Mi trovo di nuovo – alla vigilia dell’ultima puntata di Vieni via con me – a prendere posizione convinta a favore di Roberto Saviano.
LA PREMESSA
Premessa: Saviano non lo conosco.
L’ho incontrato un nano-secondo a Radio 24 circa un anno fa (credo fosse venuto per parlare di un libercolo di modestissime ambizioni, così almeno mi hanno riferito).
Una volta ho ospitato su questo blog una sua risposta ad un lettore che, di fronte alle difficoltà che Saviano incontrava nel trovare casa a Roma, gli metteva a disposizione un appartamento in Toscana.
Altre volte l’ho cercato ma la sua “filtrosa e filtrante” corte dei miracoli non mi ha neppure risposto.
Ho avuto con la sua segreteria diversi scambi di mail (si sa che le segreterie si immedesimano troppo spesso nel capo, garantendogli devozione miope e spesso scellerata).
Avrei dovuto chiacchierare con lui per l’uscita del mio libro Economia criminale e ospitare all’interno dello stesso la chiacchierata.
Quando i suoi angeli custodi mi hanno detto dopo diversi mesi che avrei potuto infine fare un questionario al quale Saviano avrebbe risposto, dopo timbri e ceralacche apposte da un’Agenzia letteraria, mi son cadute le palle al suolo con fragore e ho fatto gentilmente presente alla sua corte dei miracoli che sono un giornalista e non un sondaggista e che i visti, a casa mia, puzzano di censura lontano un miglio. Arrivederci e grazie.
Dunque non sono il difensore di Saviano (né d’ufficio né nominato), che del resto si difende meravigliosamente da solo. Stop.
Fatta questa premessa che la dice lunga su quanto, come sempre, sono libero di spirito e di pensiero (privilegio rarissimo nel mondo dei media, che ho conquistato e che difendo a caro prezzo) ribadisco con convinzione che difendo Saviano (non il suo programma né il suo santone alla camomilla Fabio Fazio) senza se e senza ma.
GLI ATTACCHI DA FERRARA
Passi per gli attacchi da destra. Il robo-catto-postcomunista-antelibersita-socialista-antecraxiano-postcraxiano-berlusconide-postberlusconide-anteveronicolarista-postveronicolarista-sor tentenna pennellovo Giuliano Ferrara ha offerto sull’ultimo numero di Panorama (n.49 del 2 dicembre) una raffinata forma di distruzione di Saviano: l’indifferenza, che è la maggiore forma di disprezzo.
Ebbene Ferrara, fotografato con l’abito (riadattato) del matrimonio e il farfallone, elogiando il ministro sassofonista Roberto Maroni come non riuscirebbe neppure la Padania, riesce in una veronica (non Lario) suprema, affermando che Maroni “reagisce con solide ragioni alla tv scandalistica che parla a vanvera di ‘ndrangheta e potere nordista, ma sa incassare la riparazione con un certo stile e il suo elenco di latitanti catturati e di politiche di contrasto alla criminalità mafiosa e camorrista fa impressione su 10 milioni di teledipendenti”.
Fossimo all’Osteria numero otto paraponziponzipò e non nel mio umile blog, saprei come definire questo sperticato capolavoro scritto e non orale.
Detto che si potrebbe facilmente replicare che magistrati e Forze dell’Ordine campano per amministrare Giustizia e far rispettare la legge e dunque se ne fottono tre quarti di chi siede le proprie chiappe al ministero e detto che le politiche di contrasto alle mafie di questo governo sono scritte nero su bianco nelle ipotesi di riforma del codice penale e del codice di procedura penale e nei mezzi sottratti alla repressione che magistrati, carabinieri, poliziotti e finanzieri vedono come fumo negli occhi e detto infine che sono rimasto talmente “impressionato dal certo stile” del ministro sassofonista da non mangiare tre giorni per lo shock subito, vi sottolineo che per “bretellone”, l’elastico più veloce ed elastico del (Far) West politico italiano, Saviano, il cui nome non viene mai citato per suprema forma di disprezzo, è “scandalistico e parla a vanvera”.
Esattamente il contrario della verità ma, ripeto, capisco che dalla “libera” stampa di destra attacchi simili (si potrebbero citare altri mille esempi, come del resto ho fatto nei post del 15 e 19 novembre reperibili in archivio) siano da mettere nel conto. Affidati oltretutto a raffinate, colte e intelligentissime menti come quelle di Ferrara, di fronte al quale sono una pulce.
DAGLI AMICI MI GUARDO IO
Come ho scritto nel post del 19 novembre, Saviano è drammaticamente solo e, soprattutto dopo questo programma, resterà ancora più solo. L’effimero calore dei telespettatori si spegnerà (al massimo) nell’arco di una settimana e lui tornerà alla scrittura ma resteranno, per fortuna, gli enormi valori che trasmette e l’enorme merito di aver tenuto calde le coscienze di milioni di italiani, molti dei quali, grazie a questa trasmissione, si sveglieranno dal torpore mediatico e cominceranno a capire che le mafie hanno eletto il proprio costante domicilio al Nord (altro che “vanvere”, caro il mio post-bretellone).
Informazione come formazione e coscienza civile: cosa volere di più?
Evidentemente per i santoni della sinistra, per quelli anarchici e per quelli “io so io tu chi cazzo sei” non va bene e fa nulla che il prezzo da pagare sia sputtanare uno dei pochi punti fermi nella coscienza legalitaria, etica e civica di questo maledetto Paese!
Beppe Grillo ne ha dette di tutti i colori, paragonandolo di fatto a un colluso: “ Non fa nomi e il suo spettacolo lo produce Endemol. Berlusconi gode come un riccio”, come se fosse più importante fare i nomi (perlopiù sconosciuti alla massa) che non la descrizione e la minuziosa denuncia del fenomeno mafioso.
O come – per fare un paragone che mi riguarda – io non potessi scrivere o parlare di mafia con la massima libertà di questo mondo e senza guardare in faccia a nessuno (cosa che faccio da quasi sei anni con il pieno appoggio del mio editore e dei miei direttori, da Ferruccio de Bortoli a Giancarlo Santalmassi, da Gianni Riotta a Fabio Tamburini) nel giornale e nei media di proprietà di Confindustria, perché ci sono centinaia di imprenditori collusi, conniventi o addirittura mafiosi e iscritti a Confindustria! Sarei un colluso anche io con l’aberrante ragionamento di Beppe Grillo! Disgustoso!
I critici hanno continuato a distruggerlo ma quello che veramente non mi aspettavo sono stati gli attacchi di Marco Travaglio. Debbo ammetterlo: a me Travaglio, uomo d
i destra adottato dalla sinistra, piace e lo considero un cane da guardia del potere. Ciò che un giornalista deve essere. Ne più ne meno. Non debbo essere necessariamente d’accordo con lui ma lo ascolto e lo leggo sempre con enorme passione e gusto. Travaglio, almeno a leggere Il Riformista, avrebbe rinfacciato a Saviano che i suoi monologhi li saprebbe fare qualunque cronista. A parte il fatto che non è vero mi domando: e allora? Quale è il problema? Ciò che conta è il contenuto e i valori che si trasmettono. E io non baratterei mai una puntata, con tutti i limiti e i difetti, di Vieni via con me con una puntata, non dico di Uomini e donne, ma di qualunque programmazione media di Raiset o MediaRai (cioè di Rai e Mediaset da anni fuse di fatto ma non di diritto).
L’UFFICIO STAMPA DEL CONSIGLIO REGIONALE CAMPANO
L’ufficio stampa del Consiglio regionale della Campania, settore della Presidenza , il 25 novembre ha emesso il comunicato stampa n. 193/IX Leg.
Questo il titolo del comunicato: “Consigliere Diodato: Procura dia seguito a mie querele su dossieraggio – Contro di me la macchina del fango perché mi sono opposto a interessi affaristici”
Questo il testo del comunicato: “Un appello al Consiglio regionale affinchè, a tutela dell’istituzione, chieda al Procuratore della Repubblica di Napoli “di dare seguito alla dieci querele presentate contro chi sta agendo contro di me attraverso un vile dossieraggio”.
E’ quanto ha affermato il consigliere regionale del PdL, Pietro Diodato, in Consiglio regionale, riferendosi alla vicenda della sua presunta ineleggibilità, in occasione delle ultime elezioni regionali, sulla quale il Consiglio si è espresso, il 17 novembre scorso, respingendo la proposta di decadenza formulata dalla Giunta delle Elezioni.
“Nei giorni scorsi – ha proseguito – ho scritto una lettera al Presidente Romano per rispetto per questa istituzione e per chiedere il rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo in quanto, da oltre un anno, sono vittima di un’azione diffamatoria senza precedenti che è giunta, addirittura, ad una azione intimidatoria contro dirigenti del Comune di Minturno, da parte di un pseudo giornalista, per ‘riaprire’ il cosiddetto caso-Diodato”.
“Non cederò ad alcun ricatto” – ha attaccato il presidente della commissione regionale Lavoro, citando lo scrittore Roberto Saviano: “quando ci si oppone agli interessi dei cosiddetti ‘poteri forti’, si mette in moto la macchina del fango volta a demolire politicamente e umanamente l’avversario. Mi sono opposto ad interessi affaristici – ha concluso Diodato – e, per questo si è messa in moto contro di me un’azione denigratoria e diffamatoria, ma, sono militante da una vita, non cederò ai ricatti e combatterò per avere giustizia”.
IL PROFILO DI DIODATO
Premesso che non ho alcun motivo di dubitare che quel che Diodato dice sia vero, ecco un breve profilo dello stesso, relativamente alla parte di polemica per quel che riguarda il suo caso giudiziario (ne ho trattato nel servizio che ho pubblicato sul Sole-24 Ore del 26 novembre).
Per Pietro Diodato, 50 anni, Pdl, il 18 gennaio 2008 è passata in giudicato la sentenza per reati elettorali, che come pena accessoria porta alla sospensione dell’interdizione dai pubblici uffici e del diritto di elettorato per cinque anni.
La Prefettura di Napoli se ne è accorta solo da poco e ha segnalato la vicenda al consiglio regionale anche perché si era aperta una discussione sulla validità della sospensione della pena accessoria. La questione si è dunque spostata verso il Comune di Minturno (Latina), dove Diodato risiede.
Il Comune laziale il 28 ottobre 2010 ha disposto la sua cancellazione dalle liste elettorali per cinque anni e il 23 novembre ha spedito la delibera al consiglio regionale campano che l’ha inviata alla giunta delle elezioni.
Il consiglio, che il 17 novembre aveva votato contro la decadenza di Diodato, dovrebbe prendere atto della incompatibilità di Diodato che il 25 novembre in Consiglio ha difeso la sua posizione e che, attraverso i legali, ha fatto sapere di essere ancora iscritto alle liste elettorali. Forse per questo la Giunta delle elezioni ha ottenuto dal Comune di Minturno il certificato elettorale per chiarire definitivamente il caso. E questa settimana – a quel che mi risulta – il consiglio regionale dovrebbe tornare a riunirsi per parlare delle presunta incompatibilità di Diodato.
IN BELLA COMPAGNIA
Ecco, lo dico chiaramente: lasciando che Diodato risolva i suoi problemi e dimostri quel che denuncia, a partire dalla presunta incompatibilità con il suo ruolo di consigliere regionale, quanto avrei voluto che a ricordare Saviano e le sue denunce fossero stati Ferrara, Grillo o Travaglio piuttosto che un condannato con sentenza definitiva (o se preferite passata in giudicato) per reati elettorali.
Costoro e altri della lunga lista dei detrattori, a mio modesto avviso, fanno ancora in tempo a guardare con occhi diversi il messaggio di Saviano e la presa (di coscienza) che ha sui giovani e su chi, per la prima volta, ohibò, scopre le mafie e addirittura le mafie al Nord.
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia nuova trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica poco dopo le 21.00. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.
p.p.s. Il mio libro “Economia criminale – Storia di capitali sporchi e società inquinate” è ora acquistabile con lo sconto del 15% al costo di 10,97 euro su: www.shopping24.ilsole24ore.com. Basta digitare nella fascia “cerca” il nome del libro e, una volta comparso, acquistarlo.