Cosa compete con la cultura mafiosa? Quella leghista: da Milano a Lecce

Credo che sia passato ingiustamente inosservato un articolo-capolavoro uscito sulla Padania, quotidiano della Lega Nord sovvenzionato con ricche prebende di Roma-ladrona, della scorsa settimana.

In questo articolo il genio "padano" (!) ha dato anima e corpo ad un’idea eccezionale per impedire che le mafie – innanzitutto quella calabrese -  penetrino nei lavori dell’Expo 2015 (a proposito: si veda La Repubblica di oggi con un ampio dossier sugli scandalosi ritardi della Milano padana).

L’indimenticato e indimenticabile Roberto Castelli esprime il colpo di genio a botta calda: “Si dà quindi per assodata per i grandi lavori dell`Expo 2015 la minaccia di massicce infiltrazioni mafiose. Per questo lancio una proposta: evitiamo materialmente e per decreto che a partecipare agli appalti siano aziende che possano essere collegate con la `ndrangheta. In poche parole escludiamo le ditte calabresi».

Per lui non è assodato quel che la Direzione nazionale antimafia ha già assodato da tre anni almeno: vale a dire che mentre la politica parolaia discetta, le mafie hanno già raggiunto l’accordo sulla spartizione dei lavori in vista dell’Expo anche a suon di morti ammazzati. Evidentemente Castelli ne sa più dei pm Enzo Macrì, Roberto Pennisi, Nicola Gratteri e compagnia. Siamo sereni allora!

Per lui, inoltre, le ditte in odore di ‘ndrangheta e con capitali mafiosi – verosimilmente – lo scrivono sulla visiera del cappello o, in rapida alternativa, sulla maglietta o sulla chiappa destra. nPosti visibili, insomma. Magari d'estate al mare.

Il viceministro alle Infrastrutture, ci informa La Padania, ha comunque le idee chiare per non deragliare dai regolamenti e dalle direttive europee. Europa che, ovviamente, se mai fosse presentata questa idea, la casserebbe ridendo sotto la voce “aberrante” e, aggiungo io, “razzista”. «Le accuse – ammette Castellibenché ovviamente esagerate e tendenziose, hanno comunque una parte di vero, perché qualche infiltrazione mafiosa c`è stata. Ed è altrettanto verosimile che i lavori per l`Expo attirino fra tutte le altre anche le società collegate con la `ndrangheta. Visto che siamo stanchi di essere accusati, noi leghisti, di essere troppo "teneri" con la mafia calabrese sembra giusto in questo caso, eliminare il problema alla radice. Bisogna tenere lontane dai lavori le ditte che possano essere sospettate di dipendere dalle mafie, a mali estremi estremi rimedi».

Qualche infilitrazione, la chiama lui. A mali estremi estremi rimedi: colpirne cento per educare Milano. E al diavolo i sacri principi della nostra Costituzione. Carta straccia! Ma andiamo avanti perché il capolavoro è in coda: il sistema per tenere lontane dall`Expo le società in odore di `ndrangheta è quella di lasciare al committente la discrezionalità della scelta. “Quindi occorrerebbe prima di tutto chiedere all`Unione Europea una deroga alla direttiva che regola gli appalti a livello comunitario, cosa che è possibile vista l`entità e l`importanza dei lavori per l`Expo, nonché per il fatto che sarebbe una deroga limitata nel tempo per l`occasione. In seguito si potrebbe stabilire, a questo punto per decreto, che gli appalti per i lavori dell`Expo non vengano affidati con normali aste, nelle quali, come si teme appunto, potrebbero infiltrarsi e vincere ditte controllate dalla `ndrangheta, ma con trattative dirette, in cui il committente possa scegliere un destinatario dell`appalto con determinate caratteristiche, escludendo così i soggetti che pure lontanamente possano essere sospettati di dipendenza malavitosa”, chiosa La Padania.

Già che ci siamo – e registrando che ovviamente a Milano, come dimostra l’ultima inchiesta della Dda del capoluogo lombrado Redux-Caposaldo, non esiste borghesia mafiosa, non esiste corruzione, non esistono ipotesi di voto di scambio e non esiste una classe dirigente a tutti i livelli collusa con le mafie – il passo successivo potrebbe essere scegliere direttamente la ditta che fa i lavori sulla base di un’autodichiarazione in cui dichiara di votare, dal direttore dei lavori all’ultimo dei muratori, le varie leghe. Oppure ancora di esibire la carta di identità fino alla settima generazione. Oppure, che so, scegliere le imprese sulla base dei colori dei calzini del socio di maggioranza o della squadra tifata dalle maestranze (la Ternana entra con difficoltà mentre l’Ascoli entra a pieno titolo).

LA RISPOSTA DI GRATTERI

Competere e ribattere a cotanta idea geniale è, me ne rendo conto, impresa ardua. Io non sono in grado e, forse per questo, vi rimbalzo sul pc le parole pronunciate ieri a Firenze da Nicola Gratteri, nel corso di un convegno in cui veniva presentata la sua ultima opera letteraria “La giustizia è una cosa seria”, scritta con Antonio Nicaso per Mondadori.

L’Ansa batteva testualmente: “EXPO 2015/ GRATTERI: CASTELLI NON HA CAPITO NIENTE DI 'NDRANGHETA

"Mi hanno molto meravigliato queste affermazioni di un ex ministro della Giustizia perchè forse allora lui ritiene che una ditta di Platì parta da Platì e vada a Milano a partecipare a una gara dell'Expo 2015. Mi sorprende tantissimo, perchè allora vuol dire o che non ha capito nulla, o chi per lui, oppure siamo veramente messi male" ha detto Gratteri.

Ecco, siamo veramente messi male. Anzi malissimo. Lo vado ripetendo da anni: se c’è una cultura (per me disvalore, sia chiaro) che può competere con quella mafiosa, è solo ed esclusivamente quella della inesistente padania, dei suoi falsi profeti e dei falsi profeti di tutte le leghe. Per capacità di disgregazione dello Stato e incapacità di dare risposte al Paese, non credo che siano uguagliabili. Entrambe poi – anche questo lo vado scrivendo da tempo – hanno come fine ultimo la secessione. Ma l’una – la mafia – sapendo che così diventa più forte il suo potere. L’altra – le leghe – illudendosi che i confini geografici siano in grado di impedire la penetrazione dei capitali mafiosi.

In realtà c’è una terza spiegazione alla boutade di Castelli: il desiderio irrefrenabile e il godimento imparagonabile di parlare alla pancia dell’elettorato leghista duro e puro. Quello dell'ampolla ricolma di acqua inquinata del Po. Un desiderio e un godimento che fanno, al Paese, danni incalcolabili che neppure l’opposizione, misera e miserevole accozzaglia di neuroni vaganti e persi, è in grado di contrastare. Le leghe stanno disfacendo l’essenza stessa dello Stato senza che nessuno alzi un dito.

LA PERLA DEL SALENTO

Disvalori che avanzano anche al Sud.  E’ di venerdì 25 marzo la notizia che Radio Padania è tornata a trasmettere nel Salento. Il solito vomito di insulti sul sud e sui meridionali.
Ma perché il Salento piace tanto? “La Puglia – ha più volte detto l’illuminato leghista Matteo Salviniè la regione del Sud più vicina alle corde dei settentrionali. Dinamica, aperta ai commerci, attenta alle cose concrete. E poi nel Salento ci sono segnali di autonomismo e indipendenza da Bari. Noi andiamo in aiuto di tutti coloro che si muovono per la loro libertà”.

Personalmente gradirei che per salvaguardare la mia libertà potessero scomparire in un battibaleno la cultura leghista e quella mafiosa, ma non coltivando l’utopia, torno a temi terreni, come quello avanzato da Luigi Nicolardi, sindaco di Alessano (Lecce), che critica il presunto commercio delle frequenze. Senza spendere un centesimo, dice lui, grazie allo status di emittente comunitaria di Radio Padania. “I leghisti prendono soldi dallo Stato – ha dichiarato alla Gazzetta del Mezzogiorno il 28 marzo a pagina 10 – e in più scambiano queste frequenze con le reti commerciali. Così realizzano un patrimonio senza spesa. Un privilegio unico. E’ mia intenzione denunciare questo abuso”.

Non so quale sia la posizione di Radio Padania – sono ovviamente pronta a registrarla – ma ancora una volta noto che è miserevole ridurre una questione vitale – il valore dello Stato unitario seppur federale e federato – a una mera questione commerciale.

Le questioni economiche lasciamole a mafie e leghe. Gli italiani cerchino di volare più alto. In gioco sono la nostra forma di Stato e la nostra democrazia.

r.galullo@ilsole24ore.com

p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia nuova trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica poco dopo le 00.05. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.

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