Cari lettori, dalla scorsa settimana sto trattando dell’operazione San Michele con la quale la Dda di Torino (indagine condotta dai pm Roberto Sparagna e Antonio Smeriglio) con il supporto dei Ros dei Carabinieri ha smantellato una presunta cellula di ‘ndrangheta piemontese che operava sull’asse con San Mauro Marchesato (Crotone) e che voleva tra le altre cose, secondo le accuse e la ricostruzione, “papparsi” alcuni lavori della Tav. Mica tutti, alcuni ma sostanziosi.
Ora voi vi domanderete: ma dove avvenivano le riunioni per programmare la “scalata” ai lavori (quanti più possibile) dell’Alta velocità? Ma in Calabria, parbleu! A testimonianza del fatto che le cellule settentrionali (vere o presunte, come in questo caso, fino a eventuale sentenza passata in giudicato per gli indagati) non sono indipendenti ma autonome e che il legame con la terra natia non si interrompe mai. Verrà il tempo in cui accadrà? Verosimilmente sì perché tentativi ce ne sono già stati (anche se finiti con la morte del ribelle “indipendentista” Domenico Novella in Lombardia) e perché è drammaticamente logico che chi mette nel proprio mirino gli affari sporchi non vuole (alla lunga) dividere quella torta con altri.
Intanto, però, in Piemonte continua la forza del cordone ombelicale con la Calabria e i pm ricostruiscono nell’ordinanza gli incontri avvenuti a dicembre 2011 in Calabria, finalizzati alla: 1) pacificazione tra i consociati; 2) organizzazione dei contatti in vista del tentativo di assunzione di commesse in relazione ai lavori in Piemonte per la realizzazione della Tav.
La Polizia Giudiziaria, nell’annotazione dei Ros di Torino del 9 luglio 2013, da pagina 144 a 156 riepiloga alcuni incontri avvenuti a San Mauro Marchesato ed altre località della provincia di Crotone, tra gli appartenenti alla compagine torinese e gli appartenenti al “locale” (una cellula strutturata con almeno 50 affiliati) di Cirò Marina.
Ecco la carrellata di incontri nei quali ometto i nomi perché, lo ripeto alla noia, ho ormai fortemente maturato il convincimento che i nomi sono ininfluenti di fronte alla fenomenologia dell’economia criminale e alla sua evoluzione che è quello che mi interessa e che dovrebbe interessare tutti gli analisti degni di questo nome.
Il 22 dicembre 2011, alcuni tra gli indagati si ritrovano a San Mauro Marchesato (KR) per trascorrere le festività natalizie insieme ai familiari.
Passa il giorno di Natale e l’appuntamento, da riferirsi all’interesse della compagine per il lavori della Tav, è a Botricello (Catanzaro).
Si festeggia a champagne l’ultimo dell’anno e il 3 gennaio 2011 altro incontro a San Mauro Marchesato con nuovi ospiti “piemontesi” e c’è persino chi, per non mancare agli incontri, rimandava la partenza per la Calabria, originariamente prevista per il 4 gennaio 2011, posticipandola al 12 gennaio 2012.
Le operazioni di ascolto predisposte dall’autorità giudiziaria permettono di conoscere due degli argomenti che in quei giorni occupavano gli indagati: 1) l’intervento di uno di loro per appianare i conflitti che vedevano ancora contrapposti alcuni sodali; 2) riunioni tra i “torinesi” e i “cirotani”, finalizzate a predisporre società e mezzi in vista dell’avvio dei lavori di scavo del tunnel ferroviario Torino-Lione.
Quanto al primo punto, le telefonate intercettate tra due indagati, di cui la prima il 1° gennaio, al risveglio dal cenone, danno il senso del linguaggio usato per capirsi e cercare di non farsi capire: «ma lui se Mario va e sii gratta l’orecchio … va e sii gratta poco poco l’orecchio lui diventa una pecora… che te lo dico io… a me non mi deve fare tutte ste cazzo di… ». Ed ancora: «ma se quello quando parla di lui… quello quando parla di lui che fa… e guarda … a me … però io con Pasquale… lo vanta come chissà cosa… quello non è che lo sa quest’altro… // ma se te l’ho detto… ma magari perché quello non lo cerca! Ma se poco poco lo cerca vedi che come si abbassa… perché lo conosco io… lo so … ».
Alcuni indagati, tra un commento e l’altro, arrivano al punto di ripromettersi di affrontare meglio la questione nel corso di un pranzo tenuto in occasione della macellazione di un maiale: «Venerdì … sabato è sette // …che parliamo con Pasquale dice… che adesso viene pure Micu così vedi che adesso devo ammazzare il porco…che devo mangiare il porco…e mangia che vuoi».
Si conferma dunque che i riti ancestrali (come la macellazione del maiale) e i pranzi che ne conseguono, sono incontri vitali per appianare dissidi, dichiarare “guerre” e fare affari, così come del resto i matrimoni, che anche in questa occasione compaiono. Formalmente, nel corso di un banchetto nuziale nel 2011 a Rivalta (Torino), una prima intesa era stata raggiunta: «Numerose conversazioni registrate al termine del banchetto – si legge nell’ordinanza – confermavano che effettivamente, durante il pranzo nuziale si era tenuta una vera e propria riunione tra gli appartenenti alla compagine criminale, terminata con la riappacificazione».
Bene, per ora i fermo qui
3 – to be continued (per le precedenti puntate si vedano http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/07/03/tav-e-cosche-1-loperazione-san-michele-mette-un-dito-sulla-piaga-delle-cave-che-utilizzate-a-fini-criminali-diventano-miniere-doro/ e http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2014/07/04/tav-e-cosche-2-ci-sono-i-no-tav-che-rompono-nei-cantieri-fa-nulla-basta-salire-sullescavatore-e-schiacciarli)