Ben trovati amici di blog. Come state? Spero bene.
A conti fatti il post che ho dedicato il 25 febbraio a San Marino (l’ennesimo negli anni) è andato meglio del previsto. Le critiche sono state educate e costruttive.
Dove eravamo rimasti? Ah già, alla richiesta di rogatoria bis avanzata dalla Procura di Forlì al commissario della legge sammarinese Rita Vannucci, sulla cui scrivania ricade la patata bollente e sulla cui capa ricadranno (ancora) gli strali della politica locale e no.
Come avete avuto modo di leggere, dalla nuova richiesta – presentata il 10 febbraio – sono rimasti fuori gli aspetti più inquietanti: quelli legati agli eventuali reati di mafia e agli eventuali conti di mafiosi e loro prestanome.
Ma…
Ma il 4 febbraio i due pm forlivesi Fabio Di Vizio e Marco Forte si sono imbarcati per Roma dove, in un incontro di quasi tre ore davanti a tutti i membri della Procura nazionale, Piero Grasso in testa, hanno spiegato (meglio: rispiegato) per filo e per segno tutti gli intralci che hanno avuto nel cercare di tirare fuori i (supposti) mafiosi e i (supposti) conti mafiosi dal forziere inespugnabile del Titano.
Ovvio che, questa volta, non è arrivata la solita pacca sulla spalla e c’è da giurare che il faldone del ministro della Giustizia italiano Angelino Jolie Alfano si arricchirà di nuovi e interessanti spunti che finiranno (o sono già finiti) anche sul tavolo del ministro dell’Economia Giulio Tve-Monti (il Monte Titano si irriterà per l’irriverenza con il quale non è preso in considerazione nel cognome del ministvo con la evve moscia). E poi c’è qualcuno che si chiede perché i due Paesi ancora non firmano…Ma per piacere!
LE PAROLE DI FORLì COME MACIGNI
Dopo un’iniziale tiritera nella quale traspare la rabbia (giuridica) dei due pm che non muovono passo che la Procura nazionale antimafia (e, dunque, il ministero della Giustizia italiana) non sappiano nella rogatoria-bis spedita il 10 febbraio a San Marino, arriva la stoccata sulla indifferenza irritante (e l’indifferenza, si sa, è il maggior disprezzo che l’uomo possa provare) con la quale San Marino ha impedito gli approfondimenti su mafiosi e conti mafiosi.
“…In particolare – si legge nella rogatoria-bis – si rammenta che questa Procura, previo stretto raccordo con la Procura nazionale antimafia, aveva avanzato richiesta di assistenza giudiziaria alla autorità giudiziaria sammarinese richiamando le norme delle convenzioni internazionali e tenuto conto del sistema di garanzie e regole processuali vigenti nell’ordinamento sammarinese, sì da coniugare le esigenze investigative proprie dell’inchiesta penale, la necessità che la domanda di assistenza giudiziaria fosse eseguita secondo modalità previste dall’ordinamento dello Stato (anche ai fini dell’utilizzazione processuale degli atti richiesti), senza mai trascurare il rispetto delle regole e dei principi fondamentali dell’ordinamento dell’Autorità rogata.
Il tutto nello spirito di leale, trasparente ed efficace collaborazione tra autorità giudiziarie straniere.
Si deve ribadire che il nostro ufficio rogante ha necessità di acquisire informazioni (pertinenti anche, ma per vero non solo, rapporti bancari) e alla luce del recente arresto della giurisprudenza sammarinese di legittimità (contra: sentenza n. 9 del 4.12.2008 del Giudice di terza istanza nell’ambito del procedimento iscritto al Rgnr n. 5182/2007-21 di questa Procura) risulta obbligato ad avanzare richiesta di acquisizione di prove in forme vincolate (sequestro e non sommarie informazioni), seguendo procedure che impongono l’instaurazione del contraddittorio non solo con le persone indagate ed i loro difensori ma anche con persone più latamente controinteressate all’acquisizione de qua, legittimate come tali ad eventuali reclami; e ciò pure nei casi ampiamente spiegati ed allegati a codesta Autorità giudiziaria sammarinese di potenziale e/o effettivo collegamento di quest’ultime con ambienti di criminalità organizzata di rilevante spessore; con indubitabili aree di tensione tra la praticabilità della domanda di acquisizione e la segretezza, l’efficacia e la sicurezza dell’azione investigativa”.
Niente da fare: finora San Marino si è chiusa a riccio, perché a San Marino la mafia non esiste, i prati sono in fiore, le colline sono verdi, le strade pulite e le banche sono associazioni benefiche. Ah dimenticavo i politici: prima di scendere in campo, prendono lezioni dai nostri in Italia!
IL RESTO DELLA ROGATORIA E L’OMBRELLO DELLA DNA
Quel che conta è che i soggetti esclusi da questa nuova rogatoria non devono gridare vittoria (per quanto, personalmente, io creda che dei loro conti, della loro presenza e della loro forza contrattuale con la politica, l’economia e la società sammarinese non ci sia alcuna traccia oggi neppure nell’ultimo cassetto dell’ultimo impiegato fantozziano dell’ultima banca sammarinese. E che so scemi!). Come scritto nello scorso post, infatti, i due pm stanno proseguendo con le loro indagini e acquisizioni di prove indipendentemente dalla risposta di San Marino. Non solo. Come si legge nella richiesta-bis, “si rappresenta sin d’ora che per i soggetti per i quali è stata allo stato sospesa la richiesta di assistenza giudiziaria, faranno seguito ulteriori richieste e/o comunicazioni integrative, in esito alla necessaria attività di raccordo con la Procura Nazionale Antimafia, cui la presente verrà trasmessa”.
Insomma la Dna sta seguendo passo Forlì e delle due l’una: o fa sul serio o è destinata a perdere la faccia (e con lei l’intera Italia) su una vicenda tra le più serie che in questo momento battano il Bel Paese e il Titano.
Ormai è chiaro: la Procura di Forlì è talmente certa che nei forzieri delle banche e delle finanziarie sammarinesi ci siano (meglio: ci sarebbero se non fossero verosimilmente già sparite) le prove della presenza di capitali mafiosi frutto di reati e riciclaggio, che chiama la Procura nazionale antimafia a una corresponsabilità. Punto. Insomma: io vado avanti ma tu vienimi dietro e coprimi le spalle.
LE TALPE A SAN MARINO SONO TANTE…
Una tutela e uno scudo (non fiscale, a quello San Marino c’è abituata così come i malfattori nostrani per grazia ricevuta da Sua Prestanza Psico-Fisica e cricca scodinzolante) necessari anche perché è chiara un’altra cosa: i pm di Forlì non si fidano del Tribunale di San Marino e dei personaggi che intorno ad esso ruotano e possono accedere liberamente. Del resto San Marino è un “Paese-paese”: piccolo e la gente mormora.
Insomma il rischio “talpe” a San Marino può mandare in vacca quel po’ di riservatezza e segretezza che i pm forlivesì cercano di proteggere come una vergine la propria castità prematrimoniale (100anni fa, non oggi).
Leggete qui cosa scrivono i pm forlivesi. “Si coglie l’occasione… per chiedere cortesemente di voler comunicare se i contenuti delle precedenti richieste di assistenza giudiziaria indicate in oggetto ed alle quali si fa seguito, sono stati resi pubblici ovvero ostensibili a taluno degli indagati ovvero a taluno dei loro difensori atteso che in un atto di appello cautelare del…omissis…depositato in data..omissis… a firma dell’avv… omissis…, anche per il professor…omissis… nella qualità di difensori di omissis…, è dato leggere: “…ciò peraltro, è ampiamente dimostrato dal contenuto assolutamente generico della rogatoria internazionale espletata dalla Procura e dalle stesse generiche ed inesaudibili richieste svolte nei confronti di Crssm nel momento in cui è stata offerta collaborazione …..”, e ancora, “……la richiesta dell’elenco completo dei clienti di Agata Fid (peraltro fiduciaria italiana ispezionata da Banca d’Italia e liberamente ispezionabile), la successiva richiesta di conoscere delle migliaia di rapporti trattati da Crrsm presso Eunice Sim, sono la miglior prova della mancanza dell’esistenza di ogni concreto elemento probatorio a supporto dell’indagine che determina la cautela a carico del dott. omissis…”.
Indipendentemente da qualsiasi considerazione circa la fondatezza delle valutazioni proposte in detto atto difensivo – scrivono i due pm – non può tralasciarsi di notare che esso rivela conoscenza dei termini anche specifici delle richieste nonché della loro articolazione in successive integrazioni. In evidente contraddizione (cfr. lettera di accompagnamento delle richiesta del 10.8.2009) con la necessità di mantenere assolutamente riservate le informazioni comunicate nelle note contenute del raccoglitore allegato N….omissis…(Cfr. note del Nucleo di Pt Gdf di Forlì n. …omissis…e …omissis…) al pari dell’attività di indagine richiesta e spiegata al punto ..omissis…(v. pagine…omissis…della rogatoria).
Insomma: il Tribunale è un colabrodo e i segreti sono quelli di Pulcinella. Solo la politica e (gran parte, non tutta) della stampa sammarinese fanno finta di non sapere nulla.
DOLCE FINALE
Noblesse oblige, i pm forlivesi terminano la richiesta di nuova rogatoria con uno zuccherino. “ La presente richiesta di assistenza giudiziaria in materia penale viene formulata ai sensi degli artt. 29, 30 e 31 della Convenzione di amicizia e buon vicinato fra l’Italia e la Repu
bblica di San Marino del 31 marzo 1939, resa esecutiva con legge 6 giugno 1939, n. 1320, entrata in vigore il 30.9.1939 e successive modificazioni nonché degli articoli 7, 8 e ss della Convenzione sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi, firmata a Strasburgo l’8.11.1990.Nel restare a disposizione per qualsiasi chiarimento, l’occasione è gradita per porgere distinti saluti”.
Facciamo una scommessa cari lettori del mio umile blog: secondo voi come finirà anche questa seconda richiesta di rogatoria (talpe incluse?). Io un’idea ce l’ho e mi viene il sospetto che i due pm forlivesi la pensino come me. Credo che però – sono pronto sicuro a giocarmi la sacra figurina di Totti, per me dio pagano – il loro scopo sia un altro: dimostrare che i due Paesi non giocano la stessa partita e, soprattutto, che l’Italia e il resto d’Europa giocano con determinate regole e una terna arbitrale super partes (magari talvolta corrotta, ma questo è un altro discorso). Sempre. San Marino no, nonostante la legittimità che gli deriva da essere uno Stato sovrano.
Ma c’è di più. Sono certo che i due vogliano dimostrare alla Procura antimafia, al ministero della Giustizia, al Viminale, allo Stato italiano e alla Ue che San Marino invade la sovranità dello Stato italiano e sfida le leggi della gravità giuridica internazionale, negando con artefici giuridici inchieste e indagini ispettive su potenziali mafiosi e così lo Stato italiano(oggi l’Italia, domani un altro Paese Ue) non può permettersi neppure di mettere un dito nella riservatezza creditizia sammarinese che può (ripeto: può ed è l’ipotesi da verificare per la Procura di Forlì senza dimenticare quella di Roma) nascondere criminali, mafiosi e tesori criminali.
Ma non c’è problema. Come ha dichiarato il 22 febbraio il Segretario agli Esteri di San Marino (copio dal sito sanmarinortv.sm) la simpaticissima Antonella Mularoni: “I sammarinesi si sono stancati. L’Italia chiarisca a che gioco stiamo giocando”. Mentre i rapporti ai più alti livelli vanno in un senso, ci sono frange che si muovono in direzioni incomprensibili. Questo non è il paese né della mafia, né della camorra, né della n’drangheta (a Mularò si scrive ‘ndrangheta e non n’drangheta! ndr)”.
Questo la simpaticissima Mularoni lo ha dichiarato dopo quella che a San Marino considerano l’ennesimo “atto di guerra” (c’è qualche imbecille sul Titano che lo ha persino scritto nel passato), vale a dire le sacrosante contromisure della Guardia di Finanza contro il riciclaggio internazionale verso un Paese che il comandante della Gdf, Cosimo D’Arrigo, ha definito “un intollerabile paradiso fiscale in casa”.
Ora attendo di leggere altre illuminate dichiarazioni della Mularoni e compagnia cantante (anche nell’opposizione) su quanto sta emergendo dalle carte della Dda di Roma (che vuol dire Direzione distrettuale antimafia e non antisanmarino) sulla vicenda tlc-San Marino e che il collega David Oddone sta tirando fuori sull’Informazione (chiedo scusa ma non mi pare di aver letto altrove questo tipo di notizie ma posso sbagliarmi).
Ora siamo certi: a San Marino il problema non è la mafia. E’ il “ciaffico”. Come a Palermo nel film “Johnny Stecchino” di Roberto Benigni. Come a Milano. E’ per questo che sul Titano se la prendono contro gli autovelox fiscali.
2. to be continued (ma non so ancora quando perché ho altre carte molto interessanti ma devo avere il tempo di mettere insieme i pezzi del puzzle e se da San Marino non mi manderanno un killer, lo farò)
p.s. Privati cittadini e politici sammarinesi mi hanno scritto riservatamente nella mia casella di posta elettronica del giornale r.galullo@ilsole24ore.com. Chi per cercare di tirarmi per la giacchetta dalla loro parte politica. Chi per rivelarmi verità senza uno straccio di prova una. Chi – soprattutto – per invitarmi a rendere noti i nomi e i cognomi della rogatoria. Dico ai primi: smettetela! Me ne fotto della politica italiana e dei poteri italiani marci e corrotti, volete che me ne impippi di voi! Ma per piacere! Dico ai secondi quello che ho scritto mille volte: speditemi carte e documenti e io ne trarrò le conseguenze, delle chiacchiere e del vostri sputtanamenti reciproci non so cosa farmene. Dico ai terzi: la lista dei nomi la tengo (al momento) per me ma a leggere quei cognomi, io che non sono sammarinese ma leggo i giornali sammarinesi, trovo una marea di cognomi che suonano e si scrivono come quelli della classe dirigente. Magari sono solo casi di omonimia!