Carissimi amici di blog da tre giorni sto ragionando sull’ordinanza del 15 aprile 2011 della Procura di Catanzaro che ruota intorno alla serie di falliti attentati alla Procura generale di Reggio Calabria e ai procuratori Salvatore Di Landro e Giuseppe Pignatone (rimando all’archivio per i due post precedenti).
I Lo Giudice – colpiti nel portafoglio e arrabbiati per essere stati lasciati soli dallo Stato – sarebbero i soli responsabili. Ebbene mi verrebbe da titolare questo post: “scusi capo ma ‘ndo ‘sta a Procura?”.
Sì, così, in romanesco, il mio adorato dialetto. Se giurate di non ridere, leggetevi infatti come Antonino Lo Giudice sceglie la Procura generale come luogo del primo attentato: pensava che fosse la Procura, vale a dire l’ufficio giudiziario che procedeva, all’epoca, contro il fratello Luciano. “La giustificazione – scrive saggiamente il Gip – è contraddetta da alcune semplici osservazioni riguardanti, intanto, la circostanza che Lo Giudice Antonino è una persona adusa ad essere sottoposta a diversi procedimenti giudiziari, processato più volte e pienamente consapevole della differenza esistente tra un ufficio requirente di primo grado e la Procura generale presso la Corte d’Appello della città in cui, peraltro, è nato e cresciuto…”.
Il Gip, alla quale evidentemente non piace essere presa per i fondelli, conclude scrivendo che: “la scelta della Procura generale non è stata né casuale né il frutto di un fraintendimento, ma piuttosto, meditata ed effettuata per ragioni che il Lo Giudice non ha voluto chiarire, mostrandosi reticente sul punto, così come sugli specifici rapporti da lui e dal fratello intrattenuti in passato, prima dell’arresto di Luciano, con personaggi istituzionali”.
Oltretutto, visto che la famiglia Lo Giudice – oltre che nata e cresciuta anche pasciuta a Reggio verrebbe da dire forse al Gip che deve mantenere però il contegno istituzionale – spaccia la strategia della tensione con il fatto che gli è stato toccato il portafoglio con sequestri milionari, è incredibile il fatto che la bomba non venga eventualmente piazzata sotto la Procura, responsabile di tali decisioni.
ALTRA BALLA ALTRO GIRO
Altra cosa sulla quale in questi giorni i giornalisti (che scrivono senza leggere e soprattutto con la testa a comando) stanno favoleggiando, è il ritrovamento del bazooka e la supposta volontà di colpire con un colpo la Procura.
Fate bene attenzione a ciò che scrivono i magistrati sul colpo fortuitamente sfuggito dal bazooka stesso verosimilmente nella notte tra il 27 e il 28 settembre, vale a dire pochi giorni prima del ritrovamento del lanciamissile, il 5 ottobre, davanti alla sede del Cedir. Il 6 ottobre alle 10.35, vale a dire il giorno dopo del ritrovamento annunciato con telefonata, Lo Giudice si scaglia contro Antonio Cortese per l’incidente del colpo sparato fortuitamente (ma come cazzo si fa a sparare un colpo di bazooka accidentalmente, mi domando, visto che a usarlo oltretutto non sono io ma esperti armieri?!). Il suo disappunto, si legge a pagina 47, si deve al fatto che Cortese avrebbe disatteso gli ordini: sparare contro gli uffici della Procura della Repubblica. Buuummm! Fuochi d’artificio!
E infatti leggete cosa scrive il Gip:”…la ricostruzione, sebbene verosimile, è smentita con decisione dallo stesso Lo Giudice che l’11 marzo 2011 ha definitivamente chiarito che ben sapeva, già il 30 settembre 2010, prima di partire per il Marocco, del colpo partito accidentalmente e aveva in quell’occasione ordinato al Cortese di far ritrovare l’arma…”.
Insomma: la sorpresa al telefono era finta, l’incazzatura anche, la testata sparata tra il 27 e il 28 settembre chissà in quale muro si sarà conficcata o quale stalla avrà inavvertitamente colpito in aperta campagna.
Bene per il momento mi fermo qui. Domani proseguiamo con altri gustosi particolari della “tragedia”.
3 – to be continued
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