Mafia e finanza/ Prove di mutazione genetica della ‘ndrangheta: dalle finanziarie alle mire sui confidi minori

Dalle finanziarie ai consorzi di garanzia fidi minori – quelli meno patrimonializzati e non sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia – il passo è breve ma, soprattutto, più sicuro per gli affari criminali. Senza con questo volere mettere sotto accusa le migliaia di consorzi minori che svolgono egregiamente, anche nella regione Lazio, il proprio lavoro. E senza in alcun modo volere diminuire l’importanza strategica dei Confidi che sono stati oggetto di un’inchiesta uscita ieri sul Sole-24 Ore del lunedi. A fotografarne pregi e difetti è una ricerca di Finlombarda, in collaborazione con l'Università di Torino. Lo stock di garanzie è di 21 miliardi, erogati negli ultimi 4 anni per supportare il finanziamento a circa un quarto delle imprese italiane con meno di 20 addetti.

I confidi si distinguono tra “maggiori” (49 a fine 2009 secondo Bankitalia) e “minori” (a fine 2009 erano 644 sempre secondo i dati Bankitalia) e la loro disciplina normativa è in continua evoluzione. Ancora oggi si attendono disposizioni attuative ma è certo che, per i confidi minori, il controllo sarà rigido solo nel prossimo futuro. La carenza di poteri per la Banca d’Italia, dovuta all’inapplicabilità ai confidi minori delle disposizioni del Testo unico bancario, verrà sostituita da un articolato impianto di controlli, che auspicabilmente, ebbe a dire Corrado Baldinelli, capo vicario del Servizio supervisione intermediari specializzati della Banca d’Italia, in un convegno a Cagliari il 4 febbraio di quest’anno, “garantirà la presenza nel settore ai soli operatori affidabili”.

I consorzi di garanzia collettiva fidi intermediano il rapporto tra banca e impresa, fornendo garanzie reali e personali, negoziando collettivamente con le banche le condizioni del denaro preso a prestito dai loro associati, svolgendo un’attività di selezione e di monitoraggio delle imprese consorziate, attraverso strutture organizzative distribuite in maniera non omogenea sul territorio.

Nel Mezzogiorno operano circa la metà dei Confidi italiani, contro il 30% delle regioni del Nord. I Confidi di maggiori dimensioni operano nelle regioni del Nord-Ovest con una consistenza media di 70 milioni di euro.

PROVE DI MUTUAZIONE GENETICA

Le prove di mutazione genetica (ripeto: ci troviamo di fronte ai prima casi che allarmano innanzitutto gli operatori onesti) della criminalità organizzata è contenuta nel decreto di sequestro anticipato dei beni disposto il 30 giugno dalla terza sezione penale del Tribunale di Roma nei confronti di Nicola Defina e Domenico Greco, personaggio, secondo la Procura distrettuale antimafia, riconducibile alla cosca Gallico di Palmi (Rc). “Si tratta di un passaggio epocale e sorprendente – spiega il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldoe tutto fa ritenere che si tratti solo della punta di un iceberg a Roma, da sempre capitale delle truffe finanziarie”. “Il sistema di trust rappresentato dai confidi minori – aggiunge il colonnello Paolo La Forgia, capo centro della Dia di Roma – è il migliore per spostare risorse costringendoci a seguire, non senza difficoltà, le tracce dei soldi”. Pasqualina Porretta, dell’Università Roma Uno, dove insegna Risk management delle banche e della assicurazioni, sottolinea che “concedevano legalmente garanzie personali che essendo semplici promesse di pagamento potevano non essere tutte coperte da "soldi veri" e non richiedevano che fosse depositato un fondo monetario vincolato presso un istituto bancario. Chiedevano delle commissioni per il rilascio di garanzie ben al di sopra di quelle mediamente praticate nel mercato delle garanzie, l’1/2% del credito erogato dall'istituto finanziatore”.

A Defina e Greco il 5 luglio sono stati sequestrati beni per 20 milioni tra i quali l’Antico Caffè Chigi, a due passi dalla sede del Governo. Il cambio di marcia nelle strategie affaristiche finanziarie delle mafie capitoline è contenuto nelle annotazioni del presidente della terza sezione penale, Guglielmo Muntoni. “Emerge chiaramente dalle indagini – scrive nel decreto di sequestro – che l’organizzazione comincia ad avvalersi dei confidi per continuare a realizzare profitti, poiché a causa delle restrizioni introdotte dalla nuova normativa per gli intermediari finanziari, dal 2008 si è verificato un vero e proprio terremoto, in quanto l’Agenzia delle entrate può accettare garanzie solo dalle banche e dai confidi, la cui struttura consorziale è stata evidentemente ritenuta quella più idonea a scongiurare speculazioni”.

Molte delle società finanziarie di cui si avvalevano i due sono state colpite da provvedimenti di cancellazione ma, di darsi per vinti, neppure a pensarci. Se le finanziarie sono sottoposte a rigidi controlli e conseguenti possibili radiazioni dall’albo degli intermediatori finanziari disciplinati dall’articolo 106 delle legge 385/92, cosa c’è di meglio che gettarsi anima e corpo nella costituzione, con metodi più o meno leciti e nel più breve tempo possibile, dei consorzi cooperativi di garanzia?

Detto, fatto. I due si mettono all’opera e continuano, con una serie di società, a emettere polizze non solo mediante le imprese cancellate ma, a quel punto, anche e soprattutto con i costituendi confidi non ancora riconosciuti.

Le cose andavano a gonfie vele, come testimonia una telefonata intercettata il 15 maggio 2008 tra Defina e un altro soggetto, nella quale la felicità per l’andamento di un confidi schizza alle stelle. “Dalle lettura degli atti – scrive ancora Muntoniappare impossibile quantificare le abusive concessioni di fideiussioni…l’unica cosa certa è che Defina, tra gli altri, mediante le sue società ha emesso numerosissime fideiussioni ottenendo illeciti profitti per milioni”.

Defina e Greco non potranno più nuocere, almeno per il momento e in attesa dei decreti attuativi del Governo sui confidi minori, il compito più duro spetta a inquirenti e investigatori: scoprire, dopo la punta, altre parti dell’iceberg della finanza criminale.

r.galullo@ilsole24ore.com

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