“Quattro aziende – Burgagni Imbiancatura, Edil Tinteggiatura, Style Decor, B & B Tecnology – riconducili allo stesso imprenditore, hanno o hanno avuto un comune destino: non pagano i dipendenti, falliscono o rimangono senza dipendenti. Perché le autorità politiche continuano a rilasciare società che fanno capo a personaggi così poco affidabili? Oggi la Style Decor, azienda di tinteggiatura, chiude i battenti. E lo fa dopo aver lasciato a lungo senza retribuzione i propri dipendenti. Gli attuali dipendenti sono 6, ma i lavoratori creditori in tutto sono 11, che hanno maturato molte mensilità non pagate, per un ammontare ciascuno di circa 15mila euro. Oltre a non versare i salari, l’azienda non paga da tempo per i dipendenti i contributi ISS e pensionistici, e la Cassa Edile. Pertanto, i lavoratori non possono percepire neanche quanto spetta loro dalla Cassa Edile. Sembra altresì che vi sia un atto di sequestro dei beni aziendali da parte di Banca Centrale (ma quali beni aziendali?)”.
Così scrivevano il 31 agosto 2010 in un comunicato stampa Agostino D’Antonio e Angela Tamagnini, funzionari del Fli-Csu, la Federazione dei lavoratori dell’industria della Centrale sindacale unitaria.
Quasi un anno dopo – forse – qualche spiegazione alle difficoltà delle imprese sammarinesi può essere letta in controluce nell’ordinanza con la quale la Procura di Bologna ha colpito il 15 marzo di quest’anno un sodalizio criminale legato ai Casalesi che operava non solo in Emilia-Romagna ma anche nella vicina San Marino.
Una lettura che a poche ore dal vertice internazionale antimafia "Uniti nella diversità contro la mafia globale", che si tiene il 15 aprile a San Marino, può tornare tutile. Chissà se la dirigente del Tribunale, Valeria Pierfelici, che forse depositerà ad horas la sua enciclopedia sulla mafia a San Marino conosce l’episodio che sto per raccontare. Se non lo conosce si affretti a modificare la relazione.
Nella seconda pagina dell’ordinanza si legge infatti che una dozzina di simpaticoni – tra i quali Francesco Vallefuoco – nel luglio 2009 avevano vessato Michel Burgagni – amministratore di Style Decor S.r.l. e di B.& B. Technoloy S.r.l. – e la convivente moscovita Elena Shechegoleva, titolare dell’esercizio commerciale Le Desir in Riccione. Con la violenza e la minaccia volevano essere soddisfatti di debiti verso terzi e così, tanto per iniziare, disposero di due furgoni Renault Trafic e di un abito del prezzo di 1.500 euro.
Attenzione a quel che si legge dopo: Vallefuoco e Gennaro Esposito, dopo aver curato per conto di Burgagni la riscossione di un credito 100mila euro nei confronti di tal Antonio Iervolino, consegnando a Burgagni la somma di 50mila euro in contanti più 60mila in cambiali in cambio di un compenso di 25mila euro in contanti, “richiedevano l’ulteriore compenso di 30mila euro in contanti – scrivono i magistrati – con la minaccia che altrimenti coloro che in Campania avevano riscosso il credito potessero allo stesso riscuoterlo coattivamente da Burgagni”.
Finito? Macchè! Nel 2010 altri sei burloni convocano Burgagni al bar Admiral della Dogana di San Marino per ottenere la restituzione di 10mila euro che uno di loro vantava nei suo confronti. Poco tempo dopo, al ristorante-albergo Quo Vadis di Rimini, un altro soggetto, che sarà poi arrestato “percuote Burgagni con schiaffi al volto e ottiene la consegna di 3mila euro in assegno”.
Finita? Ma de chè diremmo noi romani!
A Cattolica il 6 novembre 2010 Burgagni e la sua compagna si vedono richiedere la restituzione del debito di 100mila euro da questi dovuto a Fincapital diretta da Livio Bacciocchi, scrivono i magistrati e garantito con un assegno di pari valore. Alla coppia viene intimata la consegna immediata di 2mila euro e l’obbligo a consegnare il resto entro un anno dall’ottobre 2011, minacciando (altrimenti) di morte Burgagni.
Ne volete sapere di più? Bene. Leggetemi domani e leggete domani anche L'Informazione voi che avete la fortuna di vivere a San Marino.
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