Malpensa, provincia di Crotone: la storia di Modesto Verderio, consigliere leghista antimafia di Varese, lasciato solo soletto…

I manager lombardi delle grande imprese si imbarcano a Malpensa per concludere affari puliti e sporchi in ogni parte del globo e lì, sotto di loro, mentre in volo gli hangar si rimpiccioliscono e le persone diventano formiche la ‘ndrangheta li saluta, si sfrega le mani e fa affari d’oro.

L’avreste mai immaginato? Indipendentemente dalla vostra risposta, chi lo ha immaginato e ha avuto il coraggio di metterci faccia, cuore e prove è stato Modesto Verderio.

E chi è, direte voi, amati amici di blog. E’ un antiquario, consigliere leghista di Lonate Pozzolo, in provincia di Varese, 56 anni portati con spavalderia.

Chi segue questo blog sa che considero il leghismo un male assoluto. Non sempre sono un male i leghisti, tra i quali accanto a figure caricaturali e disgreganti come Bossi, Borghezio, Salvini e Gentilini, di tanto in tanto compaiono persone come Verderio. Per chi volesse ascoltarne la testimonianza, domani, martedì 30 giugno – alle 6.45 e in replica alle 20.45, nella mia trasmissione “Un abuso al giorno” su Radio24 – lo intervisterò. Con lui parteciperà l’assessore all’Urbanistica e al territorio della Regione Lombardia Davide Boni.

 

IN PRINCIPIO FU MALPENSA

 

Dovete sapere che Verderio – consigliere a Lonate Pozzolo nel cui confine geografico ricadono gran parte delle aree aeroportuali dello scalo internazionale di Malpensa – ha il brutto vizio di fare politica per la gente denunciando ciò che gli altri vedono ma fanno finta di non vedere: le pesanti infiltrazioni della ‘ndrangheta nella vita economica, politica e sociale di quella ricca area del Varesotto.

A dirlo sono i fatti oggettivi e non le chiacchiere.

Ecco – testualmente – un passaggio della relazione 2008 della Direzione nazionale antimafia (Dna). Leggete e rabbrividite. “La zona a nord-ovest del capoluogo, corrispondente al territorio della provincia di Varese, nella quale particolarmente significativa è la presenza di elementi organizzati della ‘ndrangheta del crotonese, in particolare provenienti da Cirò Marina, riconducibili alla cosca “Farao-Marincola”.

Non vi fidate dell’ultima relazione? Volete andare indietro con la memoria? Che sò, alla relazione della Dna del 2005? Eccovi allora – cari emuli di San Tommaso – accontentati con un altro passaggio testuale. “Personaggi collegati con le cosche calabresi hanno gestito cooperative di facchinaggio. Nel 2004 fu condotta un’indagine sul Consorzio Europa dei Morabito che aveva stipulato una convenzione con Poste italiane, per la gestione anche dei servizi dell’Aeroporto di Malpensa. Alcune cooperative assumono soggetti extracomunitari, sfruttando l’immigrazione clandestina e facendo ottenere permessi di soggiorno a cittadini extracomunitari”.

Potrei andare avanti per ore, a esempio raccontando degli omicidi, tre nel giro di pochi mesi, di uomini appartenenti alle cosche calabresi, trovati morti nel Varesotto. Oppure potrei ricordare le tante indagini (alcune sono ancora in corso) delle Forze dell’Ordine o le inchieste della Magistratura sulle infiltrazioni delle mafie nell’area, ma sarebbe inutile dilungarsi.

Resta un fatto: Modesto Verderio ha avuto il coraggio di denunciare ciò che stava accadendo (e ancora accade) intorno all’edificazione dello scalo di Malpensa. Le cosche crotonesi, grazie alla sciagurata politica del confino adottata a partire dagli anni Sessanta, in questa zona si sono costruite nel tempo un diritto di prelazione su tutti gli affari. Con loro bisogna fare i conti. E vedremo – se continuerete a leggere – che i conti li fa anche la politica.

 

APRILE 2009: LE DENUNCE DI VERDERIO

CONTRIBUISCONO  A 40 ARRESTI ECCELLENTI

 

E’ anche grazie alle denunce messe nero su bianco davanti ai Ros dei Carabinieri, se nell’aprile 2009 la Procura di Milano arresta 40 tra boss e picciotti di un “locale” (vale a dire una cellula strutturata) di ‘ndrangheta a Lonate Pozzolo. Tra questi alcuni esponenti della famiglia Filippelli, il cui nome era stato espressamente fatto da Verderio ai Carabinieri, come clan da anni dedito a estorsione, usura e racket. Nessun altro, oltre a Verderio, aveva denunciato e aveva osato fare nomi e cognomi e raccontare fatti.

Lo scopo dell’associazione criminale era quello di entrare nell’hub e gestire affari presenti e futuri: dal racket agli interessi immobiliari. Oltre a continuare a vivere di quelli passati (movimento terra, nolo a caldo e a freddo etc etc nei lavori dell’area aeroportuale).

Probabilmente, anche grazie all’impunità interna allo scalo e alla conseguente libertà di movimento, continuavano a seguire traffici di sostanze stupefacenti, merci contraffate e ricettazione.

La rete di protezione scoperchiata da questa indagine – che riserverà ancora sorprese – si estendeva dalla politica alle Forze dell’Ordine (il sospetto è che ci fossero alcuni poliziotti corrotti e corruttibili), passando attraverso il personale dello scalo (i mafiosi entravano e uscivano dall’hub, per i loro traffici, come e quando volevano grazie a compiacenze e pass) per finire con gli istituti di credito della zona che si prestavano a fornire informazioni riservate sulla solvibilità e sulle posizioni finanziarie di soggetti e imprenditori magari da taglieggiare o avvicinare.

 

UN LOCALE DI ‘NDRANGHETA CRESCIUTO

NELL’OMERTA E NELLA PAURA

 

Tutto questo però non sarebbe stato possibile se a Lonate Pozzolo e nei comuni limitrofi – a partire da Somma Lombardo e Ferno – non vigesse un clima di omertà. E a scriverlo chiaro e tondo sono i magistrati. «Sussistono in capo alla generalità dei cittadini che vivono in questo territorio – scrivono i magistrati riferendosi al Basso Varesotto – condizioni di assoggettamento e omertà… uno stato di sottomissione psicologica nelle potenziali vittime dell' intimidazione derivanti dalla convinzione di essere esposti a un grave e ineludibile pericolo e un rifiuto pressoché generalizzato di collaborare con gli organi di giustizia». A informarci di questo risvolto è il collega del Corriere della Sera, Claudio Del Frate, a pagina 12 del 16 maggio.

Ebbene, questo è il dato sconcertante: a Lonate Pozzolo e negli altri comuni confinanti, ma ormai in molte aree della Lombardia, non a Palmi o Platì, la gente ha paura di parlare e a sottolinearlo è lo stesso Verderio, che ha condotto una “sconcertante” campagna elettorale alle ultime amministrative, che lo ha visto candidato sindaco: è giunto terzo con il 20,2% dei voti (la Lega Nord ha guadagnato circa 8 punti percentuali rispetto al 2004) ed ora siederà tra i banchi dell’opposizione (ha vinto il Pdl con L’Udc).

La gente – spiegherà anche domani dai microfoni di Radio24 – ha paura. I commercianti vivono nell’omertà e le forze amministrative e politiche non hanno il coraggio di intervenire. La ‘ndrangheta ha avuto terreno facile perché nessuno ha osato fermarla e spesso la sottomissione a racket ed estorsioni è stata vissuta come una tassa da pagare per vivere più tranquilli ed evitare che i sacrifici di una vita andassero in fumo. Spesso letteralmente”.

Ma come è iniziata questa penetrazione? “All’inizio estorcendo i distributori di benzina – spiega Verderio – e poi i piccoli esercizi commerciali, Poi non si sono arrestati di fronte a nulla e hanno cominciato anche a rilevare nella zona attività o impiantarne di proprie”.

Insomma, un assorbimento vero e proprio che ha fatto seguito a un’azione allo scoperto, senza pudore. “I calabresi – dice Verderio – non sottopongono a pizzo o usura solo i conterranei ma tutti, proprio tutti. Il loro potere era fino a poco tempo fa assoluto: si sparavano e si ammazzavano tra di loro e i concittadini erano terrorizzati”.

Anche i segni esteriori del potere vanno in questo senso. “Una statua di San Cataldo – spiega Verderio – per il 10 maggio viene portata da Cirò Marina su a Lonate Pozzo
lo e scalza nelle feste religiose anche Sant’Ambrogio, che infatti si gira e dice: cos’è che succede qui?
” (in realtà Verderio me l’ha detto in dialetto ma un fiero romano de Roma ladrona come me, trapiantato contro la sua volontà in Lombardia, a stento l’ha capito, figuriamoci se riesco a scriverlo!)

 

CONTROLLO DEL TERRITORIO ED ELEZIONI POLITICHE

 

Io questo lo chiamo controllo del territorio. Non so come altro chiamarlo. Economia piegata, società intimidita, Istituzioni silenti, imprenditoria soggiogata, magistratura e Forze dell’Ordine impegnate a tutto campo, morti ammazzati. Che cos’è? Ditemelo voi. Controllo del territorio: né più né meno di quanto accade a Cirò (un paesino a 351 metri sul livello del mare con 3mila abitanti, che fino al 1952 ha avuto come frazione proprio Cirò Marina, che conta quasi 21mila anime) dove all’imbrunire neppure entri se non sei autorizzato. E se lo fai è a tuo rischio e pericolo: sei seguito, fermato e rispedito indietro dai quaquaraqua di pattuglia. Non lo racconto per sentito dire: è successo a me con una auto-civetta della Guardia di Finanza in una delle tante inchieste che ho condotto per il Sole-24 Ore in Calabria.

Verderio non vuole sentire parlare di controllo del territorio. Lo capisco: è dura ammettere che Lonate Pozzolo è in provincia di Crotone e sempre meno in quella di Varese. “Preferisco pensare che i miei concittadini abbiano paura – confida – altrimenti sarebbe la fine…”.

Sarà anche vero ma la recentissima campagna elettorale di Verderio è tutta da raccontare. Detto del successo che ha riportato in Comune la Lega Nord e del fatto che su tre candidati è arrivato ultimo, il resto è uno schianto.

Verderio ha promosso una fiaccolata (lo racconta l’11 giugno anche il collega Claudio Del Frate a pagina 5 della cronaca lombarda del Corriere della Sera) contro la criminalità organizzata nel suo paese. Fantastica ed entusiasmante l’adesione: 50 persone, nessuna di Lonate. Ne-ssu-na!

Il Pdl in compenso – racconta sconsolato Verderio – ha organizzato una serata con una ex velina, di cui non ricordo il nome. Un pienone”. Il nome glielo ricordo io: Maddalena Corvaglia che, come ci ricorda www.varesenews del 5 giugno, “si è esibita in un siparietto con il sindaco Piergiulio Gelosa ("Lo volete sul palco?". E giù l'inevitabile coro di "noooooo!")”. Ci sono anche 15 foto che la immortalano con tatuaggio ascellare, gonna blu, camicia in tinta e scarpe oro che penalizzano e confondono la splendida abbronzatura sulle sue splendide gambe.

Solidarietà dalla popolazione a Verderio: zero. “In compenso – spiega – dopo le denunce, anche di questo triste episodio, sono stato chiamato da amministratori e politici della Lega”. Sai che consolazione!

Ma di che si sorprende Verderio? Non conosce evidentemente il proverbio: “tira più un pelo d’ascella che in una fiaccolata la fiammella”. Lo sanno anche i controllori di volo di Malpensa, suvvia!

Ingenuo Verderio, che si sorprende anche quando scopre che uno degli arrestati nella maxioperazione di aprile, evidentemente scarcerato o sottoposto a misure alternative, si aggirava tranquillamente sotto i gazebo del Pdl! Allegria! E’ o non è la casa delle libertà? Ognuno, come diceva Corrado Guzzanti, fa il cavolo che gli pare!

 

LA SPECULAZIONE PROSSIMA VENTURA: LE AREE DELOCALIZZATE

 

Verderio che non si tira indietro, non ha ancora fatto in tempo a sedersi in consiglio comunale che già spara la prima cartuccia della nuova stagione politica. “E’ ovvio – dice – che le famiglie calabresi hanno avuto, hanno e avranno i loro agganci anche in Comune. E questo da tempo, basta andarsi a vedere alcuni cognomi nelle precedenti amministr
azioni
”.

E annuncia il prossimo business: le aree sottoposte a delocalizzazione. Si tratta di milioni di metri cubi di immobili e centinaia e centinaia di ettari confinanti con le reti aeroportuali che sono state svuotate anni fa quando lo scalo era in costruzione. Circa 400 famiglie furono costrette a traslocare altrove e lasciare ville, appartamenti e verde. Quelle case – alcune delle quali anche di recente costruzione –  quegli immobili e quelle aree fanno gola alla ‘ndrangheta.  La proprietà – spiega Verderio – sta per passare dalla Regione ai tre Comuni e da quel momento bisognerà partire con un progetto di riqualificazione sempre nell’ottica di servizi aeroportuali. Le cosche calabresi hanno già fiutato l’affare e si stanno attrezzando”.

Davide Boni, assessore al Territorio della Regione Lombardia, anche lui della Lega, conferma che nei primi mesi del 2010 le aree saranno definitivamente trasferite ai Comuni di Lonate Pozzolo, Ferno e Somma Lombardo. “ – spiegherà ai microfoni d Radio24 – sarà progettata anche la terza pista”. E il rischio infiltrazioni? “Certo che c’è – conferma Boni – ma le stazioni appaltanti saranno i Comuni. Noi vigileremo e li accompagneremo per quel che rientra nelle nostre possibilità ma il compito preventivo è loro, oltre che delle Forze dell’Ordine alle quali spetta banche quello repressivo”.

Insomma, una chiamata di responsabilità diretta per i sindaci e gli amministratori locali. Saranno in grado a Lonate Pozzolo, visto il clima e i precedenti, di resistere e dire di no, come cantava Gigliola Cinquetti? A Verderio (e spero anche ad altri) il compito di informare noi e gli italiani sugli sviluppi in un’area strategica per lo sviluppo socio-economico di questo martoriato Paese. Perché la Lombardia non è solo Expo 2015 dove la politica è in ritardo ma le mafie si sono già accordate su come spartirsi la torta miliardaria, a partire dai subappalti.

roberto.galullo@ilsole24ore.com

  • Fabio |

    Ascolto spesso la radio e quando dici che che il tuo blog è facilmente raggiungibile non è del tutto esatto.
    Sul sito del sole 24 ore si fa una gran fatica per trovare il blog e la ricerca interna del sito fallisce miseramente… Meglio è andata con motori di ricerca tipo google…
    Cmq eccomi qua finalmente.

  • massimo |

    ho letto quanto scrivevi in merito all’intervista con il leghista consigliere Verderio di Lonate.
    > volevo solo dirti GRAZIE DI CUORE.
    > io sono credente e ringrazio Dio quando scopro che in terra esistono ancora angeli come il Verderio e come te, che avete il coraggio di denunciare, di non rinunciare mai a crederci.
    > Grazie di cuore da un trentenne a dir poco deluso!
    > Continuate così, e che il buon Dio possa assistervi nella lotta che intraprendete ogni giorno per un mondo decente!
    > Vi abbraccio forte entrambi.
    > Massimo

  • galullo |

    Guardi Giulio che se la sua omertà per lei è un vanto, si figuri se a me non sta bene! Contento lei, contenti tutti (voi).
    Non so in quale film o libro di fantascienza abbia visto o letto che si usano pseudonimi per scrivere gli articoli. Chi lo fa non è un giornalista, ma una persona a lei paragonabile: uno che ha paura. Punto
    Per quanto mi riguarda – come può facilmente verificare su Internet e in qualunque emeroteca – io ci metto firma e faccia e – non è un segreto per nessuno, basta andare a vedere i giornali del dicembre 2007 – sono stato (non era la prima e non fu l’ultima volta) riverito da alcune cosche crotonesi con simpaticissimi proiettili in busta chiusa per le inchieste che svolgevo (e continuo, sia ben chiaro, a svolgere). Le è chiaro Mister Coraggio?
    Forse è lei che non legge, visto che io parlavo di Lonate Pozzolo dove ho messo in rilievo l’omertà degli abitanti di quel paesino. Pazzesco che non se ne sia accorto!
    Detto questo, la lascio al suo delirio, tipo i discorsi sull’ospitalità, che dalle sue parti, ormai, sono una favola. Il solo interesse e “spennare il pollo turista, tanto viene una volta e poi non torna più. E se torna allora era proprio un pollo”. Si chieda che cosa è il turismo in Calabria e fatta la domanda, faccia come Marzullo, si dia anche la risposta. Una cosa infine: io le ho fatto una domanda provocatoria sull’esistenza della ‘ndrangheta nel suo Paese. Non mi meraviglia che non sia stato in grado di cogliere l’ironia e allora adesso le pongo un’altra domanda, terra-terra. Visto che lei abita in un paese di 4 anime e le probabilità che lei sia imparentato anche alla lontana con uomini vicini o coinvolti da cosche e faide, o che solo conosca quaquaraqua delle cosche è elevatissimo – premettendo che lei è sicuramente una persona onesta altrimenti non si rivolgerebbe a questo blog e non sarebbe così accalorato nei suoi discorsi a difesa della legalità nella sua terra e qundi parliamo la stessa lingua di base – cosa fa materialmente per prendere le distanze da certa gentaccia e per portare un venticello di legalità nel suo paesello? Evita di stringergli la mano, va nelle scuole a dire che la ‘ndrangheta è morte e sottosviluppo, marcia in prima fila con i ragazzi di “Ammazzateci tutti” o cosa altro fa? Se si limita a scrivere anonimamente su un blog – se lo lasci dire – è meglio che eviti e guardi la tv.
    Roberto Galullo

  • Giulio |

    Egregio dott. Galullo,se le stà bene (ma anche se non le sta bene)deve accontentarsi solamente del mio nome di battesimo perchè,al contrario di lei che fa il giornalista a 1000 km di distanza(lo sa che quando c’è un articolo compromettente quì nei quotidiani locali,i giornalisti che li scrivono usano altri nomi per evitare complicazioni?)o dell’amico Filippo che ha preferito andarsene,io quì a Cirò ci vivo(e comunque non sono nè vile e nè pauroso,è che da queste parti funziona così come ha ben spiegato nel suo intervento l’amico Filippo).
    Lei può anche fregarsene dell’ospitalità:fatti suoi!Io,al contrario,quando mi sposto in un posto,tra le prime cose che valuto c’è sempre l’ospitalità:perchè l’ospitalità è anche indice del livello sociale e culturale di una qualsivoglia comunità. E,riguardo a Lonate,sono pronto a scommettere qualsiasi cifra che ci sarà pure gente del posto a “mangiare” con i calabresi cattivi;quindi,gli fa comodo evitare di denunciare certe situazioni (ma,badi,trattasi -secondo me- di una minoranza,perchè è l’omertà “da paura” il primo motivo che comporta -appunto- l’omertà).
    Infine,il fatto che la ‘ndrangheta non esista e che sia una invenzione giornalistica lo ha detto lei nella sua risposta al mio intervento:credo che il mio intervento lei non lo abbia letto bene e a fondo!
    Distinti saluti

  • GALULLO |

    Caro Filippo
    lei non ha assolutamente nulla di cui vergognarsi. Deve essere fiero di essere calabrese. E’ la minoranza di di gente indegna della sua regione – dentro e fuori i confini – che deve vergognarsi anche se, e concordo con lei, l’assuefazione è dura da tollerare.
    un saluto
    roberto galullo
    p.s. conosco come le mie tasche Cetraro, inclusi i locali e gli uomini riconducibili in maniera diretta o indiretta al “fascino” della famiglia Muto.

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