La presunta associazione camorrista della quale mi sto occupando da giorni (si vedano i post del 4, 5, 6 e 24 ottobre), colpita nel centro-nord dalla Dda di Perugia grazie al lavoro di Gdf e Ros, aveva, attraverso Angelo Russo (si veda il suo profilo nei post in archivio), la delega alla firma di un conto corrente di Carifac (la Cassa di risparmio di Fabriano e Cupramontana) intestato a Ginevra immobiliare group, di cui Gennaro De Pandi era amministratore. Lo stesso De Pandi, secondo gli inquirenti un prestanome usato dalla banda, nel corso degli interrogatori resi alla polizia giudiziaria, sosterrà di aver accompagnato Russo a depositare una firma in banca (per i profili completi della presunta associazione a delinquere e per le sue supposte attività di riciclaggio in Umbria e nelle Marche rimando ai post in archivio).
Il presunto “capo” della banda, Giuseppe D’Urso, giustificò la delega di firma dicendo a De Pandi che Russo era suo fratello, “in pratica doveva operare liberamente sul conto. A me invece Giuseppe D’Urso ha ritirato il bancomat”.
Il conto – sembra di capire leggendo l’ordinanza – ad un certo punto sarà chiuso (o verrà chiuso? Non è dato sapere anche se quel che è certo è che tutto si svolge all’insaputa della stessa Carifac che in questa vicenda potrebbe persino essere parte lesa). Un conto che scottava parecchio, visto che nel corso di una telefonata intercettata, Gennaro De Pandi, rimasto senza liquidità, chiede a Giuseppe D’Urso del denaro e quest’ultimo risponde che glielo avrebbe spedito attraverso Orecchio. De Pandi risponde che avrebbe potuto rilevarlo direttamente dal conto Carifac ma D’Urso “evidenziava che quel denaro – scrivono i pm dei Perugia – non poteva essere toccato perché apparteneva a quelli di laggiu”. E quelli “laggiù” non sembrerebbero altro che gli allegri compari legati ai Casalesi di Villa Literno.
De Pandi ha fornito i codici di accesso online dell’Immobiliare Ginevra presso la filiale Carifac di Fabriano e dal saldo dei movimenti – tra il 1° gennaio 2001 e il 23 marzo 2011 a testimonianza che da almeno un decennio questa presunta costola dei Casalesi si era insediata in Umbria – il Ros dei Carabinieri ha potuto scoprire che il saldo era di ben…11,53 euro! Conto vuoto o svuotato insomma.
Nel corso di un altro interrogatorio, sempre De Pandi, racconterà che Giuseppe D’Urso, con un documento falso di cui aveva prodotto copia nel corso dell’interrogatorio del 18 marzo 2011, aveva aperto anche un conto corrente presso la Banca delle Marche, nella filiale di Pesaro. Anche in questo caso l’istituto nulla sa e verosimilmente, cadrà dalle nuvole alla lettura di questo articolo.
Il 4 marzo 2011 un’altra telefonata intercettata tra Giuseppe D’Urso e Angelo Russo apre un nuovo scenario creditizio: Russo riferiva che si apprestava ad aprire un conto per la Ginevra immobiliare Group presso la Deutsche Bank di Napoli e per farlo gli servivano alcuni documenti. Il 31 marzo Russo conferma a D’Urso di aver incontrato il direttore generale della Deutsche Bank per la Campania (Dio solo sa se è vero o se è una millanteria) e di aver creato un “buon rapporto…e che si possono fare dei lavori così sistemiamo la Ginevra”.
A domani, con una nuova puntata.
5– to be continued (le precedenti puntate sono state pubblicate il 4, 5, 6 e 24 ottobre)
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