Cari amici di blog oggi è il grande giorno. San Marino – che fino a qualche mese fa negava persino l’esistenza della parola mafia – oggi celebra in pompa magna il grande evento: il vertice internazionale antimafia "Uniti nella diversità contro la mafia globale". Io il titolo non l’ho capito ma il limite è tutto mio.
Dato che sono un “bambino” dispettoso e qualche Segretario di Stato di quel Paese ha persino osato sfidarmi sull’esistenza delle mafie nella loro terra, (mi spiace per loro ma ne sono usciti con la coda tra le gambe) dopo aver raccontato ieri un’altra puntata delle infilitrazioni dei Casalesi e della violenza sugli imprenditori sammarinesi (si veda il post in archivio), oggi vi racconto altri particolari, che traggono spunto dall’inchiesta della Procura di Bologna sulle mani dei Casalesi in Emilia-Romagna e sul Titano.
Come quello che il 6 novembre a Cattolica vede la grave intimazione a tal Francesco Agostinelli e a Michel Burgagni (imprenditore sammarinese). Un gruppo di persone (alcune delle quali arrestate il 15 marzo) intima ad Agostinelli e Burgagni la consegna di 1.500 euro in favore di Pasquale Maisto ed altra persona nonché di ulteriori 5.000 euro – asseritamente destinati ai detenuti siciliani – e infine della somma di 40mila euro come debito residuo (a fronte dell’originario importo di 70mila euro) dovuto all’impresa Caparol di Roberto Magnani e oggetto di cessione in favore di Francesco Vallefuoco (arrestato il 15 marzo).
L’allegra combriccola costringe Michel Burgagni ad assistere al pestaggio di Antonio Di Fonzo, avvenuto a San Marino il 30 ottobre 2010 e apostrofano Burgagni così: “Succede così alla gente che si comporta male”.
Il 16 dicembre 2010 gravi minacce nei confronti di Burgagni e compagna: “li avrebbero massacrati e avrebbero loro spaccato le ossa, se non avessero soddisfatto il debito di tal Leo Raimondi”. Il 14 gennaio 2011 nuova minaccia di morte a Burgagni e compagna, con minaccia di sequestro dei loro figli minori.
La conclusione sugli indagati del Gip bolognese che firma l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, Bruno Perla, è che i reati vengono commessi “con le aggravanti del fatto commesso da più persone riunite e munite di armi; con modalità mafiose consistite nell’avvalersi della forza di intimidazione promanante dal vincolo associativo e dalla dichiarata affiliazione alla criminalità campana dei Casalesi nonché dalla condizione di assoggettamento della vittima per acquisire il controllo diretto o indiretto delle di lui attività economica”.
Nella informativa della polizia giudiziaria di Bologna del 7 dicembre 2010 (e successive integrazioni) si legge: “Nel corso dell’indagine, sin dall’avvio delle captazioni si sono palesate le attività criminose compiute dagli esponenti dei gruppi criminali indagati nei confronti dell’imprenditore Michel Burgagni e della convivente Elena Shchegoleva. Le due parti offese venivano sottoposte a forti pressioni e a pesanti minacce – con chiari metodi mafiosi – da parte degli indagati appartenenti ai vari gruppi criminali (riconducibili a quello capeggiato da Vallefuoco, a quello dei fratelli Lucianio–Mariniello e per ultimo a quello riconducibile a Pasquale Maisto, Massimo Venosa, Francesco Agostinelli e Francesco Sinatra) che da tempo li stavano “spremendo”, sottoponendoli a continue estorsioni… Dalle captazioni emergeva chiaramente che la parte offesa Burgagni era consapevole dei pericoli che stava correndo e dei rischi a cui era sottoposta l’incolumità sua e quella dei propri familiari avendo a che fare con pericolosi malavitosi dichiaratisi “mafiosi”. Burgagni come la propria convivente erano in completa balia dei vari estorsori e si erano sottomessi al loro volere”.
Evviva! La mafia a San Marino non esiste! Oh si? Oggi i papaveri sammarinesi vaticineranno! Augh!
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