologie di dipendenza dal gioco; quello culturale e formativo, che chiama in causa gli stessi gestori delle attività lecite”.
LE PROPOSTE DI LIBERA
Libera fa proprie le proposte avanzate al governo e al Parlamento nel dicembre 2010 dall’Alea (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio) e dal Conagga e propone di definire e approvare una legge quadro sul gioco d’azzardo, affinché lo Stato recuperi il governo e la programmazione politica sulle attività di gioco d’azzardo, ridefinendo le procedure autorizzato rie. Propone inoltre di limitare i messaggi pubblicitari e di marketing sul gioco d’azzardo e garantire forme di reale e corretta informazione per il pubblico, di promuovere iniziative di sensibilizzazione ai rischi collegati al gioco d’azzardo attraverso campagne di informazione alla cittadinanza, di recepire l’indicazione dell’Organizzazione mondiale della sanità che vede nel gioco d’azzardo compulsivo una forma morbosa chiaramente identificata e che, in assenza di misure idonee d’informazione e prevenzione, può rappresentare, a causa della sua diffusione, un’autentica malattia sociale, di consentire ai giocatori d’azzardo patologici e ai loro familiari (oggi abbandonati a se stessi), il diritto alla cura, diritto al mantenimento del posto di lavoro, diritto di usufruire dei benefici di legge, diritto a una parificazione tributaria e fiscale.
Per quanto riguarda, invece, la prevenzione e il contrasto dei fenomeni d’illegalità nel mercato dei giochi, Libera sollecita l’elaborazione di norme tese a rafforzare e rendere più efficaci, anche attraverso la previsione del delitto di gioco d’azzardo. Propone infine di: 1) intensificare e potenziare i controlli e il monitoraggio delle concessione di licenze a società estere che organizzano e gestiscono scommesse in Italia; 2) idem per i controlli sulle persone de
gli amministratori, i bilanci e le rendicontazioni contabili, per scoraggiare e prevenire fenomeni di riciclaggio; 3) inasprimento delle sanzioni amministrative pecuniarie (fino a 20mila euro e chiusura fino a 30 giorni dell’esercizio) per chi viola il divieto di gioco di minori; 4) inasprimento delle sanzioni in funzione antiriciclaggio previste dal decreto 231 per chi gestisce attività di gioco senza autorizzazioni; 5) la previsione di conti correnti dedicati per concorsi pronostici e scommesse; 6) il registro scommesse e requisiti più stringenti per chi gestisce locali e attività di gioco pubblico.
r. galullo@ilsole24ore.com
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