Premio Ilaria Alpi/1 Il giornalismo la ricorda: a partire dalla denuncia delle mafie a Reggio Emilia

Da oggi a sabato il Palacongressi di Riccione ospiterà la XII edizione del Premio Ilaria Alpi, la collega del Tg 3 uccisa a Mogadiscio con l’operatore Miran Hrovatin nel marzo 1994.

L’Associazione Ilaria Alpi da anni porta alto il vessillo di questa giornalista che ha pagato con la vita l’amore per una professione che, quando si respira fino alla morte come ha fatto lei, è un abito talare che non si dismette mai.

All’interno di queste quattro giornate di studio e approfondimento, due (il 16 e il 17) saranno dedicate alle infiltrazioni delle mafie nell’economia.

In realtà – così come fa il comunicato stampa – parlare di infiltrazioni delle mafie nell’economia legale è un concetto da seppellire. Oramai bisognerebbe parlare – vuoi per provocazione, vuoi per aderenza a molte realtà territoriali – di infiltrazioni delle imprese pulite nell’economia criminale.

Non ci credete? Fate male. Vi invito, oltre che a frequentare gli appuntamenti del Palacongressi, a visitare il sito www.estproject.eu.

Project Est fa parte del programma della Unione Europea “Europa per i cittadini” ed è promosso e realizzato dall’Associazione Ilaria Alpi in collaborazione con Flare network, Romanian Centre for Investigative Journalism e con il Centro studi e ricerca sulla sociologia giuridico penale, la devianza e il controllo sociale dell’Università di Bologna.

Nella sezione del sito dedicata al riciclaggio (money laundering) potrete godervi (come ho fatto io) il servizio della brava collega freelance e collaboratrice di Rai News 24 Michela Monte, che ha fatto uno splendido servizio su Reggio Emilia, la città che ha ospitato il primo tricolore. La città della Resistenza. Il servizio è andato in onda in tv a febbraio.

Chi lo ha perso lo può recuperare sul sito.

I VOLTI E LE VOCI

Il servizio è stato intitolato “Anticorpi” ed ha un merito in più: i volti dietro le affermazioni. Come quello di Antonio Rizzo, costruttore di Reggio Emilia, che davanti alle telecamere di Michela afferma testualmente e candidamente che in città e in provincia “la ‘ndrangheta non esiste”. Fissa la collega, si ferma un nanosecondo e poi continua: “o se esistono, esistono delle cose lievi”.

Si, lievi come la terra che stava per ospitare il costruttore calabrese Vito Lombardo, 62 enne scampato in città ad un agguato a base di proiettili di calibro 22 nel novembre 2010.

Ma dovreste godervi anche il volto e la voce di Ugo Ferrari, dal 2004 assessore ai Lavori pubblici del Comune. “Qui non c’è un sistema colluso – dichiara – e ci sono molti, molti anticorpi”. Tesi credibile? Assolutamente no, secondo il mio giudizio, altrimenti non si spiegherebbe come un imprenditore sul lastrico intervistato da Michela, sotto copertura, dichiari che il 50% del boom edilizio di inizio millennio sia stato finanziato da soldi sporchi, risorse da riciclare. Uno sviluppo abnorme: dal 2001 al 2004 – dopo che nel ’99 fu sbloccato il piano regolatore – i residenti a Reggio Emilia sono cresciuti del 5%. Le unita immobiliari del 11%: più del doppio. E ora – a bolla esplosa e con uno stock abitativo previsto nel Prg bruciato in appena 5 anni – molte case sono invendute. Gli alloggi sul mercato a febbraio 2011 erano 4mila.

Ci han guadagnato tutti”, dichiara a voce bassa l’imprenditore “pentito”. E come dargli torto? In media il Comune di Reggio Emilia – da soli oneri di urbanizzazione – nel periodo d’oro incassava 30 milioni all’anno e allora chissenefrega di scavare in quello sviluppo drogato!

Ma il volto e la voce più belli incastonati nello splendido servizio di Michela sono quelli del colonnello della Guardia di Finanza Alfonso Di Vito. Alla richiesta di commentare la stima del 50% di soldi sporchi investiti nell’edilizia, guarda Michela e poi dice: “A questa non le rispondo”.

Capite? Non smentisce. Non conferma. Ma afferma. Si, inconsapevolmente afferma. Afferma di non voler partecipare al gioco delle percentuali. Perché non è un decimale in più o in meno che conta. Quel che conta è che Reggio Emilia, da almeno 30 anni, è sempre più una città in provincia di Crotone. E non accorgersi del galoppare del fenomeno mafioso o, come afferma la voce e spiega il volto di Roberto Alfonso, capo della Procura di Bologna, negarlo, vuol dire che quegli anticorpi non si sono ancora formati nel corpo sano di Reggio Emilia. Mentre la metastasi avanza.

r.galullo@ilsole24ore.com

p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica alle 0.15 circa. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.

p.p.s. Il mio libro “Economia criminale – Storia di capitali sporchi e società inquinate” è ora acquistabile con lo sconto del 15% al costo di 10,97 euro su: www.shopping24.ilsole24ore.com. Basta digitare nella fascia “cerca” il nome del libro e, una volta comparso, acquistarlo