Quasi 30mila proprietà immobiliari confiscate negli anni alle mafie ma, di queste, solo il 15% è stato destinato a fini sociali. Il resto giace ancora sotto sequestro e magari sta marcendo e quindi sarà inutilizzabile oppure è addirittura tornato nella proprietà diretta o indiretta della criminalità organizzata. Il valore di quel 15% di beni che gli italiani si stanno godendo perchè sottratti alle mafie è di oltre 415 milioni. Gli immobili si trovano non solo al Sud ma anche nel Nord Italia, a dimostrazione che la criminalità organizzata sta corrodendo l’intero Paese. Ma perchè cosi tanto ritardo per assegnare la villa di un boss della camorra o l’azienda di un capo di Cosa Nostra alla collettività? Le cause – che saranno affrontate domani alle 19.30 nella trasmissione "Guardie o ladri" in onda su Radio24 – sono tante: burocrazia asfissiante, incuria, paura delle amministrazioni e delle collettività amministrate, potere delle mafie etc etc. Tutto giusto o comprensibile, per carità, ma resta il fatto che questo Paese – unico al mondo a combattere tre potenti mafie che si sono espanse poi in ogni angolo del pianeta – dovrebbe essere il primo a dare un segno tangibile di rivolta morale e sociale. Come? Confiscando e consegnando al massimo entro un i beni ai Comuni, allo Stato, alle cooperative e via scrivendo, a costo di rifondere – un domani – con moneta sonante le cosche, nel caso in cui i vari processi dimostrassero l’innocenza e la totale estraneità alle consorterie criminali degli ex proprietari spogliati dei beni. Apparte il fatto che questa possibilità è remota, gli italiani potrebbero godersi non una ma 10, 100, 1000 cooperative – come Valle del Marro della Piana di Gioia Tauro – che nei poderi sottratti alle ‘ndrine locali producono olio e coltivano primizie che poi raggiunono tutta Italia attraverso suoermercati e la catena di negozi equi e solidali. Vuoi mettere il sapore della legalità!
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