Cari amici di blog, come saprete da alcuni giorni (si vedano i post in archivio del 1° luglio e di ieri, 2 luglio) sto scrivendo (tra quotidiano e questo umile blog) di mafia e criminalità cinese, prendendo spunto dall’operazione della Guardia di finanza che a Firenze ha smantellato una supposta associazione a delinquere che in poco più di 4 anni ha riciclato 2,7 miliardi proprio in Cina partendo da Prato e Firenze.
Lo strumento principe usato sarebbero state alcune agenzie di money transfer, oltre all’immancabile rete di San Marino.
E dopo aver parlato ieri di San Marino, approfondiamo oggi il discorso relativo al credito e ai metodi di riciclaggio tenendo presente che le principali attività illecite poste in essere sono la contraffazione di merci, l’immigrazione clandestina, le estorsioni, delitti dai quali ricavano profitti ingenti. Anche i cinesi risultano interessati al contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Sono stati, infatti, accertati sbarchi di sigarette lavorate in Cina. Le maggiori concentrazioni si registrano a Milano e Roma ed anche in Toscana
dove i cinesi sono subentrati ai locali nelle fabbriche tessili.
Nelle prime due città, oltre che nel napoletano, si registrano collegamenti con la
criminalità locale con la quale i cinesi mantengono rapporti di affari, soprattutto
nel settore del commercio di prodotti provenienti dalla Cina.
L’AUTONOMIA FINANZIARIA DELLE COMUNITA’
Tra le caratteristiche dell’etnia cinese (in Italia e ovunque nel mondo) c’è anche
l’autogestione dei servizi bancari. Le organizzazioni cinesi dispongono di grande quantità di contante, sono gestite da pochi individui per ogni centro di interesse e le somme provento delle loro attività lecite o illecite vengono utilizzate, in Italia, per acquistare attività commerciali o immobili. “Recentemente si è potuto accertare – scrive il magistrato antimafia Olga Capasso nella sua relazione di fine 2009 – che, come i più esperti cittadini romeni, anche i cinesi si stanno introducendo nel settore della clonazione delle carte di credito”.
Il sistema bancario è poco utilizzato e percepito come inutile, costoso e troppo complesso. il 14 gennaio 2008 la Polizia di Stato ha denunciato 12 italiani e 6 cinesi residenti a Roma, Milano, Firenze e Prato, i quali avevano costituito una sorta di “banca illegale” composta da vari “sportelli”, con una movimentazione giornaliera di circa un milione.
La criminalità cinese ha infatti dimostrato nel tempo di possedere ingenti
disponibilità economiche e finanziarie. L’origine di tali notevoli risorse è da
ricercare soprattutto nei proventi inerenti la gestione ed il controllo dei numerosi
mercati illeciti quali quello della contraffazione, dell’immigrazione clandestina e
del connesso sfruttamento degli immigrati, e delle estorsioni. “Al riguardo – scrive nella relazione antimafia di fine 2009 il sostituto procuratore Olga Capasso – è stato ormai dimostrato come gli individui di etnia cinese utilizzino, per convogliare nel loro Paese parti consistenti dei propri guadagni, poco i canali ufficiali finanziari, preferendo i trasferimenti di liquidità mediante il ricorso ad attività bancarie illegali, ovvero alle tradizionali attività di “spallonaggio“, in violazione della vigente normativa valutaria”.
“Quanto alle condotte delle organizzazioni cinesi – aggiunge il sostituto procuratore Emilio Ledonne nell’ultimo rapporto consegnato a fine 2009 al capo della Procura nazionale antimafia Piero Grasso – c’è da rilevare che sono
intervenute, nei confronti di alcuni appartenenti alle stesse, condanne per associazione mafiosa, il che vuol dire che è stato adottato il metodo tipico della
criminalità organizzata italiana”.
I CANALI DEL RICICLAGGIO
Per riciclare in Cina il denaro illecitamente accumulato, i cinesi si avvalgono di
esperti italiani che, con operazioni quali bonifici internazionali riconducibili a
società italiane, operano in realtà per i loro clienti asiatici. In Cina vengono così
comprati altri capannoni per continuare la fabbricazione della merce contraffatta, oppure il denaro resta in Italia, dove viene reinvestito in immobili.
Oggi si nota tuttavia una maggior tendenza da parte dei cinesi ad affrancarsi da
consulenti ed operatori italiani per avvalersi di consulenti loro connazionali.
Fenomeni da analizzare sono l’acquisto di immobili a prezzi sproporzionati e la
gestione dei ristoranti, oggi quasi vuoti, che fa presumere che l’attività lecita
serva solo da copertura per altre illecite.
I principali procedimenti in corso a novembre 2009 erano:
1) i procedimenti n. 6097/07 della Procura della Repubblica di Prato e n. 15303/07 della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, incentrati su un’agenzia di intermediazione finanziaria ubicata in Prato, gestita da cittadini cinesi, attraverso la quale dal marzo 2006 al gennaio 2008 sarebbero transitate somme inviate in Cina per oltre mezzo milione di euro, oggetto di possibile riciclaggio;
2) il procedimento n. 1133/08 della Procura della Repubblica di Prato su un gruppo di personaggi cinesi residenti in quella città che, con la dimostrata complicità di alcuni operatori del sistema creditizio, hanno investito denaro di illecita provenienza in proprietà immobiliari, riciclandolo attraverso il ricorso a prestanome;
3) il Nucleo speciale di polizia valutaria a novembre 2009 aveva in corso l’operazione denominata “Italian Dragon” delegata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma nei confronti di intermediari ed agenti in attività finanziaria operanti principalmente in favore della comunità cinese presente nel comune di Roma. Dalla preliminare attività investigativa è stato rilevato che alcune operazioni di trasferimento di denaro, di ingente valore, formalmente attribuite a numerosi soggetti di nazionalità cinese, alcuni ignari prestanome, sarebbero di fatto da ricondurre ad un numero molto più limitato di individui operanti sul territorio italiano che occulterebbero in tal modo la provenienza verosimilmente illecita di denaro contante da trasferire verso la Cina;
4) il procedimento n.5970/07 della Procura della Repubblica di Firenze, relativo ad indagini che hanno consentito di individuare un’associazione a delinquere composta da cittadini di etnia cinese dedita al riciclaggio dei proventi derivanti da evasione fiscale nel settore del commercio di abbigliamento e pelletteria;
IL CANALI DEI MONEY TRANSFER
E’significativo il fatto che tra le città nelle quali si utilizza il sistema del money transfer per trasferimento di denaro verso la Cina, Roma abbia una posizione di primo piano, secondo dati forniti dalla Banca d’Italia.
Secondo gli ultimi dati in possesso della Banca d’Italia su cui è possibile fare un’analisi più accurata, i flussi di money transfer dall’Italia in base alla destinazione vedono nettamente al primo posto proprio la Repubblica Popolare Cinese con il 27,92% del totale dei flussi registrati nel 2007 pari a 1,687 miliardi, sia come pagamenti di flussi di import dei commercianti, sia come invii di risparmi in patria per programmare un imminente ritorno, malgrado i cinesi residenti in Italia rappresentino solo l’8% del totale degli stranieri. Tra le città maggiormente interessate al fenomeno della rimessa del denaro contante verso la Cina, in vetta alla
classifica risulta c’è Roma, con 628 milioni, poi Prato con 384 milioni, Milano con 228 milioni e Firenze con 120 milioni.
E per il momento ci fermiamo qui. Nei prossimi due post scopriremo insieme i collegamenti tra le mafie italiane e la criminalità organizzata cinese.
3 – to be continued
NON PERDETE OGGI, SABATO 3 LUGLIO, “PLUS” CON IL SOLE-24 ORE:
Criminalità italo-cinese: il ruolo delle verifiche e dei controlli delle banche nelle operazioni a rischio riciclaggio.
p.s. Le edicole stanno, gradualmente, avviando le rese del mio libro “Economia criminale – Storia di capitali sporchi e società inquinate”. Se non lo troverete più in edicola prenotatelo e acquistatelo, con lo sconto del 15% al costo di 10,97 euro su: www.shopping24.ilsole24ore.com. Basta digitare nella fascia “cerca” il nome del libro e, una volta comparso, acquistarlo.