La lotta alle mafie dei Governi: chiacchiere e distintivo, come insegnano i casi di Gioia Tauro, Fondi e…Bardellino

Ricordate Robert De Niro nella parte di Al Capone che – nel film “Gli Intoccabili” – gridava al’agente federale Eliot Ness interpretato da Kevin Costner:  Sei solo chiacchiere e distintivo. Solo chiacchiere e distintivo”?

Ebbene quelle frasi sputate da un ladro (mafioso) a una guardia (incorruttibile) mi sono venute in mente seguendo le ultime vicende che hanno contraddistinto da una parte la politica governativa e dall’altra i Comuni di Gioia Tauro (Reggio Calabria) e Fondi (Latina). L’uno sciolto per mafia e sottoposto a vicende talmente ridicole che se non fosse stato per l’onorevole Angela Napoli non sarebbero mai venute alla luce. L’altro che avrebbe dovuto esserlo ma per le nequizie e le ipocrisie della politica è ancora lì: in piedi, mentre uomini coraggiosi dello Stato vengono lasciati soli e delegittimati.

Ma andiamo con ordine, ricordando che questi sono solo due esempi. Se ne potrebbero fare molti per mettere alla berlina le chiacchiere e i distintivi. Ho scelto questi due e non certo per capriccio. Così come chiarisco subito che – ci fosse stato un Governo di diverso colore politico – non sarebbe cambiato nulla. Basta voltarsi indietro e ricordare il nulla sotto vuoto spinto contro la pervasività delle mafie dell’Esecutivo guidato dal prevosto Romano Prodi.

 

GIOIA TAURO: TOC TOC, C’E’ NESSUNO IN COMUNE?

SI: LA ‘NDRANGHETA

 

Gioia Tauro è un paesone calabrese di 18mila abitanti: un porto straordinario che non è mai decollato e tanta, ma proprio tanta ‘ndrangheta, che respiri come l’aria pura in alta quota. Ebbene, in questo Comune, sciolto recentemente per ben due volte per infiltrazioni mafiose, così come altri 5 nelle vicinanze, non esiste più neppure la commissione prefettizia straordinaria insediata a seguito dell’ultimo scioglimento, avvenuto il  24 aprile 2008. Un commissario se ne è andato il 21 luglio 2009 per motivi personali e gli altri due si sono dimessi ufficialmente per ragioni di rispetto, ma secondo la stampa locale per: “insormontabili difficoltà sulla condizione del Comune di Gioia Tauro che scaturirebbero dalla presenza di notevoli incrostazioni nella pubblica amministrazione” e dalle “numerose resistenze interne al palazzo riscontrate nella loro azione di pulizia e di  trasparenza della macchina amministrativa”.

E la seconda commissione straordinaria che salta – per la sua totalità – in meno di un anno. Se non è un record poco ci manca.

Scusi, signor ministro dell’Interno, onorevole-sassofonista-avvocato Roberto Maroni: chi guida la “baracca”? Provare per credere: visitate il sito www.comune.gioiatuaro.rc.it e troverete che nella voce “organi di governo” la casella “commissione straordinaria” è vuota. Chi guida una nave dove è sceso persino il capitano (anzi: due capitani in meno di un anno) e che rischia di affondare in una sabbia mobile amministrativa zeppa di criminali, soprattutto alla vigilia di nuovi appalti miliardari nella Piana e traffici mondiali (anche illeciti) via mare?

Se lo è chiesto e lo ha chiesto anche il rappresentante della Commissione parlamentare antimafia, l’onorevole Napoli (ex An, comunque rimasta nel centro-destra), che ha presentato un’interpellanza che – ovviamente – è rimasta finora lettera morta (la allego a fondo pagina affinchè tutti possiate leggerla). Napoli non lo ha chiesto solo a Maroni ma anche al ministro della Giustizia “Angelino l’odo Alfano” e a Sua Onniscenza Silvio Berlusconi. Risposte: zero. Neppure le chiacchiere. Neppure il distintivo.

Ora qualcuno ci dovrà spiegare come è possibile che un Comune così importante possa restare senza guida. Un Comune oltretutto dove (vox populi) c’è chi giura che i veri mafiosi siano rimasti al proprio posto. Intoccabili, come diceva l’ex superprefetto di Reggio Calabria ed ex vicario della Polizia, il senatore Luigi De Sena (Pd), che ha sempre ricordato l’inutilità della cacciata dei politici collusi o mafiosi, senza la contemporanea cacciata dei pubblici funzionari, dirigenti e dipendenti, corrotti o criminali. Un Comune dove – allego a fine pagina lo schema ripreso pari pari dal sito comunale – i dirigenti si mettono in malattia in media 50 giorni all’anno. Aggiungete le ferie, scekerate il tutto e vedrete che un quarto di anno lavorativo se lo passano a casa. Altro che le cure del playboy Renato Brunetta, il ministro dell’efficienza provetta!

 

FONDI…DI DIGNITA’

 

E passiamo ad analizzare la tragicomica vicenda di Fondi, paesone alle porte di Latina dove (lo dic
ono gli investigatori, i magistrati e il prefetto Bruno Frattasi, non io che sono un umile giornalista) le mafie fanno da anni scorribande manco fossero sulle montagne russe.

Non voglio annoiarvi con la cronistoria di quanto sta accadendo a Fondi. Per questo, infatti, vi rimando alle numerose inchieste che ho scritto sul Sole-24 Ore, alle puntate su Radio24 nella mia trasmissione “Un abuso al giorno” e ai post scritti su questo blog il 28 gennaio e il 14 aprile 2009).

La sintesi è questa: la città di Fondi – e in vero l’intera provincia di Latina – ha una vita economica, amministrativa e sociale oramai dettata dall’orologio biologico della criminalità. Non passa giorno che non ci sia un attentato, un intimidazione e decine e decine di arresti, come gli ultimi clamorosi, che hanno portato all’arresto dell’ex assessore ai Lavori pubblici e di boss di ‘ndrangheta che condiziona(va)no il Mof, il Mercato ortofrutticolo che fattura un miliardo all’anno e conta oltre 120 aziende.

Ebbene, a Fondi, il prefetto, da quasi un anno ha consegnato nelle mani del sassofonista, per diletto ministro dell’Interno con un fazzoletto verde ramarro nel taschino, una copiosa produzione letteraria: circa 800 pagine con le quali si prospetta lo scioglimento del Comune per infiltrazione mafiosa.

E che fa il sassofonista-avvocato-ministro e con lui il Governo tutto? Prima nicchia (sapete com è, c’erano le elezioni europee e amministrative e in Italia, comunque, c’è sempre un’elezione), poi rimanda, poi promette lo scioglimento e infine (ma guarda tu che novità!) non mantiene.

Con la scusa – risibile – di dovere adeguare la relazione prefettizia alle nuove regole sullo scioglimento degli enti locali (sapete com è, in Italia esiste sempre il rigo 3 del comma 4 dell’articolo 7 così come modificato dall’appunto 9 del pizzino 11 del Gran Maestro 27) il Governo ha preso ancora tempo. Tutto questo ha dato il 24 luglio la possibilità al senatore Stefano Pedica (dell’Italia dei Valori) di inscenare una protesta scenografica nel corso della conferenza stampa della malcapitata ministra Mariastella stellina Gelmini.

Ora – anche ammesso e non concesso – che lo scioglimento arrivi (e sarebbe bene che si cominciasse a indagare anche su territori come Minturno, e a quanto mi risulta sta accadendo), mi domando e vi domando: ma dove sono i fatti contro le mafie? Dove sono gli interventi decisi e decisivi? Come si può – mi domando – lasciare solo e, di fatto, delegittimare il lavoro di uno tra i migliori prefetti in Italia? Come si possono ignorare le proteste, le denunce di centinaia di amministratori di ogni colore politico, di numerose associazioni antimafia e di migliaia di cittadini? Come si possono ignorare le inchieste della magistratura che hanno e stanno scoperchiando da anni il malaffare nell’area pontina? Solo chiacchiere e distintivo, ecco cos è la lotta alle mafie dei Governi, “solo chiacchiere e distintivo”.

Sapete cosa sta accadendo in questi mesi durante i quali il sindaco di Fondi, il mitico Luigi Parisella (Pdl), ha attaccato la libertà di stampa e i giornalisti, a partire da chi scrive, il quale è stato gratificato negli anni di diversi attacchi e deliranti comunicati stampa sul sito del Comune? Non ci credete? Andate su www.cittafondi.it: li troverete anche l’ultimo comunicato stampa che si intitola: “A Silvio Berlusconi”. E’ un’ode che chiama alle armi il papi-Silvio a combattere quei cattivoni del Tg1 che hanno fatto del male, vale a dire la bua (in molte parti del Nord dicono la bibi) a Fondi e al Mof. Leggetelo quel comunicato stampa (così, almeno, lo chiamano, è fantastico!)

Ve lo racconto io cosa sta succedendo a Fondi e nella provincia di Latina. Preparatevi a ridere e ricordate che è solo un fior da fiore dei più incredibili episodi.

 

LE PERLE SU FONDI E SULLA PROVINCIA DI LATINA: E VAI CON

IL TRIO DI ATTACCO FAZZONE – PALLONE – LAURO

 

La cosa più bella (vi prego di cogliere l’ironia) l’ha combinata il senatore del Pdl Claudio Fazzone, tra i ras incontrastati del territorio. Con una dichiarazione anticipata sul sito www.provincialatina.tv ha detto che «…il prefetto di Latina dopo aver fatto il suo dovere non può entrare nelle questioni politiche facendo il giro delle settechiese degli esponenti della sinistra…per questo sono sempre più determinato nel chiedere, se occorre, una commissione di inchiesta che verifichi tutti gli atti e l’iter prodotto in questa vicenda dal Prefetto di Latina e della correttezza degli interventi delle forze di sinistra veicolati sui media».

Capito? Una commissione d’inchiesta sul commissario prefettizio! E anche sulla sui giornalisti comunisti! E perché  non
anche sui Ros e sulla Gdf che in questi anni in provincia di Latina stanno scovando il marcio anche sottoterra?

Fazzone nella sua crociata – scrive il quotidiano “Latina Oggi” vicino, se non erro, alle posizioni del senatore romano-pontino del centrodestra (più destra, estrema, che centro) Giuseppe Ciarrapico – non è solo. Il coordinatore regionale del Pdl, Alfredo Pallone (con ‘sto cognome o faceva l’attaccante o faceva il difensore) si è schierato nel tridente: ha attaccato la sinistra e parlato di «estraneità dell’amministrazione di Fondi dalle accuse di infiltrazioni camorristiche» ma ha anche aggiunto di attendere con serenità la decisione del Governo, che «sarà comunque quella giusta». Finora è stata giustissima, ovvio!

Persino il senatore Raffaele Lauro, ex prefetto, anche lui del Pdl, membro della Commissione parlamentare antimafia, ha detto che chiederà una apposita seduta

pubblica per esaminare gli atti già acquisiti e quelli dell’operazione Damasco che ha portato all’arresto di boss e complici.

 

SCENDE IN CAMPO ANCHE ER CIARRA

 

In questa terra di mafia che è diventato il sud pontino (Frosinone compreso) non poteva mancare l’intervento del senatore Ciarrapico, detto er Ciarra, che è si nello stesso schieramento politico ma – evidentemente – è all’opposizione interna su quel territorio.

Dunque er Ciarra dicevamo – che non conosco e, detto fra me e voi, non vorrei neppure sfiorare con una canna – sul giornale Latina Oggi, appunto, si spinge a chiedere una «commissione d’inchiesta sulle fortune patrimoniali, assai celeri peraltro, del senatore Claudio Fazzone». Forse Fazzone – prosegue Ciarrapico – “dovrebbe precisare gli abusi edilizi della sua villa di Fondi, tutta abusiva e fare l’inventario delle proprietà immobiliari della moglie. A meno che anche queste proprietà non siano frutto di omonimia”.

Ma vi rendete conto chi ha chiesto la commissione d’inchiesta sui beni patrimoniali di un collega di partito? Er Ciarra, insegnante-imprenditore, che di incontri ravvicinati  con la Giustizia e con i creditori ne ha avuti non pochi e per il quale, come ricordava il Sole-24 Ore a maggio “l'ufficiale giudiziario si è presentato nella sua residenza dichiarata, cioè nel capannone accanto alla tipografia di "Ciociaria Oggi", scoprendovi però una sola stanza con brandina, tavolo, piccolo armadio e comodino”. Niente di pignorabile, insomma. Anzi, le parti civili avvertono che «Ciarrapico ha fatto annullare per motivi procedurali perfino quest'ultimo tentativo di esecuzione forzata». Di qui la soluzione finale: bloccare un quinto del suo nuovo reddito di parlamentare a favore dei creditori. Sarà stato fatto? Quali sono stati gli eventuali sviluppi? Non è dato sapere. Almeno: io non lo so. C’è qualcuno che lo sa? Me lo scriva. Magari lo stesso senatore-insegnante-imprenditore.

 

E VAI CON LA RICHIESTA MILIONARIA DI…BARDELLINO

 

In questo territorio martoriato – in cui intanto il Comune di Fondi naviga a vista, secondo le accuse dell’opposizione – accade che  Ernesto Bardellino presenti ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. “Colui – svela Latina Oggiche sempre è stato identificato dagli inquirenti quale boss della camorra appartenente al clan dei casalesi ha deciso di chiedere allo Stato italiano cento milioni”.

A comunicare la decisione sono stati i suoi avvocati di fiducia, Pasquale Cardillo Cupo e Guglielmo Raso, che hanno spiegato il motivo del ricorso per la vicenda della confisca dei beni eseguita nei confronti dell’assistito da parte del Tribunale di Latina.

Questa misura di prevenzione di carattere patrimoniale, secondo i due principi del foro, in base alla vigente normativa è applicabile a quei soggetti  sospettati di appartenenza ad associazioni per delinquere di stampo mafioso o camorristico.

«Tale condizione, tuttavia, non è assolutamente ravvisabile – hanno spiegato gli avvocati – nei confronti di Ernesto Bardellino, posto che è stato assolto da tutti i tribunali di Italia dal reato di cui all'articolo 416 bis ed è privo di qualsiasi carico pendente. Non è mai stato condannato per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, come provato da sentenze assolutorie coperte dal giudicato che affermano altresì la lecita provenienza dei suoi beni patrimoniali, come affermato dalla Corte di Appello di Roma in una delle ultime pronunce di merito in cui si dava testualmente atto che la società di sua proprietà, la Tirreno Sud Srl, non era altro che ‘il frutto di una normale e onesta attività imprenditoriale’. Tuttavia, nonostante ciò Ernesto Bardellino è da anni sottoposto alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza».

Molti dei beni patrimoniali di Bardellino sono finiti nelle mani dello Stato ma secondo i legali sarebbe stata commessa «una grave lesione della convenzione internazionale dei diritti dell'uomo». E pur riconoscendo (bontà loro!) l’operato della Giustizia italiana, ritengono che «le preminenti esigenze di tutela dei diritti umani impongono che della vicenda venga investita la Corte europea di Strasburgo, alla quale è stato richiesto di voler condannare lo Stato italiano a corrispondere ad Ernesto Bardellino un risarcimento danni pari a 100 milioni di euro, per la perdita del suo patrimonio e per i danni conseguenti ad una decisione contraria alla convenzione europea sui diritti umani, in particolare a quella sull'inviolabilità del diritto di proprietà».

Insomma, mentre c’è chi fa chiacchiere e mostra il distintivo, Bardellino & C. fanno i fatti.

Bene, bravi, bis. Così si fa. Che lo Stato e il Governo imparino la lezione! Ma, forse, l’hanno già imparata, come dimostrano i casi di Gioia Tauro e Fondi. O no?

roberto.galullo@ilsole24ore.com

 

ALLEGATI

 

Allegato n.1

 

IL TESTO DELL’INTERPELLANZA PRESENTATA DALL’ON.NAPOLI

 

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri dell’Interno e della Giustizia: Per sapere – Premesso che:

 

         

la Città

di Gioia Tauro è un Comune di oltre 18.000 mila abitanti della prov
incia di Reggio Calabria; il  suo Consiglio comunale è stato sciolto per ben due volte a causa di  infiltrazioni mafiose;

 

          le cosche mafiose Piromalli e Molè hanno da sempre influito sulle varie attività economiche e sull’attività amministrativa della Città e dell’intera Piana di Gioia Tauro;

 

          in quel territorio, è nato nel 1994 il Porto di Gioia Tauro che oggi rappresenta il più grande terminal per il transhipment del Mediterraneo ed il principale scalo commerciale marittimo dell’area metropolitana di Reggio Calabria;

 

          nel mese di maggio 2009 è stato avviato il procedimento per la costruzione di un rigassificatore a Gioia Tauro;

 

          l’interpellante ritiene che anche dall’attuale Governo nazionale ci sia stata una sottovalutazione delle necessità della Piana di Gioia Tauro, sia in termini di adeguamenti degli organici delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, sia a livello di programmazione economica;

 

          la pesante situazione coinvolge l’intera Piana di Gioia Tauro, che oggi vede ben cinque Comuni del territorio sciolti per infiltrazione mafiosa ed altri sottoposti ad adeguati controlli;

 

          ad avviso dell’interpellante, questa situazione richiederebbe maggiore attenzione da parte del Governo nazionale sia in termini d’interventi sia sulle scelte delle persone nominate a gestire questo territorio incancrenito da una pressante e pericolosa mano mafiosa;

 

          il 24 aprile del 2008, per la seconda volta, è stato sciolto il Consiglio comunale della Città di Gioia Tauro, essendo state accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata;

 

          nel mese di ottobre 2008 è stato arrestato l’ex Sindaco del Comune di Gioia Tauro, Giorgio Dal Torrione, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa; oggi rinviato a giudizio insieme ad altre 14 persone tra le quali alcuni boss delle cosche Piromalli e Molè, considerate tra le più influenti della ‘ndrangheta;

 

– così come riportato nel citato decreto di scioglimento: “

La Piana

di Gioia Tauro,        rappresenta una delle principali aree di radicamento e sviluppo della ‘ndrangheta, costituendo, per l’esistenza del porto, motivo di attrazione per le ndrine insediate sul territorio in ragione delle ingenti risorse finanziarie statali e comunitarie investite nel traffico portua
le e nel relativo indotto”;

 

 – della prima terna commissariale, nominata a gestire il Comune di Gioia Tauro, dopo il  secondo scioglimento per infiltrazione mafiosa, fino al 21 luglio 2009 era rimasto in carica solo il Viceprefetto Domenico Rocco Galati; gli altri due componenti erano il prefetto Mario Fasano, deceduto il 12 gennaio 2009 ed il dott. Gerardo Bisogno, dimessosi per gravi motivi di salute nel mese di febbraio 2009;

 

          nel mese di marzo 2009 la terna commissariale è stata ricomposta con la nomina del Prefetto Oreste Iovino e Marizio Alicandro in aggiunta al viceprefetto Domenico Galati;

 

          la stampa regionale calabrese nell’ultimo periodo aveva iniziato a riportare notizie relative a pesanti situazioni interne al Comune di Gioia Tauro;

 

          martedì 21 luglio 2009 il viceprefetto Domenico Rocco Galati ha presentato le dimissioni dall’incarico di commissario straordinario del Comune di Gioia Tauro, motivandole con ragioni strettamente personali, ma sembrerebbero dettate dalla ricezione di un avviso di garanzia;

 

          oggi, 24 luglio 2009, notizie di stampa riportano delle dimissioni anche degli altri due componenti

la Commissione

straordinaria, il Prefetto Oreste Iovino e il Dirigente Maurizio Alicandro;

 

          da indiscrezioni della stampa sembrerebbe  che le citate dimissioni siano legate ad “insormontabili difficoltà sulla condizione del Comune di Gioia Tauro che scaturirebbero dalla presenza di notevoli incrostazioni nella pubblica amministrazione” e dalle “numerose resistenze interne al palazzo riscontrate nella loro azione di pulizia e di  trasparenza della macchina amministrativa”;

 

          le dimissioni, indubbiamente allarmanti per il nuovo vuoto che si è venuto a creare nella gestione della vita amministrativa della Città di Gioia Tauro, appaiono preoccupanti allorché valutate anche alla luce degli interessi che la criminalità organizzata potrebbe evidenziare su tutto quanto ruota attorno all’area del Porto e di quel territorio:

 

          se non ritengano di dover provvedere con la massima urgenza  alla nomina di una nuova terna Commissariale costituita da persone in grado di eliminare le “notevoli incrostazioni” presenti all’interno del Comune di Gioia Tauro;

 

          se non ritengano, altresì, di far avviare un’adeguata commissione d’accesso per individuare  eventuali responsabilità di funzionari e dirigenti interni al Comune;

 

          se non ritengano, ancora, di verificare se sono in corso indagini, da parte della Magistratura, per accertare se tra gli ostacoli riscontrati dai Commissari straordinari vi siano anche interventi della criminalità organizzata.

 

On. Angela NAPOLI

 

Roma 24 luglio 2009

 

 

ALLEGATO N.2

 

PERSONALE IN SERVIZIO AL COMUNE DI GIOIA TAURO NEL 2008

 

 

 

 

UFFICIO

 

 

TOTALE PERSONALE

TOTALE GIORNI DI ASSENZA  (ferie, malattie, permessi retribuiti, legge 104, congedi parentali, ed altro)

 

TOTALE GIORNI DI ASSENZA (escluso ferie)

 

 

Giorni medi

pro capite assenze

 

Giorni medi  pro capite assenze (

escluso ferie)

 

Primo Servizio

40

2110

1008

53

25

 

Secondo Servizio

8

489

261

61

8

 

Terzo Servizio

57

3272

1233

57

22

 

Quarto Servizio

8

697

318

87

40

 

Quinto Servizio

14

326

106

26

8

TOTALE

127

6930

2926

284

103

 

 

Media dei giorni di assenza

Per malattia dei Dirigenti

Giorni :      50

              

 

Fonte: www.comune.gioiatauro.rc.it

  • galullo |

    Egregio Massimo,
    sì la tentazione è forte. Ma poi penso – umilmente – a quello che dice il mio amico Don Luigi Ciotti. “Roberto prova a immaginare se non ci fossimo”. Già, la cultura dei “papi” avrebbe già tramutato questa egocrazia in dittatura. Finchè avrò mani e voce scriverò e parlerò. A meno che qualcuno non riesca a tagliarmi mani e corde vocali.
    Distinti saluti
    Roberto Galullo

  • massimo |

    Egr.dott. Galullo ,
    leggo sempre i suoi articoli,che apprezzo moltissimo,ma vorrei chiederLe, non le viene mai la voglia di smettere per raggiunto limite di ”sopportazione”?
    Cordialmente

  • galullo |

    Egregia dottoressa Gagliardi
    E perché mai non dovrei pubblicare il suo commento? Mi fa piacere che lei dia ragione al prof. Mete? Perché non dovrei? Non ho mai avuto, non ho e non avrò mai la presunzione di dire che avevo ragione nell’interpretare come poco comprensibile la prima lettera del prof. Mete. Io stesso ho scritto che potevo sbagliarmi e invocavo giudizi terzi. Quale il suo, appunto, graditissimo. La democrazia e il rispetto per i lettori innanzitutto. Lei ha ragione anche su un altro punto, quello davvero vitale: credo che sia importante che ci troviamo d’accordo sul fatto che le nuove regole varate per lo scioglimento degli enti locali sono davvero una mazzata non meritata per chi si è adoperato per evidenziare il marcio nella provincia di Latina
    Distinti saluti
    Roberto Galullo

  • Federica Gagliardi |

    Buongiorno Galullo, leggo spesso i suoi articoli rilanciati su Calabrianotizie (anche a questo sono giunta da lì). In qualità di lettore quasi “seriale” e poichè nella sua seconda replica a Vittorio Mete invoca un giudizio “terzo”, mi permetto di dirle che, per la verità, io dal primo commento avevo interpretato quanto scritto dal Sig.Mete nel senso poi più ampiamente precisato nel secondo commento. Comunque niente di male, l’importante è che vi siate capiti. Buon lavoro.
    PS: questo mio commento non chiede di essere pubblicato, ho solo pensato che un “giudizio terzo” le potesse essere gradito

  • galullo |

    Egregio professore Mete
    Le assicuro che se avesse scritto con la chiarezza che solo ora esibisce anche il primo commento non ci sarebbe stato modo di travisare. Lo faccia leggere ad un “terzo” e vedrà che il suo scritto appare abbastanza sibillino.
    Posso essermi sbagliato ma il suo commento mi sembrava tutto tranne che una critica. La sua ambiguità mi sembrava inequivocabile. Ma, ripeto, posso sbagliarmi.
    Fa piacere dunque sapere che anche lei è a dir poco scettico e, per quanto mi riguarda, la mia non è polemica. Non ne ho bisogno. E’ che ho un carattere di merd (scusi il francesismo), lo riconosco e non mi biasimo, anzi: dunque semplicemente dico sempre quello che penso.
    Quanto al libro – lo avessi avuto sotto mano – lo avrei senza dubbio aperto per andare a vedere le sue critiche a questa ennesima nefandezza governativa e parlamentare. Ma, purtroppo, sto godendo qualche giorno di riposo, il che non mi impedisce di lavorare. Con piacere, ma senza il suo libro. Spero mi comprenda e mi assolva. In compenso sto leggendo – e lo consiglio a tutti – Vaticano Spa di Gianluigi Nuzzi.
    Con immutata stima e simpatia
    Roberto Galullo

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