Vuoi trovare Matteo Messina Denaro? Allora indaga sulla massoneria per trovare i “fratelli” che tradiscono le obbedienze e gli garantiscono la latitanza. E’ inequivocabile il senso dell’interrogazione presentata il 2 febbraio dal senatore Beppe Lumia (Pd) al ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Un’interrogazione che sui media siciliani è stata distrattamente considerata come una notizia qualunque. Svogliatamente pubblicata, certo (così almeno la stampa si lava la coscienza e fa contenti tutti i parlamentari) ma non letta (volutamente) in profondità e dunque analizzata, a partire da una “coda” che presenta veleno allo stato puro.
Un veleno mortale.
Chiede infatti Lumia al ministro dell’Interno Alfano (che, sia ben chiaro, secondo me non risponderà mai sul punto ma spero ovviamente di sbagliarmi) «se risultino fondati i sospetti di collegamento (di Matteo Messina Denaro e delle sporca rete a sua tutela, ndr) sia con la vecchia massoneria, a tal fine monitorando l’attuale posizione degli appartenenti alle logge menzionate (le vedremo sotto, ndr), sia quelli con la nuova massoneria, attraverso una capillare verifica delle attuali adesioni».
Non so se avete letto bene. No?
Ve lo scrivo io chiaro e tondo: Lumia chiede una cosa che – se mai fosse attuata – rischierebbe di far venir giù (almeno) Trapani e l’intera Sicilia, vista la strettissima connessione esistente, da sempre, tra le logge trapanesi e quelle di Catania e Messina. Chiede che il Viminale (dunque a partire dalla prefettura di Trapani) acquisisca l’elenco dei massoni in Sicilia. O quantomeno di quelli trapanesi. Per girarli poi – suppongo per logica e vedremo a breve il perché – alla Procura di Palermo (che, pure, potrebbe provare a chiederli in proprio). E sappiate che la Sicilia pullula di logge ufficiali (e no) e che la sola Castelvetrano (regno di Matteo Messina Denaro) è una calamita per grembiuli e compassi di ogni tipo.
Statene certi: non avverrà mai ma il sol fatto di averlo chiesto al ministro (affinché si attivi con un gesto straordinario visto che una cosa del genere ha un solo precedente: la richiesta nel 1992 del pm calabrese Agostino Cordova che non a caso, per questo ardimentoso gesto, è stato bruciato dallo Stato a fuoco lento) è un atto di (relativo) coraggio.
Relativo perché, tanto, si sa che resterà inevasa. Relativo anche perché – come testimonia la vicenda della loggia Scontrino che sarà richiamata da Lumia nell’interrogazione, e lo vedremo a breve – la storia dimostra che sono gli elenchi riservati e nascosti (e dunque deviati, fuori dalle obbedienze ufficiali) e non quelli visibili (ma comunque segreti) quelli nei quali vanno a braccetto mafiosi e politici, per non parlare poi di servitori infedeli dello Stato, della Chiesa e – ovviamente – anche della mia professione. Oh si!
Il fatto comunque che nessuno (salvo questo umile e umido blog) scriva della richiesta, è un salvacondotto (l’ennesimo) per la putrida rete di protezione di Matteo Messina Denaro.
Perché – lettori e lettrici – che in una provincia come Trapani, sia la massoneria deviata a fare da collante alla cupola che detta legge, lo sanno anche i sassi. Un conto è saperlo, un conto è dirlo, urlarlo fin dentro le aule di un Parlamento (ricchissimo di massoni, ufficiali e no) e scriverlo.
Orbene, pochissimi sono quelli che hanno il coraggio di metterlo nero su bianco. La magistratura – da questo punto di vista – ci sta provando.
Ha cominciato il procuratore aggiunto di Palermo Maria Teresa Principato che il 20 ottobre 2015, nel corso di un convegno a Salemi (Trapani), puntò il dito contro la rete di protezione della politica, della borghesia mafiosa e della massoneria deviata.
Giunse poi il capo della Procura Francesco Lo Voi, che il 4 novembre 2015 in Commissione parlamentare antimafia rispose così sulle coperture, alle sollecitazioni dei commissari Claudio Fava (Si-Sel) e del solito Lumia: «Non sono idoneo a fare l’interpretazione autentica delle indicazioni fornite dalla collega Principato, ma so da dove nascono. Nascono da una serie di ipotesi investigative su cui si è lavorato e si sta lavorando, che fanno ritenere che sia difficile reggere ventidue anni di latitanza (risaliamo al 1993) senza un appoggio che non deve essere necessariamente di altissimo livello se ci riferiamo alle istituzioni, e contestualmente, sulla base di elementi su cui si sta lavorando, ci fanno ritenere che non siano neanche di basso livello dal punto di vista dell’origine sociale e delle caratteristiche di inserimento nel territorio e nella società. Si tratta quindi di professionisti, imprenditori, persone collegate a determinati ambienti, non esclusa la massoneria in ragione non soltanto territoriale (è stato indicato in una delle domande dal senatore Lumia), ma anche perché qualche spunto a questo riguardo, specificamente con riferimento al territorio di Trapani, emerge dalle indagini. È un’attività di ricerca che non è semplice e che spero possa portare a risultati, ma vi prego di credere che non si stanno risparmiando energie e risorse in questa attività».
Dunque Lo Voi si lascia sfuggire che – quanto alla massoneria – «qualche spunto a questo riguardo, specificamente con riferimento al territorio di Trapani, emerge dalle indagini».
Ed ecco dunque che, con l’interrogazione, giunge doverosamente il manforte alla magistratura di Lumia. Mi chiedo: gli altri parlamentari dormono? O forse molti sono “in sonno”?
Lumia nella sua interrogazione (per la quale, se nessuno ne scriverà, cadrà inesorabile e più veloce l’oblio) scrive che «un altro lato del sistema Messina Denaro è costituito, secondo quanto risulta all’interrogante, dal rapporto con la massoneria che, a Trapani, avrebbe svolto un ruolo storico nel legame con Cosa nostra, come è stato dimostrato dalla vicenda della loggia “Scontrino”; andrebbe posta l’attenzione, secondo l’interrogante, sulla famosa loggia massonica segreta di via Carreca, denominata “Iside 2” del gran maestro Gianni Grimaudo, cui sarebbero stati iscritti “colletti bianchi” e mafiosi e, oggi si è scoperto, anche politici. Inoltre, è sempre stato vivo il tentativo di avvicinarsi alla magistratura che si occupa di indagini antimafia».
E, a quest’ultimo proposito, ci si riferisce ai tentativi che sarebbero stati posti in essere di avvicinare il capo della Procura di Trapani Marcello Viola che dire che è inavvicinabile è dir poco (è un magistrato rettissimo e degno Servitore dello Stato) ma rende il senso che la strada da battere è proprio quella. Una cupola occulta – che alberga in una o più logge deviate – ha permesso e permette la latitanza di un capo di Cosa nostra che sfugge vergognosamente alla cattura da 22 anni. Ditemi voi come è possibile riuscirci senza l’appoggio – da Trapani a Palermo – di politici, mafiosi, professionisti e pezzi dello Stato che indossano grembiuli refrattari a qualunque obbedienza se non a quella della cupola criminale.
Bene (si fa per dire). Ora mi fermo qui ma domani (e nei prossimi giorni) continuo su questo filone.
1 – to be continued
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(si leggano anche