Nell’ultima operazione della Dda di Milano (coordinatrice Ilda Boccassini) che a Desio (provincia Monza Brianza) ha condotto all’arresto di due presunti (fino a sentenza di condanna definitiva) appartenenti alla ‘ndrangheta, ci sono alcuni aspetti che meritano di essere sottolineati. Oltre – sia ben chiaro – a quelli che sono già stati sapientemente illustrati dai miei dottissimi colleghi.
Vedete, sicuramente ha colpito molto l’immaginario collettivo – e dunque i titoli dei giornali – il fatto che uno dei due arrestati fosse Arturo Sgrò, medico incensurato dell’Ospedale Niguarda di Milano, cugino di Giuseppe e Eduardo Sgrò, condannati con sentenza definitiva nel procedimento Infinito come appartenenti alla “locale” di Desio.
Vedete, sicuramente ha colpito molto l’immaginario collettivo – e dunque i titoli dei giornali – il fatto che questo medico-chirurgo (dunque ben istruito e dalle conoscenze professionali importanti) se la facesse con un autodemolitore, le cui conoscenze e il cui grado di istruzione (verosimilmente) saranno, come dire, più basse.
Bene, sapete cosa c’è? Che a me personalmente, non mi sorprende né l’una né l’altra cosa. Le mafie – da sempre – si alimentano di lati nobili e altri solo apparentemente meno nobili. Ergo: qualcuno di voi può ancora credere che le mafie possano fare a meno di uno stuolo di professionisti di ogni categoria (ivi inclusa la mia) pronti a soddisfare ogni minima richiesta della cupola criminale? Se c’è qualcuno che ancora lo crede, è pregato di rivolgere la propria attenzione ai soli sfasciacarrozze, fabbri, elettricisti, muratori etc rinchiusi per mafia nelle patrie galere e non frequentare più il mio blog.
Agli altri dico: sapete cosa mi ha davvero colpito (in realtà è solo una conferma che vale la pena sottolineare ancora una volta) di questa operazione condotta dalla Dda di Milano e delegata alla Squadra Mobile della Polizia (guidata da Alessandro Giuliano)? Presto detto: le richieste di denaro avanzate dagli affiliati calabresi ai siciliani. Seguitemi e vi spiego (comincio oggi e proseguo nei prossimi giorni).
Il 12 giugno 2014 l’autodemolitore – che è siciliano e ha un nome e un cognome: Ignazio Marrone – parla con un suo dipendente e gli racconta di quel siciliano, suo corregionale, mattacchione (il nome non ha alcuna importanza) che era intenzionato a ritornare a Desio per porre fine alle attività estorsive dei calabresi verso i siciliani!
Già, già! Questo novello aspirante giustiziere della notte, secondo il racconto dello sfasciacarrozze siciliano, avrebbe usato espressione come questa, che cito testualmente: «“Adesso faccio la strage”…così ha detto…”ora qua faccio danni”…Perché gli è arrivata la voce che tutti i paesani nostri stanno pagando i calabresi…e con le condanne che hanno preso».
Il siciliano focoso – ricito testualmente da pagina 457 dell’ordinanza – si sarebbe lamentato del fatto che i suoi paesani stessero dando soldi «ai pezzi di merda» dei calabresi e nulla ai suoi parenti che pure – e questi sì che son problemi – dovevano anche gestire un latitante. E cosi il siciliano, continuando nella sua filippica dirà: «Ti taglio la testa se gli dai un euro…ti taglio la testa! Oh, guerra succede!…loro c’hanno il latitante eh…lo sai che c’hanno il latitante…pezzi di merda, ai miei parenti non ce li danno e a sti calabrotti ce li danno».
Ora sapete perché questo aspetto va risottolineato? Bene, ve lo dico: testimonia per l’ennesima volta che in Lombardia comanda la ‘ndrangheta e che Cosa nostra (come vedremo meglio nei prossimi post) sta zitta e muta. Oh si si, potrà anche fare apparentemente la voce grossa ma a passi lunghi e ben distesi.
E nelle prossime ore – per soddisfare la vostra curiosità – vi descriverò che a Desio non c’è bisogno di spargere sangue per riempire la “bacinella”. Basta una lettera e tanta educazione!
A domani
1- to be continued