Chi segue questo blog – e devo dire, ringraziando Iddio, che siete tantissimi, giorno di più anche in questi caldi giorni d’estate e ne sono felice perché chi mi segue sa che il mio unico scopo professionale è aggiungere con questo blog un anello di legalità e rompere i maroni alla criminalità organizzata – sa che nel corso di questi anni ho battuto più volte il tasto della massoneria deviata, vero e proprio collante delle peggiori schifezze che deturpano la vita economica e sociale del Paese: da Nord a Sud. Licio Gelli – ancora iperattivo, basta chiedere conferma ai magistrati della Dda di Palermo Paolo Guido e Fernando Asaro – ha fatto una gran scuola, non c’è che dire (si vedano i miei post sul processo Hiram del 15 e 19 maggio).
Se c’è – e come ti sbagli – una regione in cui il collante diventa carta moschicida della politica deviata ebbene, questa è la Calabria.
Ed ecco che il filo rosso tra “pasticcino De Magistris” e “Pacman Bruni” , che ho cominciato a raccontare con lo scorso post, trova nuovo vigore. In vero, un filo rosso che in Calabria affonda le radici nella notte dei tempi (ci sono paesi, come Filadelfia, che se ne fanno addirittura un vanto) e sul quale il “povero” Agostino Cordova, da capo della Procura di Palmi, tentò invano di fare luce (si vedano approfondimenti sul mio post del 26 febbraio).
Ma visto che fare luce sugli Illuminati è una contraddizione in termini, finì con il restare fulminato lui, il 23 febbraio 2001 con l’archiviazione del Gip Augusta Iannini (in “Bruno Vespa”, di cui è la moglie, che ha fatto una gran carriera diventando anche capo Dipartimenti degli Affari generali al ministero della Giustizia), secondo la quale Cordova aveva solo “raccolto notizie e non notizie di reato”). Una domanda vorrei fare a Cordova: ma in 800 faldoni quante notizie aveva raccolto? E chi credeva di essere: un bibliotecario? Un feticista di ritagli di giornali?
LA LOGGIA DI SAN MARINO E LA NUOVA P2
CHE DIVORA LO STATO DALL’INTERNO
E con lui, anni dopo, è rimasto fulminato “pasticcino De Magistris” al quale voglio istintivamente bene, anche perché lo conosco e lo apprezzo per i suoi altissimi valori e principi, e che avrebbe portato a casa l’iradiddio se solo non si fosse messo a fare pesca a strascico. Fu lui, infatti, nel silenzio poi diventato fragore, a tirare fuori dalla soffitta polverosa della legislazione italiana una legge – la 17/82, meglio nota come “Legge Anselmi” – che punisce chi, in maniera occulta, trama per interessi propri a scapito di quelli della collettività. Tentò di applicarla a una consorteria di amici che, a suo giudizio, si ritrovavano sotto il cappello della “Loggia di San Marino” (si vedano i miei 5 post del 5, 9, 12, 16 e 19 marzo).
E chi erano i personaggi che facevano parte di questa allegra banda di amiconi? A mio giudizio – come nel caso della Loggia P2 dalle cui ceneri nacque la Legge Anselmi – i veri burattinai non sono stati scoperti da De Magistris (anche perché non gli fu dati il tempo di scoprirlo), ma molti di loro li ritroviamo nelle indagini “spacchettate” da Pacman Bruni che, da bravo segugio, ne sta scoperchiando anche altri di cui vi darò conto tra poco (ma si vedano anche i 2 post sull’argomento dell’11 maggio e del 23 giugno).
Attenzione: questo è il secondo motivo per il quale sottolineo che le indagini del Pm di Crotone – al quale è stata sottratta l’applicazione alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nel silenzio di tutti, a partire dai suoi capi e che proprio ieri, 22 luglio, ha ricevuto l’ispezione ministeriale che potrebbe capovolgere il destino – sono di vitale importanza per questa sciagurata Italia e questa disgraziata regione in mano a “iocarelli”, come li chiama mia suocera. Quaquaraqua, come li chiamo io.
Le indagini di Bruni possono infatti ridare slancio anche all’emersione di quella nuova P2 che De Magistris stava scoperchiando e che – mentre io scrivo e voi leggete – sta continuando a piazzare le sue pedine all’interno dello Stato. Nei gangli vitali, quelli che voi non vi aspettate, ma che questi “iocarelli” ben conoscono: innanzitutto la Giustizia in tutte le sue declinazioni (dagli uffici alla magistratura passando per le segrete stanze della Cassazione), poi la Guardia di Finanza e le Forze dell’Ordine. Bastano poche pedine – per lo più sconosciute, “coperte e deviate” – nei posti chiave di queste amministrazioni e istituzioni (o di chi si relazione con esse) e il gioco è fatto (si vedano i miei 3 post del 9, 11 e 14 febbraio, compreso il botta e risposta con Gioacchino Genchi).
L’INDAGINE TURBOGAS CHIAMA IN CAUSA PALAZZO GIUSTINIANI
L’ultimo “videogioco” al quale lavora Pacman Pierpaolo Bruni, presentato pochi giorni fa all’Italia intera, è amichevolmente chiamato “Turbogas” * (si veda P.S). Ve l’ho presentato nello scorso post: una filiera energetica mai realizzata a Scandale (Crotone) per la quale secondo il pm volavano mazzette come gabbiani intorno a una chiatta di rifiuti. Con contorno di ministri, ex ministri, parlamentari, ex assessori, funzionari, dirigenti, ex governatori, amministratori e imprenditori che – secondo l’accusa – si sono pappati milioni di euro, in gran parte volati nei paradiso fiscali di mezzo mondo.
C’è un capitolo – straordinario e ignorato dagli approfondimenti giornalistici – che, se sarà provato in un processo, vivifica le intuizioni di De Magistris: quello dedicato a Giuseppe Chiaravalloti * (si veda P.S.) (indimenticabile Governatore della Calabria, ex Procuratore generale della Corte di appello di Reggio Calabria e attualmente vicepresidente del Garante per la protezione dei dati personali) e Giovanni Iannini * (si veda P.S.) (magistrato del Tar).
Entrambi negano (è bene riportarlo subito) e respingono con sdegno ogni accusa. Entrambi sono accusati da Bruni di avere “partecipato a una loggia massonica la cui finalità occulta è quella di porre in essere condotte dirette a interferire sull’esercizio delle pubbliche amministrazioni anche giudiziarie…”.
A pagina 31 del decreto di perquisizione e sequestro della Procura c’è un passaggio chiave che illumina gli Illuminati (rectius: se provato in un aula processuale, illuminerebbe le attività delle logge occulte).
Il 2 febbraio 2009, Bruni pone alcune domande al superteste dell’accusa, Antonio Argentino (pensionato, ex consulente pro tempore di Telecom, già sentito il 29 gennaio 2003 dalla Commissione parlamentare d’indagine sull’affare Telekom Serbia e relative ipotesi di mazzette miliardarie).
Argentino dichiara che il consulente Claudio Larussa * (si veda P.S), avvocato catanzarese, alla presenza di numerosi testimoni (tutti citati e dunque riscontrabili), gli riferì le mosse e le pressioni esercitate da Chiaravalloti (che, ribadiamo, nega ogni circostanza) sul Tar Calabria che avrebbe dovuto esprimersi sui ricorsi presentati dalle società concorrenti di Eurosviluppo Elettrica (che si aggiudicherà la commessa multimilionaria).
Ecco le precise parole di Argentino: “ …il presidente Chiaravalloti …ebbe a contattare la loggia massonica di palazzo Giustiniani per farsi consigliare un bravo avvocato amministrativista che, oltre ad avere buone conoscenza professionali, avesse le giuste entrature ed aderenze in Calabria oltre che a Roma, necessarie ed utili per condizionare il pronunciamento del Tar Calabria ed, eventualmente, del Consiglio di Stato in Roma. A seguito di tale richiesta, viene indicato al Chiaravalloti da un interlocutore di palazzo Giustiniani, contattato alla presenza del La Russa, il nominativo dell’avvocato “giusto ed adeguato”, ai fini di cui sopra, nella persona del prof. Clarizia, con studio in Roma. In realtà, sembrerebbe che il risultato voluto dal presidente Chiaravalloti sia stato ottenuto, tanto è vero che il Tar di Catanzaro per ben due volte ha rigettato i ricorsi da noi presentati. Ricordo in proposito che l’originario designato presidente del Tar che ha deciso i nostri ricorsi, è stato sostituito ed al suo posto è stato nominato il Dr. Iannini. Visto quanto ho appena riferito, esprimo timori e perplessità anche in relazione ai ricorsi al Consiglio di Stato afferenti i predetti ricorsi al Tar”.
Nessuno specifica il nome di battesimo di tal Clarizia nei cui confronti, è bene specificarlo non pende alcun capo di imputazione. A Roma – professore e avvocato – ho trovato solo Angelo Clarizia, salernitano, professore ordinario di diritto amministrativo all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” che – in un profilo non sappiamo se ancora aggiornato – riceveva gli studenti il lunedì alle 15, dopo la lezione, nella sua stanza che, ironia della sorte, è la “P2 S43”. Angelo Clarizia ha anche un famosissimo studio legale a Roma.
Il 29 aprile 2009, ancora ascoltato dal Pm Bruni, Argentino dichiarerà: “Inoltre, come ho già riferito nel corso di precedenti verbali, il La Russa ebbe a riferirmi, nel corso delle molteplici conversazioni intervenute in quel periodo, che il giudice del Tar di Catanzaro Iannini era organico della struttura di potere facente capo al Chiaravalloti”.
Ora, se Bruni riuscirà a dimostrare che 2+2 fa 4, la sintesi che ne emergerebbe è la seguente:
Chiaravalloti chiama Palazzo Giustiniani (sede del Grande Oriente d’Italia n.d.r) che muove in lungo e in largo per l’Italia le sue potenti leve e sistema le cose a favore di Chiaravalloti e dei suoi interessi. Tutto da provare, sia ben chiaro, ma il lavoro di Bruni è stato finora fatto con il cesello.
Ora, magari mi sbaglierò, ma non mi sembra che ci sia stata alcuna dichiarazione ufficiale uscita dal senno degli Illuminati di Palazzo Giustiniani. Chiedo – e vorrei tanto che la risposta potesse arrivarmi – ma il Grande Oriente d’Italia non ha proprio nulla da replicare, anche solo per dire: lungi da noi questi meschini traffici?
Attendo (inutilmente) fiducioso la risposta, magari dal Gran Maestro Gustavo Raffi che nella sua incredibile allocuzione sui costruttori di sogni possibili, tenuta al Palacongressi di Rimini il 3 aprile 2009, dichiarò testualmente a proposito dei Fratelli: “…lavorare per progresso e il benessere dell’umanità. È, quindi, indispensabile impegnarsi a fondo per la solidarietà, per i diritti umani, per la cultura del dialogo e per una intelligente multiculturalità”.
Chiedo a Raffi: tra i sogni dei massoni che diventano realtà c’è anche quello di chiarire quanto messo a verbale da Bruni?
LE LOGGE OCCULTE FANNO I PORCI COMODI A CROTONE
Pacman Bruni, in realtà, è da tempo che sta puntando grembiulini zozzi, compassi taglienti e cappucci vergognosi. Ha capito – qualora ce ne fosse mai stata la conferma – che in quel reticolo di logge occulte e segrete, comunque non ufficiali, si muovono gli interessi degli iocarelli calabresi che trafficano e mangiano alla faccia della Calabria onesta. In quelle logge in cui non è difficile – anzi è normale – incontrare la faccia della ‘ndrangheta: non la conosci ma la riconosci.
Come, a esempio, nella vicenda Europaradiso ma – per rimanere ancorati ai giorni nostri e per dimostrare che quell’inchiesta è storia mentre la massipolindrangheta si muove continuamente e vive nel presente – come emerge nell’inchiesta che Bruni sta conducendo ai danni di un’associazione a delinquere che secondo l’accusa lucrava perfino sulle forniture alle scuole.
Ebbene, nell’inchiesta che vede imputati dirigenti scolastici, imprenditori, nel decreto di perquisizione datato 3 luglio 2009, Bruni scrive, supportato persino dalle note del Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Crotone, alle pagine 79 e 80, quanto segue: “Il sistema era così radicato da consentire a dirigenti scolastici di aggiudicare le gare, sempre nei confronti dell’impresa di Leone Giuseppe, pur in presenza di offerte più vantaggiose per la pubblica amministrazione anche in forza del vincolo associativo e della partecipazione a logge massoniche i cui componenti hanno posto in essere attività diretta ad interferire sull’esercizio di Pubbliche Amministrazioni, condotte poste in essere in particolare da omissis, anch’esse iscritte a logge Massoniche per come si ricava dalla nota trasmessa in data 25.6.09 dalla Dda di Catanzaro, oltre che lo stesso Leone presso la cui abitazione è stato rinvenuto materiale e documenti comprovanti la partecipazione del Pubblico dipendente ad associazione massonica”
Mi fermo qui, di carne al fuoco ne ho messa abbastanza. Il prossimo post, ancora sul vitale filo rosso tra “pasticcino” e “pacman” vi farà riflettere molto sull’amorale intreccio nel nostro Stato, visto che chiamerò in causa anche la (inutile) Commissione parlamentare antimafia.
P.S. Soltanto nei giorni scorsi – la Gazzetta del Sud ne dà notizia il 5 ottobre 2011 e su notizia diffusa dallo stesso Galati che a chi scrive ha personalmente spedito il decreto oggi 11 ottobre – si è avuta notizia che il 14 aprile 2011 il Gip di Crotone, condividendo la motivazione del pubblico ministero della Procura della Repubblica, Gabriella De Lucia, ha disposto l’archiviazione per gli indagati Giuseppe Galati, Giuseppe Chiaravalloti, Domenico Lemma, Stefano Napoli, Claudio Larussa, Maria Rosaria Di Summa, Giuseppe D’Anna, Giovanni Iannini, Vincenzo Donato Proietto, Franco Bonferroni, Claudio Zucchini e Sergio Iritale per i reati a ciascuno ascritti.
Tanto dovevo per una informazione quanto mai corretta e scevra da pregiudizi agli indagati citati in questo articolo e a quelli non citati.
2 – to be continued