Nuovi casinò in Italia: le mafie sbancano il piatto ma il Governo è sordo all’allarme dell’Ocse

Dal cappello delle idee geniali – sempre stracolmo – il Governo di Sua Prestanza Psico-Fisica ha tirato fuori l’ennesimo coniglio: aprire (forse che sì forse che no) nuovi casinò negli hotel a 5 stelle.

L’idea geniale coincide – del tutto casualmente e vi prego di non ridere – con quella della criminalità organizzata che da anni ha messo nei frigo di ogni continente le migliori riserve di champagne per brindare all’evento.

Per chi non fosse pratico dei casinò – che ho avuto il disgusto di frequentare a causa della mia professione e non certo per diletto – ricordo che all’interno e all’esterno i mafiosi in giacca e cravatta girano con la stessa velocità con la quale la pallina rotea nel piatto della roulette.

Una differenza in vero c’è: la pallina si ferma, le mafie no.

Decine di inchieste della magistratura in tutto il mondo hanno appurato la presenza nei casinò dei mafiosi che lì riciclano investimenti colossali. Nulla ferma però la genialità dei nostri politici che, infatti, nella lotta alla mafia – nonostante si sappia che i criminali vanno colpiti nel portafoglio – fanno solo chiacchiere. E distintivo.

Del resto, se così non fosse, non si spiegherebbe perché tutti i nostri politici – della maggioranza e della pseudo-opposizione del neo leader Charlot-Bersani  i tecnici, gli esperti e gli studiosi che campano di prebende e servilismo politico abbiano bellamente ignorato (come tutti del resto) lo studio della task force finanziaria dell’Ocse – il Gafi – pubblicato a marzo 2009 e visibile sul sito www.fatf-gafi.org.

Il titolo dello studio della task force antiriciclaggio è tutto un programma: “Vulnerabilità dei casinò e del gioco”.

Ho capito, comunque, perché lo studio è stato ignorato: è in lingua inglese e, come tutti sanno, i nostri governanti parlano e scrivono a malapena l’italiano. Come possono conoscere l’inglese se puntano al dialetto nelle scuole (altra idea geniale)? Impossibile.

E allora io – che quando vivevo a Londra parlavo e scrivevo l’inglese meglio dell’italiano parlato di Bossi e Rotondi e che ancora riesco a leggiucchiare e scribacchiare – vi dico che cosa racconta questo drammatico studio che dovrebbe far riflettere l’intero mondo politico e no sulla opportunità di aprire nuovi casinò.

LO STUDIO DELL’OCSE: NUMERI E FATTURATI MILIARDARI

Gli studiosi dell’Ocse – e non dunque l’umile e ignorante giornalista quale sono – certificano che i casinò nel mondo sono almeno 2.987 di cui 168 in Africa, 234 tra Asia e Australia, 1.296 in Europa e 1.289 nelle Americhe. Poi ci sono i casinò online: almeno 17 di cui 2 in Africa, 5 in Asia, 6 in Europa e 4 nelle Americhe. Si stima che le entrate siano state complessivamente nel 2006 di almeno 70 miliardi di dollari. Ai quali si aggiungono almeno 15 miliardi dei casinò online. Cifre – si badi bene – calcolate per (enorme) difetto.

Scrivo sempre “almeno” – riportandolo testualmente dallo studio – perché in realtà la stessa task force è consapevole che in molti Paesi  non si riesce neppure a sapere il numero esatto dei casinò. Del resto ben 29 nazioni tra quelle prese in considerazione non hanno una legislazione antiriciclaggio. Tredici sono in Africa, 8 in Asia, 6 nelle Americhe e due in Europa: Grecia e Repubblica Ceca.

LA ROULETTE …RUSSA, LA CINA E I PARADISI FISCALI

E a proposito della Repubblica Ceca, in Europa vanta (quasi) il record di casinò: 158. In realtà in tutte le nazioni dell’ex blocco comunista dell’Est i casinò spuntano come funghi: 7 in Bulgaria, 15 in Croazia, 75 in Estonia, 14 in Lettonia, 18 in Lituania, 20 in Romania, 169 in Russia, 7 in Serbia-Montenegro, 4 in Slovacchia, 23 in Slovenia, 45 in Ucraina. E cosa vogliano significare i Paesi dell’ex blocco comunista nel riciclaggio del denaro sporco provenienti da luridi traffici, ormai lo sanno anche le pietre. Quelle con cui è stato costruito Palazzo Chigi e i Palazzi romani del potere (compresi quelli leghisti), evidentemente, no.

Ma la cosa straordinaria è che i casinò crescono come funghi e spesso fuori da ogni regola proprio nei nuovi mercati: da quello asiatico a quello africano.

Prendiamo Macao (Cina) a esempio. E’ l’area con lo sviluppo più impetuoso, con un volume di affari nel 2007 di 10 miliardi di dollari. Macao ha un
a popolazione di 500mila abitanti ma nel 2008 i suoi 31 casinò hanno ricevuto 31 milioni di visite e le tasse sulle entrate rappresentano il 70% del bilancio della regione.

La Cina fa paura, dunque, quanto a prospettive di sviluppo, così come l’India, altro Paese in via di sviluppo, dove i casinò sono autorizzati in una sola regione ma priva di legislazione antiriciclaggio.

I Paesi che rientrano nei cosiddetti “paradisi fiscali” sono ovviamente fuori gioco. Poco si sa – a esempio – delle case da gioco nelle navi a largo delle isole del Pacifico. E poco o nulla si sa di ciò che accade a Panama dove ci sono 14 casinò e 29 sale da gioco. Panama (piccolissima) ha il secondo mercato del gioco in America Latina dietro l’(enorme)Argentina. La legislazione antiriciclaggio è di fatto inesistente in Costa Rica, Salvador, Nicaragua, Repubblica Dominicana. Di Colombia, Ecuador e Paraguay addirittura non si sa nulla. E stiamo parlando – si badi bene – di nazioni dove il narcotraffico è vitale e con esso il reinvestimento dei capitali, organizzato spesso con la regia in Europa della ‘ndrangheta calabrese. Bolivia e Brasile proibiscono invece i casinò. Trinidad e Tobago ufficialmente non ha casinò ma 72 club privati.

Negli Stati Uniti il record con 845 casinò che con i 63 del Canada si dividevano (fino al 2007) il 50% del mercato globale ma la sensazione è che i nuovi mercati “borderline” stiano erodendo quote significative.

Tra i Paesi emergenti vale la pena di citare anche Palau, Timor Est, Papua ma soprattutto la Thailandia dove le stime parlano di almeno 4 fino a 17 miliardi di dollari di puntate illegali con oltre 100mila persone arrestate ogni anno (avete letto bene) a causa di questo traffico. E la Thailandia – oltre ad essere crocevia di traffici di droga – è anche una calamita economico-criminale per la prostituzione, la pedofilia, i traffici di organi ed esseri umani. Solo a Bangkok ci sono tra i 200 e i 300 casinò illegali.

Sri Lanka e Myammar, inoltre, operano fuori da una cornice legale, così come Bangladesh, Brunei Darussalam, l’intera Cina, Taipei, Indonesia, Mongolia e Pakistan. Tutti Stati nei quali i traffici di ogni tipo sono la consuetudine.

LA RAPIDA TRASFORMAZIONE DEI CASINO’

E cominciamo ad addentrarci (prima di venire all’Italia e all’Europa) sui motivi per i quali l’Ocse (ma non l’Italia che pure ne fa parte) ha deciso di alzare le antennine sui rischi “nei” e “dei” casinò.

Vi elenco i motivi per i quali i casinò – secondo la task force Gafi, non secondo me – sono ad alto rischio riciclaggio:

1)     operano spesso 24 ore al giorno con enormi volumi di transazioni in contanti (i i contanti, si sa, non lasciano quasi mai tracce)

2)     offrono spesso servizi finanziari

3)     operano talvolta in Paesi con carenza o assenza di leggi antiriciclaggio

4)     molti casinò sono collocati in aree politicamente deboli o instabili o in aree confinanti con zone ad alto rischio terrorismo

5)     il turismo organizzato nei luoghi internazionale di gioco può nascondere il riciclaggio

6)     il turn over dello staff nei casinò è un punto debole nella vigilanza

LE INFILTRAZIONI MALAVITOSE

Ma veniamo all’aspetto più inquietante: quello per il quale al c
rescere del numero dei casinò cresce il rischio di infiltrazioni delle mafie mondiali.

I casinò – scrivono testualmente quei “comunisti” del Gafi – sono costantemente attenzionati dai criminali per la loro influenza criminale e la potenzialità criminale. La criminalità organizzata cerca di controllare o possedere casinò o parti di casinò. Gli sforzi dei criminali sono finalizzati a favorire furti, frodi, usura, riciclaggio e altri crimini”.

Basta? No che non basta. “I casinò – scrivono ancora i “bolscevichi” dell’Ocse – sono luoghi nei quali i criminali socializzano e amano dipanare trame criminali”. Insomma: posti in cui fare e pianificare affari. Hi che bellezza guagliò.

METODI E TECNICHE PER RICICLARE IL DENARO SPORCO

Agli studenti universitari che volessero dilettarsi in una piacevole e alternativa tesi (invece delle solite palle a uso dei portaborse dei prof), ai politici parolai che sperano nell’apertura di nuovi casinò in Italia, ai portaborse leccapiedi dei politici parolai e agli affaristi senza scrupoli che un po’ girano nelle stanze della politica e un po’ in quelle della malavita (spesso gli uffici coincidono) consiglio la lettura da pagina 27 in avanti dello studio del Gafi.

Da lì in poi – con numerosissimi esempi e casistica – sono descritte le innumerevoli e fantasiose tecniche con le quali viene lavato il denaro sporco di narcotraffico, pedotraffico, traffico d’armi e ogni più ributtante e ripugnante azione del genere criminale.

Il ventaglio delle furbate è spaventosamente ampio e mi limito a riportare (solo) alcuni metodi:

1)     contanti, chips del casinò, crediti per le macchine da gioco, assegni e certificati del casinò, i voucher per acquistare le chips, le carte reward

2)     gli acconti, le linee personali di credito, le facilitazioni

3)     le perdite internazionali

4)     le vincite e le perdite intenzionali

5)     il cambio dei titoli

6)     la complicità degli impiegati

7)     la carte di credito e a debito

8)     i falsi documenti

Sbizzarritevi a leggere in quante centinaia di impensabili e fantasiose varianti possono essere declinate queste tecniche con un unico scopo finale: lavare il denaro sporco.

E VENIAMO ALL’EUROPA E ALL’ITALIA

Nel sottolineare che – a detta del Gafi – la Nuova Zelanda è il Paese che vanta una regolamentazione modello antiriciclaggio nel settore casinò, veniamo a ciò che accade in Europa e in particolare nei Paesi a noi “vicini-vicini”. Eh sì, perché una delle scuse più patetiche che si sentono quando si parla di nuove centrali in Italia è questa: “ma li abbiamo a quattro passi dalle frontiere, perché vietarne di n
uovi da noi?
”. La penserà così, suppongo, a esempio l’onorevole “celoduro” Giacomo Stucchi (Lega Nord Padania) che ha perorato con un disegno di legge il 25 luglio 2008 la causa del casinò di San Pellegrino Terme “pregevole opera in stile liberty dell’inizio del 900, di proprietà del Comune, ancora oggi una struttura perfettamente funzionante per manifestazioni turistiche, artistiche e culturali”. Ma che c’entra questa brodaglia strappalacrime con l’apertura di un casinò?

L’Italia non può permettersi di aggiungere nelle mani della criminalità organizzata altri appigli legali dietro i quali nascondere il malaffare (oltre a quelli che già hanno). E i casinò rappresentano una tentazione troppo forte.

L’Austria ha 12 casinò che nel 2007 hanno generato 190 milioni di entrate e 2,44 milioni di visitatori.

La Germania  ha 62 casinò che hanno generato 944 milioni di entrate nel 2005 con 7,7 milioni di clienti. Malta ha 3 casinò e la Spagna 39 con 3,3 milioni di visitatori. I casinò sono illegali in Islanda e Norvegia (anche in Turchia). La Francia ne ha 161.

In Italia esistono a San Remo, Saint Vincent, Venezia e Campione d’Italia. Ma come leggo su ww.agipronews.it  nel corso dell’ultima legislatura sono state presentate 14 proposte di legge (di cui 12 dalla maggioranza) per l’istituzione di nuovi casinò a: Ostuni, Stresa, Gardone Riviera, Chianciano Terme, Fiuggi, Viareggio, Fasano, La Maddalena, Asiago, San Pellegrino e Taormina (si veda, su quest’ultima località il mio post del 25 luglio 2008).

Più o meno un numero equivalente a quelli che la sexy ministra al Turismo Michela “coscialunga” Vittoria Brambilla avrebbe in mente negli hotel di lusso (anche se sul numero di questi hotel è buio fitto: c’è chi parla di una quindicina, chi di una trentina e oltre. Mah, nell’Italia turisticamente disastrata non si sa neppure quanto hotel a 5 stelle abbiamo…).

LA PROVOCAZIONE VENEZIANA DI MASSIMO CACCIARI

Trovo il sindaco di Venezia Massimo Cacciari misantropo, odioso e antipatico. Siccome anche io sono misantropo, odioso e antipatico come un chewing gum sotto la suola, rispecchiandomi nella sua odiosità a pelle, spesso mi ritrovo a riflettere sulle sue opinioni (condivisibili, o meno, sempre molto intelligenti).

Ebbene, in una bellissima intervista il 16 ottobre al Corriere del Veneto dal titolo: “Casinò di Venezia: servono soci privati e subito. Incassi precipitati. Se continueranno ad ostacolarli la Spa creperà”, il “sindaco-filosofo-docente-dongiovanni-teorico del pd alternativo” vede ancora una volta lungo.

La liberalizzazione dei casinò metterebbe in ginocchio quelli esistenti, compreso quello di Ca’ Farsetti, che ogni anno fattura tra i 100 e i 200 milioni e che però (da tempo) è in crisi profonda. “Ormai – spiega Cacciari – la concorrenza è ovunque, soprattutto dallo Stato con Superenalotto e macchinette”. La strategia del rilancio – per Cacciari – passa dall’apertura ai privati e dal posizionamento all’interno di una rete internazionale di gioco.

Ecco, questa è una proposta sulla quale – con tutti gli approfondimenti e le attenzioni, visto anche l’esempio poco edificante del fallimento del matrimonio da gioco tra Venezia e Malta –  riflettere. L’apertura di nuove sedi, la liberalizzazione dei casinò, no quelle no, sono idee che è bene lasciarle partorire ai quaquaraqua delle mafie. Nazionali e no.

roberto.galullo@ilsole24ore.com

  • luk |

    Condivisibili le osservazioni fatte ma se non altro i casinò reali creano un indotto produttivo vero e forza lavoro …molto più scandalosa invece la questione dei casinò online autorizzati che non producono richezza per nessuno senza considerare la questione dei controlli sulla regolarita dei gichi che sono semplicemente gestiti da software e come tali facilmente manipolabili dai padroni dei casinò!

  • Filippo |

    If it moves, tax it. If it keeps moving, regulate it. And if it stops moving, subsidize it!

  • Casino Legali |

    io oltre a trovare il sindaco di Venezia misantropo ed odioso, trovo pessima questa lobby in Italia che costringe sia i giocatori che gli opeatori a lavorare sotto copertura. Sembra essere tornati ai tempi dell’ inquisizione, solo nel nostro paese esistono tali leggi a proposito del gambling online, un’ attività redditizia in tutti i paesi del mondo, che in un isola dimenticata da Dio, come Antigua e barbuda rappresenta un vero e proprio Pil e un incentivo per il turismo.
    David Longo

  • Casino Italiani |

    salve Dott. Galullo, sono d’accordo con lei in tutto e per tutto. in Italia purtroppo c’è questa tendenza a lasciare alle mafie il mercato delle mafie e per colpa del Vaticano e degli interessi privati ci troviamo in una antidemocrazia nel mondo del gioco d’azzardo, una situazione certamente da evitare e da modificare nel minor tempo possibile.
    Claudio Traversi

  • casino italia |

    Bene l’argomento è molto interessante, questo è vero… ma occorre precisare che la “mafia” è sempre esistita; fin dall’epoca degli uomini della pietra, quando il più forte colpiva con la clava il più debole per usurpargli la caverna! La mafia, tutte le mafie, attaccano a ciò che rende denaro… che si tratti di casino online, di poker texas holdem o di eolico; non ha grandissima importanza, la cosa rilevante è che sia in uno che nell’altro c’è la possibilità sostanziosa e sostanziale di guadagno.

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