Una convinzione me la sono fatta e, come avete letto in questi mesi sul Sole-24 Ore e sul blog, la ribadisco ogni volta: la Procura di Reggio Calabria è a una svolta.
O riesce a smascherare le collusioni della politica con la ‘ndrangheta oppure avranno ragione quanti ritengono che, ogni qual volta si arriva a un soffio dalla stanza dei bottoni, c’è qualcuno che, potendo o essendo costretto a farlo, fa un passo indietro. Gioco facile, per la ‘ndrangheta e per i servizi segreti deviati che qui sguazzano da sempre felici, soffiare sul fuoco e provare a indirizzare le scelte della magistratura.
Gioco facile anche per la massoneria (le cui deviazioni qui sono un tutt’uno con quella disgustosa matassa sopra descritta) pilotare la regia. Anche quello della massoneria deviata, sapete anche questo, è un mio pallino fisso e del resto le inchieste giudiziarie (da Agostino Cordova a Giginiello De Magistris che per averne toccato i fili sono saltati per aria come grilli) stanno lì a dimostrarlo.
In alcuni recentissimi verbali nell’ambito del decreto di fermo di Domenico Praticò, Giovanni Ficara e Giovanni Zumbo, massoneria, servizi segreti deviati e politica si affacciano ancora una volta.
IL VERBALE DEL COLONNELLO GIARDINA
Si scopre così, leggendo il decreto di fermo, che l’ex comandante dei Ros di Reggio Calabria, il colonnello Valerio Giardina, fa mettere nero su bianco ai magistrati di Reggio, quanto segue a proposito della sua conoscenza con Zumbo: “Ho conosciuto Zumbo Giovanni quando ero comandante del Ros di Reggio Calabria; me lo presentò il Maresciallo Vacca nel ’04 e mi interessai a lui in quanto mi fu detto che lo stesso era intraneo ad un ambiente politico-massonico nell’ambito del quale potevano aprirsi interessi investigativi; inoltre all’epoca Zumbo lavorava nella segreteria dell’onorevole Sarra, per noi soggetto di interesse investigativo; tuttavia l’incontro dal mio punto di vista non fu positivo perché Zumbo mi sembrò ignorare l’identità e le funzioni di soggetti posti in posizione strategica nell’ambito dei contesti criminali investigati, per cui dissi a Vacca di verificare per qualche tempo la possibilità di avere informazioni concrete, ma ciò non accadde mai perché di fatto lo Zumbo si limitò sempre a fornire notizie generiche; così dopo qualche tempo, poche settimane, dissi a Vacca di lasciare perdere Zumbo per la mancanza assoluta di risultati concreti…”.
Giardina dice tre cose sostanzialmente: 1) Zumbo era vicino ad ambienti dove politica e massoneria sono tutt’uno; 2) nel 2004 l’attuale sottosegretario alle Riforme e semplificazione amministrativa della Regione Calabria Alberto Sarra, da sempre vicinissimo al Governatore Giuseppe Scopelliti, era soggetto di interesse investigativo; 3) Zumbo era un pallone gonfiato da sgonfiare.
Specifichiamo subito che Sarra non è assolutamente indagato né in questa inchiesta né nell’inchiesta Reale di cui parlerò ora. Lo stesso discorso vale per Ioppolo.
Specifichiamo inoltre che dichiarazioni e verbali servono ai magistrati soprattutto (ma non solo) per capire il mondo nel quale si muoveva Giovanni Zumbo, commercialista, uomo “esterno” per sua stessa ammissione ai servizi e centro vitale delle inchiesta della Dda di Reggio Calabria.
LE DICHIARAZIONI DI IOPPOLO
Mario (detto Francesco!) Ioppolo, rende dichiarazioni il 4 agosto 2010 nell’ambito delle attività investigativa dell’inchiesta “Reale” della Dda reggina, condotta il 21 aprile 2010. Il verbale è stato però inserito (anche) in questa inchiesta che ha portato all’arresto di Praticò & C.
Mario Ioppolo, che ha tentato con scarso successo la carriera politica in Forza Italia fa mettere a verbale diverse cose.
A proposito di Zumbo dichiara che lo riteneva poco affidabile anche perché riferiva con troppa leggerezza i rapporti dello stesso Ioppolo con il servizio (suppongo l’Aise). A tal proposito chiarisce che “in particolare venni a sapere da un mio amico, all’epoca funzionario della Digos, Antonio Arillotta, che nell’ambiente della famiglia mafiosa Caridi-Libri, cui era anche vicino Alberto Sarra, si era diffusa la voce che io facessi parte dei servizi e che tale informazione era stata a loro data proprio dallo Zumbo: ragione per la quale Arillotta mi disse di stare attento a Zumbo perchè parlava troppo, riferendo a tutti di una mia appartenenza ai servizi”.
Con non-chalance Ioppolo lascia cadere lì pesantemente il nome di Sarra sul quale, attenzione, torna immediatamente dopo incalzato dai pm. “Conosco Alberto Sarra dal ’94 e col predetto ho avuto un rapporto politico nel ’06 in occasione delle elezioni politiche provinciali, quando contribuì ad appoggiare la lista formata dal predetto, quella del Cdc, che aveva come capolista il sindaco di Bagnara Calabra, Santi Zappalà: in particolare, mi candidai anche personalmente nella lista; poiché l’organizzazione della campagna elettorale faceva capo logisticamente alla segreteria politica del Sarra presso la Regione Calabria, mi resi conto che all’interno della stessa era assiduamente presente tale Caridi Lillo, titolare per quanto ne so di un fabbrica di uova cioccolata; di tale soggetto, già all’epoca sapevo che era fratello di Caridi Nino, noto esponente dell’omonima famiglia mafiosa; in relazione a quest’ultimo, ricordo che lo Zumbo mi disse d’aver organizzato un incontro tra Caridi Nino e D’Antoni, anche se non so quale dovesse essere l’oggetto della discussione”.
Ancora con non-chalance Ioppolo fa mettere a verbale un’altra mazzata a Sarra nella cui segreteria, a quanto afferma, girava quello che definisce il fratello di una famiglia mafiosa che, a sua volta, sempre secondo Ioppolo, avrebbe dovuto incontrarsi attraverso un suo esponente e per chissà quale motivo con un maresciallo dei Ros, D’Antoni.
IOPPOLO ACCOMPAGNATORE DI ZUMBO
Sempre nello stesso verbale Ioppolo riferisce che Zumbo andava spesso in Procura e che lui stesso, tra aprile e giugno 2006, lo accompagnava e aspettava in garage (lo stesso garage, presso il Cedir, dove evidentemente è possibile entrare come e quando si vuole come dimostrano le recenti intimidazioni lì avvenute nei confronti di alcuni magistrati). E lo stesso Ioppolo spiega ai magistrati che Zumbo diceva di andare al palazzo Cedir per sbrigare pratiche per conto di D’Antoni e che talora portava con sé “delle carte con stampigliato sopra il simbolo della Repubblica”.
Ioppolo appare fermissimo anche quando conferma “ d’aver conosciuto Zumbo tramite D’Antoni nel ’06: quest’ultimo mi disse che il predetto era un appartenente al servizio a tutti gli effetti e sarebbe dovuto essere il mio punto di riferimento sul territorio”. Zumbo punto di riferimento, capito? E poi Zumbo, visto che tutti ne sminuiscono l’importanza, a chi riferiva e da
chi prendeva ordini? Ripeto: chi sono il “loro” a cui si riferisce nel verbale steso dal tenente Giuseppe Lumia subito dopo la cattura il 13 luglio 2010 nell’ambito dlel’inchiesta Il Crimine?
Insomma, ancora una volta, la posizione di Zumbo appare centrale per districare tutti i nodi tra malapolitica, ‘ndrangheta, servizi segreti deviati e massoneria deviata.
r.galullo@ilsole24ore.com
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia nuova trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica poco dopo le 21.05. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.
p.p.s. Il mio libro “Economia criminale – Storia di capitali sporchi e società inquinate” è ora acquistabile con lo sconto del 15% al costo di 10,97 euro su: www.shopping24.ilsole24ore.com. Basta digitare nella fascia “cerca” il nome del libro e, una volta comparso, acquistarlo