“A Milano il movimento antimafia è in piena effervescenza, in misura inversamente proporzionale alle istituzioni. Martedì inizia alle 17.30 anche il seminario studentesco a Scienze Politiche mentre venerdì mattina inizia, sempre a Scienze Politiche, il convegno degli insegnanti lombardi. E nelle scuole è tutto un fiorire di incontri. Domani i miei studenti mi daranno le loro riflessioni sulla prima parte del corso. Sono molto curioso. Naturalmente i giornali tutta questa materia viva manco la vedono. Così ne scriverò per il Fatto (ovvio) e in forma più ricca e sociologica su Narcomafie. Che farà un numero speciale per il 20 marzo. E a chi mi chiede che cosa ci sarà il 20 marzo gli rifilo un manrovescio sul coppino”.
Questo è quanto ha scritto Nando Dalla Chiesa, presidente onorario di Libera, l’8 febbraio sul suo sito (www.nandodallachiesa.it).
Sarà contento Nando di sapere che il mio impegno – che già occupa il Sole-24 Ore, Radio24 e questo blog – si estenderà presto nella scuola di mio figlio dove la preside mi ha invitato a parlare di legalità e mafia. Più se ne parla e scrive meglio è.
Meno contento sarà Nando di sapere che, nella sua città, nella sua regione, se il movimento antimafia è in piena effervescenza, figuriamoci la mafia! Ma questo, purtroppo, lo sa.
E’ vero, domani, venerdì 11 febbraio, alle 17.00 e fino alle 20.00 presso il consiglio comunale di Milano l’inutile Pd chiamerà a rapporto le truppe sotto le insegne di Walter Veltroni nella giornata di mobilitazione contro le mafie. Quel Veltroni di cui invito a leggere le imbarazzanti e inconcludenti domande fatte in Commissione parlamentare antimafia, dove gli hanno dovuto trovare una poltrona da occupare a scapito del deputato Franco Laratta che essendo un peone calabrese senza padrini è stato scalciato via per fargli posto. Viva la politica!
Senza ricordare tutto ciò che è successo negli ultimi mesi (arresti, inchieste della magistratura, inchieste seppellite e miracolosamente riaperte a Varese a distanza di 19 anni, minacce, intimidazioni), nel giro di poche ore, a Milano e in Lombardia sono stati recapitati 23-proiettili- 23 a Giulio Cavalli, da anni impegnato come attore e autore contro la mafia in Lombardia (www.giuliocavalli.net), è scomparsa una collaboratrice di giustizia calabrese, Frediano Manzi ha sciolto l’associazione Sos racket e usura perché abbandonato dalla Istituzioni, la Commissione antimafia è salita nella capitale (im)morale d’Italia per conoscere più da vicino i problemi in vista di Expo 2015 e, infine, io ho anticipato sul Sole-24 Ore la parte della relazione 2009 della Direzione nazionale antimafia (Dna) che paragona Milano alla Reggio Calabria di fine anni Ottanta, quando imperversava la guerra fra cosche.
(A proposito: domani, venerdì 11 febbraio, alle 6.45 avrò ospiti nella mia trasmissione “Un abuso al giorno” su Radio24 proprio Dalla Chiesa e Cavalli. Chi non è mattiniero può scaricare la puntata dal sito www.radio24.it già dopo poche ore).
LA TELEFONATA DEL PREFETTO GIAN VALERIO LOMBARDI
Ma soprattutto, quel che è accaduto negli ultimi giorni in Lombardia, è che una vera e propria bufera si è abbattuta sul Prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, che conosco da molto, molto tempo.
L’ho sentito qualche giorno dopo aver dato in esclusiva su questo blog (si veda in archivio il post del 27 gennaio 2010) la relazione del Procuratore distrettuale antimafia di Milano Ferdinando Pomarici che, chiaro e tondo, scrive che la mafia a Milano esiste eccome! Non solo: è chirurgica e selettiva e può contare su talpe all’interno delle istituzioni. A partire dalle Forze dell’Ordine. Non male no! Al prefetto non avevo – come tutti – risparmiato critiche e chi mi conosce sa che non guardo in faccia a nessuno, a partire dagli amici.
Ebbene dopo quel servizio su questo blog il Prefetto mi ha chiamato e mi ha detto: “Roberto, ci conosciamo da una vita e sai la stima che ho per te. Ma davvero puoi credere che abbia negato l’esistenza della mafia a Milano e in Lombardia? Non ho chiamato alcun giornalista per replicare a
quello che mi sembra un grosso fraintendimento. Di te mi fido. Ho solo detto che la mafia non riesce a Milano e in Lombardia a controllare il territorio come accade al Sud. Se accade sono episodi eccezionali. Tutto qui”.
Ed in effetti, sul Sole-24 Ore di mercoledì 3 febbraio, quando ho anticipato la relazione del sostituto procuratore nazionale antimafia Roberto Pennisi proprio sulle mafie Milano, ho dato spazio anche alla sua precisazione. Doveroso. Giusto. Corretto. Però…
LA RELAZIONE SULLE MAFIE DEL PREFETTO LOMBARDI
Nel corso della telefonata ho detto al Prefetto: “Mandami la relazione affinchè, con dovizia, possa far parlare i fatti e non le polemiche o le interpretazioni di comodo (da una parte o dall’altra). “Niente da fare, è secretata” è stata la sua risposta.
Se c’è una cosa che eccita come un puledro in calore un giornalista è la parola “secretata”. Vuol dire che dentro c’è qualcosa di importante e che dentro ci sono cose degne di essere conosciute. La follia è che qualcuno vuole che non si conoscano. Oltretutto è una sfida professionale. Vediamo se riesco a metterci le mani su – mi sono detto – anche perché un segreto è un segreto se lo sanno in due ma se sono già in tre a saperlo, dopo saranno quattro e via a catena.
Ho rotto un anello della catena e ora la relazione è nelle mie mani. Mi risulta “riservata” e non “secretata” ma poco cambia: doveva rimanere nelle inutili stanze della Commissione parlamentare antimafia. A prendere polvere. O forse a tranquillizzare il Governo e la sindachessa di Milano Letizia Moratti.
Ed ecco a voi la (in sintesi) relazione dal titolo che è tutto un programma: “La criminalità organizzata in Lombardia”. Data: 21,22 gennaio 2010. Pagine: 47. Tranquilli, ora vi scriverò di Milano, nei prossimi post delle altre province. Contenti?
L’INCIPIT DELLA RELAZIONE
Nella prima frase della relazione il Prefetto, come faceva Gigi Marzullo con i suoi ospiti in tv, si fa una domanda e si dà una risposta: “Esiste a Milano la mafia? Per rispondere bisogna fare una premessa necessaria”.
E vai con la premessa. “Secondo la nostra legislazione la mafia esiste quando esiste un’associazione i cui partecipanti si avvalgano della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento o di omertà che ne deriva per commettere delitti o per acquisire il controllo di attività economiche finanziate da soggetti pubblici o privati”.
Fatta la premessa vai con la risposta. “A Milano – al momento – non può dirsi che esistano organizzazioni del genere…Si può perciò affermare che – in generale – nel nostro territorio sono presenti soggetti collegati alla mafia che preferiscono fare affari piuttosto che fare i mafiosi. Pertanto se alcuni cognomi evocano collegamenti con famiglie mafiose, ciò non vuol dire – necessariamente – che a Milano e in Lombardia non esista la mafia”.
Ora, se il prefetto avesse subito diramato questo semplice primo foglio, molte strumentalizzazioni sarebbero state evitate anche se, in tutta onestà, se fossi stato un giornalista di agenzia avrei dettato il seguente titolo al mio lancio: “Prefetto Lombardi: a Milano la mafia non esiste”.
Dunque esattamente come il Prefetto non vuol sentire apostrofare la sua corposa relazione. E poi, suvvia, quel riferimento ad “alcuni” cognomi…Alcuni? Ma se la Lombardia è tappezzata di famiglie mafiose! E poi le mafie vanno solo per cognomi noti? E quelli che non si conoscono? E le migliaia di prestanomi?
L’EQUIVOCO DI FONDO
E allora? E allora io credo che davvero ci sia un equivoco di fondo che ha portato a quella sintesi tanto contestata da Lombardi e tanto cavalcata dal resto